martedì 23 dicembre 2025

Marina


Questo romanzo andrebbe letto anche solo per il modo in cui l'autore descrive Barcellona: misteriosa, magica, malinconica, a tratti inquietante.

È un romanzo che mescola mistero, gotico, formazione, ma soprattutto è una storia sulla memoria, sulla perdita. Zafón scrive con una linguaggio evocativo, a tratti malinconico, spesso rievocando atmosfere vagamente kinghiane. Non è un libro d'azione: punta sulle atmosfere, sui silenzi, su ciò che resta quando una storia finisce.

Splendido.

domenica 21 dicembre 2025

Posizioni diverse

In questa settimana Mattarella e papa Leone hanno detto la loro sulla questione dell'aumento di spesa per la difesa (termine più digeribile dalle masse rispetto a riarmo). Il primo dicendo che si tratta di spese impopolari ma necessarie e auspicando una coesione e un coordinamento europei sul tema della difesa, il secondo giudicando scandaloso "che si faccia la guerra per raggiungere la pace" e stigmatizzando il fatto che oggi è considerata "una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze. Un tempo in cui si giustifica la folle corsa al riarmo con la scusa del nemico, in cui a scuola e sui media si lanciano campagne di comunicazione e programmi educativi che trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza".

Mi pare che la posizione di Mattarella abbia avuto molto più risalto mediatico rispetto a quella del papa. Potrei sbagliare, ovviamente, ma forse no. E in ogni caso non ci sarebbe da stupirsi, visto l'andazzo. Notevole, comunque, la menzione di Leone alla spesa per il riarmo "con la scusa del nemico". Una dichiarazione che mi sarei aspettato da un Barbero o un Santoro, non certo dal papa. Ma, come è noto, il primo, Mattarella, è guidato da (presunto) realismo politico, anche se ancora non è ben chiaro chi sia il nemico che ci minaccia, il secondo dal porgere l'altra guancia.

sabato 20 dicembre 2025

La lista si allunga

Quindi anche Lucio Caracciolo, da 30 anni direttore di Limes e uno degli analisti geopolitici più autorevoli in circolazione, è stato ufficialmente dichiarato filorusso e inserito nella lista di proscrizione appositamente allestita nel 2022 dal Corriere della Sera. Va a fare compagnia ad Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Angelo d'Orsi (gli ultimi inseriti nella lista) e tanti altri autorevoli studiosi e personalità pubbliche di rilievo, compreso il fu papa Francesco, reo di aver detto che non esistono imperi buoni e imperi cattivi. Tutti questi personaggi portano su di sé una imperdonabile colpa: voler analizzare e spiegare il conflitto russo-ucraino guardandolo nella sua interezza e complessità, senza fermarsi alla puerile dicotomia buoni da una parte, cattivi dall'altra.

D'altra parte viviamo ormai in una società dove la complessità viene espunta dal dibattito pubblico perché poco funzionale alla velocità odierna delle interazioni e al bisogno irrefrenabile di incasellare tutto in schemi rigidamente definiti. Vade retro, complessità! Analizzare la complessità è faticoso, richiede impegno, documentazione, approfondimento e disponibilità a mettere in dubbio certezze consolidate che quasi sempre si trasformano in appigli identitari: troppo difficile. Molto più facile e confortante incasellare, giudicare, affibbiare etichette e gettare il crucifige a chiunque osi scostarsi di un millimetro dalla narrazione atlantista imperante.

venerdì 19 dicembre 2025

Condòmini morosi

I fratellini (d'Italia) hanno elaborato una importantissima proposta di legge che va a colmare gravissime lacune nell'ambito dell'amministrazione dei complessi condominiali. Cosa prevede la nuova proposta di legge:

1) In caso di morosità di uno o più condòmini, il debito verrà "spalmato" sui condòmini in regola coi pagamenti. Oggi i fornitori e i creditori (imprese di manutenzione, elettricisti, idraulici, ecc.) normalmente possono rivalersi prima sul condòmino moroso e poi, se non recuperano, escutere altri mezzi legali. Con la nuova norma, dopo aver cercato di escutere il moroso, i creditori potrebbero rivalersi sui condòmini in regola per la parte di loro competenza (in proporzione alla quota di proprietà).

2) Gli amministratori di condominio devono essere laureati. Ciò significa che per amministrare uno stabile occorre aver completato un ciclo di studi universitari e aver conseguito una laurea. Bello. Ma c'è qualcosa che non torna. 

Nella corrente legislatura ci sono 87 senatori con solo il diploma di scuola superiore e un certo numero di senatori con titoli inferiori (licenza media). Alla Camera circa il 70,6 % dei deputati ha una laurea, mentre il resto ha un diploma di scuola superiore o titolo inferiore. Questo significa che circa 30 % dei deputati non è laureato.

Da ciò ne consegue che per amministrare uno stabile occorre essere laureati, per amministrare un paese intero, e partorire cazzate come questa, la laurea non è obbligatoria. È tutto molto bello.

giovedì 18 dicembre 2025

Tra assoluzione e legittimazione


È comprensibile l'esultanza del tipo con la felpa, ma se vogliamo stare nel campo del diritto e non in quello degli slogan, i giudici non hanno assolto Salvini perché "difendere i confini non è reato". Lo hanno assolto perché, secondo la loro interpretazione, non esisteva un obbligo giuridico chiaro e immediato di far sbarcare la Open Arms in quel contesto. Sono due piani ben distinti. La sentenza non afferma un principio generale sulle politiche migratorie, come furbescamente cercano di dare a intendere selfini e la signora urlante, dice solo che in quel caso specifico quel comportamento non è stato penalmente rilevante.

Detto in altre parole, la sentenza è una decisione tecnica e circoscritta, non una legittimazione generale delle politiche sui migranti. C'è differenza tra le due cose, e tanta. E comunque, al di là della sentenza, la ripugnanza morale per ciò che ha fatto rimane tutta.

mercoledì 17 dicembre 2025

Pensioni e chiacchiere

Mentre la signora urlante inonda i suoi social di armi di distrazione di massa: contumelie contro i giudici, l'imam di Torino, la famiglia nel bosco ecc., il governo ha depositato emendamenti alla legge di bilancio che, per le pensioni anticipate, allungano gradualmente la finestra di attesa per poter andare a riposo (ad esempio passando da 3 a 6 mesi), e portano i requisiti contributivi a 43 anni e 9 mesi entro il 2035. Detto in termini più semplici: con la finanziaria il governo sta rendendo molto più difficile andare in pensione stringendo ancora di più i paletti della legge Fornero.

La riforma Fornero, che risale al 2011 e che Salvini da almeno 10 anni promette di abrogare (per i gonzi che ancora ci credono), non ha fissato solo un’età pensionabile alta: ha soprattutto introdotto meccanismi automatici che ancora oggi governano il sistema. I tre pilastri principali sono:

1. Collegamento all’aspettativa di vita. L’età pensionabile e i requisiti contributivi aumentano automaticamente se aumenta la speranza di vita.

2. Sistema contributivo (pro rata). La pensione dipende sempre più da quanto versi, non da quando vai in pensione.

3. Riduzione delle "uscite facili". Le pensioni anticipate esistono, ma con requisiti severi (molti anni di contributi).

In più, la riforma Fornero prevede che se non si interviene con una legge che blocca gli automatismi l’età pensionabile sale da sola. Negli ultimi anni è capitato che questi automatismi siano stati bloccati, ad esempio durante il covid o altri periodi di crisi. Ora si discute se lasciarli ripartire o se bloccarli di nuovo, e l'orientamento del governo è di farli ripartire.

Uno potrebbe dire che in questo progressivo innalzamento dell'età pensionabile non c'è niente di male, in fondo anche la vita si allunga sempre di più. Vero. Ma questo governo ha vinto le elezioni, nel 2022, con la promessa di abrogare ("superare") la legge Fornero. Era uno dei punti cardine del programma elettorale insieme all'impegno di bloccare gli sbarchi, abbassare le tasse e altre promesse ovviamente rimaste lettera morta.

Ora, intendiamoci, chiunque avesse all'epoca anche solo vaga contezza della situazione in cui versa il nostro (non solo nostro) sistema previdenziale sapeva benissimo che quelle promesse erano fandonie, perché la legge Fornero è la struttura portante che regge il nostro sistema pensionistico, e lo sapevano benissimo anche Meloni, Salvini e Giorgetti. Ma sapevano altresì che all'elettore medio di destra si può promettere anche la luna e quello ci crede. 

Ecco, adesso che Salvini, Meloni e soci non solo non hanno abrogato la legge Fornero, che rimane saldamente al suo posto, ma l'hanno addirittura potenziata, a me piacerebbe andare da qualcuno di quelli che li hanno votati, credendo così di poter andare in pensione prima, e chiedere loro un commento.

Angeli ed evoluzione


In prima battuta imbattersi in riviste come questa può fare sorridere. In realtà il fatto che circolino, e che abbiano anche un certo mercato, non deve stupire. Non perché gli angeli esistano davvero o perché la preghiera abbia un’efficacia dimostrabile, ma perché la credenza in entità invisibili e intenzionali è parte integrante della natura umana. L’idea di poter invocare qualcuno che veglia su di noi, che ascolta, che interviene, non è un accidente culturale recente né una semplice manipolazione commerciale: è una predisposizione della mente umana. Meglio scambiare il vento tra i cespugli per un predatore inesistente che non accorgersi di uno reale. Questa iper-attribuzione di intenzionalità è stata una strategia adattiva. Chi ha letto saggi come Nati per credere sa a cosa mi riferisco.
Dal punto di vista evolutivo, l’essere umano è una specie che ha imparato a sopravvivere attribuendo intenzioni: qualcuno che agisce, che osserva, che decide. 
 
È un meccanismo adattativo antico studiato da psicologi cognitivi ed evoluzionisti come Daniel Dennett, che ha parlato di una mente umana naturalmente portata a "vedere agenti ovunque". Il problema è che questo stesso meccanismo continua a funzionare anche quando non serve più (difficile, oggi, imbattersi in un predatore uscendo di casa la mattina), portandoci a vedere volontà e protezione dove non ce ne sono.
 
Non è un caso che molti bambini abbiano un amico immaginario. È una presenza che consola, rassicura, ascolta. Come ha mostrato lo psicologo Paul Bloom, questa tendenza a separare mente e corpo - a immaginare menti disincarnate - è spontanea e precoce. Crescendo, questa struttura mentale non scompare: viene semplicemente riformulata. Gli angeli, le divinità, i santi svolgono una funzione molto simile, con la differenza che sono culturalmente accettati e condivisi. La preghiera, quindi, non funziona perché qualcuno interviene dall’alto, ma perché agisce su chi prega. Riduce l’ansia, dà una narrazione al caos, offre l’illusione di non essere soli. È una strategia psicologica efficace, come mostrano molti studi sul coping religioso, ma non è una prova dell’esistenza del soprannaturale. Come ricordava Richard Dawkins, il fatto che una credenza sia consolatoria non la rende vera.
 
Queste credenze resistono perché parlano alla parte più antica della mente umana, quella che è naturalmente predisposta a costruire esseri "quasi umani": invisibili, potenti, intenzionali. La scienza, al contrario, non rassicura: dubita, corregge, ammette di non sapere. Ed è proprio per questo che funziona. Credere negli angeli non dice nulla sugli angeli, dice però molto su di noi. E forse la domanda giusta non è come invocarli per guarire, ma perché continuiamo ad averne bisogno.

Non sarebbe ora di abolirlo?

Cito dal Post:

Qui di seguito trovate un estratto del capitolo più polemico “Contro il Natale”, su tutti i motivi per cui il Natale andrebbe abolito, dallo spreco di cibo all’impatto sull’ambiente, dal peso psicologico delle feste, fino a uno studio secondo cui, potendo scegliere, nessuno si sarebbe comprato i regali che riceve (il che ci riporta, come ogni anno, a dover citare almeno di passaggio la mozione Flanagin). 

Ci sono, al di là dei capricci e borbottii che sono diventati parte a loro volta della tradizione, anche più sostanziose ragioni per criticare il Natale. Più di uno studio ha rivelato come durante le festività aumentino sprechi, stress, malattie, mortalità, inquinamento. Secondo una stima pubblicata da Ener2crowd, piattaforma italiana di investimenti nelle energie rinnovabili, e incrociando i dati dell’osservatorio sugli sprechi Waste watcher, durante le feste natalizie, in Italia, il 42 per cento dei cibi finisce nella spazzatura, otto volte di più rispetto alla media annua del cinque per cento.

Si buttano via soprattutto frutta e verdura, ma anche pane, latticini e carne. Messo insieme, il cibo comprato e non consumato peserebbe circa cinquecentomila tonnellate. Ma anche ciò che non si spreca ha conseguenze dannose. A Natale si consuma di più, e questo comporta un aumento dell’inquinamento. Già nel 2007 i ricercatori dello Stockholm environment institute, nello studio «The Carbon Cost of Christmas», avevano calcolato che il consumismo natalizio (cibo, viaggi, illuminazione, regali) in soli tre giorni ci fa emettere una quantità di gas serra pari al 5,5 per cento del totale annuo. Un altro spreco tipicamente natalizio sarebbero la carta da regalo e gli imballaggi, che aumentano dell’undici per cento circa rispetto alla media annua.

Ma secondo alcuni economisti andrebbero aboliti i regali stessi. In un saggio dal titolo Scroogenomics: Why You Shouldn’t Buy Presents for the Holidays, uscito negli Stati Uniti nel 2009, Joel Waldfogel della Carlson School of Management dell’università del Minnesota ha espresso una tesi che si può sintetizzare così: ogni volta che riceviamo un regalo, è molto probabile che se avessimo potuto spendere direttamente i soldi che sono serviti per acquistarlo avremmo fatto una scelta diversa. Di conseguenza, visto che non siamo soddisfatti, tendiamo ad attribuire a quel dono un valore inferiore rispetto all’effettivo suo costo e possiamo definire quella spesa sproporzionata rispetto al risultato. Secondo Waldfogel la differenza tra il prezzo pagato in origine e il valore percepito da chi riceve il dono è una «perdita secca» per l’intera economia. Ogni acquisto, secondo i suoi calcoli, avrebbe una diminuzione di valore che va dal dieci al trenta per cento, e significherebbe "polverizzare inutilmente 25 miliardi di dollari di risparmio privato, in tutto il pianeta, ogni Natale".

domenica 14 dicembre 2025

Garlasco e la separazione delle carriere

Leggo che nel discorso di chiusura del circo Barnum di Atreju la signora urlante ha intimato ai presenti di votare sì al referendum della giustizia della prossima primavera "perché non ci possa più essere una vergogna come quella di Garlasco". Bello. Peccato che la separazione delle carriere non c'entri niente col caso Garlasco, in quanto gli errori venuti alla luce, di cui si parla massicciamente da qualche mese, non dipendono dal rapporto PM–giudice.

Le principali criticità del caso Garlasco riguardano indagini iniziali lacunose (contaminazione della scena, reperti non raccolti o raccolti male), errori tecnici e scientifici (DNA, impronte, perizie contrastanti), scelte investigative discutibili (piste abbandonate, altre privilegiate), valutazioni probatorie controverse nei vari gradi di giudizio. Ma tutto questo è avvenuto a monte del processo. Se anche fosse stata in vigore la separazione delle carriere, sul piano tecnico delle indagini non sarebbe cambiato niente in quanto la separazione non avrebbe influito in alcun modo sulle modalità di preservazione di una scena del crimine, su come si esegue una perizia, su come si interpreta un dato scientifico.
 
Il leitmotiv principale dei sostenitori del sì è che un giudice totalmente separato dal PM sarebbe più "terzo", ma nel caso Garlasco ci sono state assoluzioni e condanne, ribaltamenti di sentenze e giudici che non si sono affatto allineati alle richieste dell’accusa. Insomma, se c'è un fatto di cronaca che più di altri non può essere preso come casus belli per perorare la causa della separazione delle carriere è proprio quello di Garlasco, e la signora urlante ha utilizzato proprio quello per la sua propaganda. Ma tanto l'elettore medio dei fratellini d'Italia figuriamoci se potrà mai capire questo tipo di inganno.

Nuovi nemici

A leggere i giornali sembra che in questi gioiosi tempi natalizi un nuovo temibile nemico incomba sulla scuola italiana, mettendo a repentaglio l'integrità psico-fisica degli studenti che la frequentano. Il nuovo nemico della scuola e dei poveri pargoli che la frequentano si chiama Francesca Albanese, la quale, da qualche tempo, si diletterebbe a traviare i poveri e indifesi studenti a suon di conferenze in vari istituti. Negli ultimi tempi la pericolosa traviatrice di candide anime sarebbe stata avvistata in alcuni istituti toscani, per poi spostarsi alla chetichella, cercando di non farsi beccare, in altri istituti ubicati nelle prospere lande emiliano-romagnole. Scrive, allarmato, il Resto del Carlino: "Più passano i giorni e più aumenta il numero delle scuole di cui si viene a conoscenza aver ospitato videoconferenze di Francesca Albanese". Terribile! 

Da più parti e in vari modi ci si adopera alacremente per cercare di neutralizzare il nuovo nemico, palesatosi sotto le mentite spoglie di una innocua relatrice ONU sulla questione palestinese. Gravissimo il caso dell'ISS Mattei di San Lazzaro, nel bolognese. Qui una improvvida professoressa di italiano e storia avrebbe partecipato, assieme ai ragazzi di una quinta (una quinta liceo, ossia poveri giovinetti non ancora in grado di pensare e ragionare autonomamente), a una videoconferenza col nemico senza avere preventivamente avvisato né i genitori né le alte gerarchie scolastiche. Terribile! 

Oltre ai genitori, si è mosso ovviamente il sempre solerte ministro Valditara, evidentemente a corto di faccende più urgenti di cui occuparsi (come è noto, la scuola italiana non ha problemi più urgenti da risolvere), inviando frotte di ispettori a destra e a manca per cercare di contrastare il nuovo nemico della scuola italiana: una studiosa che prova a smuovere e sensibilizzare le coscienze riguardo a ciò che succede a Gaza (e che continua a succedere nonostante non ne parli più nessuno). 

Terribile!

sabato 13 dicembre 2025

Rampini e gli scienziati-sacerdoti

Il punto focale della contrapposizione tra Federico Rampini e la scienza è che la scienza, che a differenza di Rampini non ha la verità in tasca, si corregge da sé. Rampini no. Se una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, Nature, ritira un suo articolo lo fa perché nel suddetto articolo possono essere trovate, anche successivamente alla pubblicazione, delle imprecisioni, imprecisioni che tra l'altro risultano oggi già emendate. L'articolo in questione è infatti pronto per essere ripubblicato ed è già leggibile in rete, si attende solo che venga sottoposto a revisione paritaria (la cosiddetta "peer review"). La pratica della revisione paritaria è il pilastro su cui poggia la ricerca scientifica e permette di discriminare un articolo con fondamenta scientifiche da uno che non ne ha, accreditando il primo e screditando il secondo. Se poi vogliamo andare nel dettaglio, non è neppure stata Nature a ritirare l'articolo incriminato, sono stati gli stessi tre scienziati che l'hanno prodotto. 

Quindi, quando Rampini parla di "scandalo" e delira di scienziati che si atteggiano a sacerdoti con lo scopo di rieducare l'umanità (?); quando afferma che gli scienziati pubblicano "dati falsi e truccati", ponendosi tra l'altro nello stesso solco del negazionismo climatico trumpiano, dice delle emerite stupidaggini.

Poi, per carità, casi di scienziati che per interesse o altri motivi hanno pubblicato falsità esistono: persone scorrette esistono in ogni ambito del sapere umano. Ma i meccanismi che si è dato l'ambito scientifico (la peer review è uno di questi) per metterli alla porta e isolarli sono validissimi, e sarebbe un'ottima cosa che anche nell'ambito del giornalismo venissero adottati. La scienza è perfettamente in grado di scovare i suoi errori e di correggerli; si può dire lo stesso di Rampini? Mah.

venerdì 12 dicembre 2025

Plastica e cervello

Nel corso del tempo ho scritto parecchi post sul problema della plastica che soffoca il nostro pianeta e soffoca noi. Ne aggiungo un altro, anche se non servirà a niente, solo per segnalare questo breve intervento con cui Telmo Pievani riassume gli ultimi studi appena pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche al mondo. In questi lavori si evidenzia come le microplastiche e soprattutto le nanoplastiche facciano ormai parte del nostro organismo, cervello compreso. Ebbene sì: le parti più piccole delle microplastiche presenti nell'ambiente, e ormai entrate nel ciclo alimentare di noi esseri umani, riescono a superare la barriera emato-encefalica e si depositano nel nostro cervello.

Un biologo di cui non ricordo il nome disse tempo fa che Homo Sapiens è la prima specie apparsa sul pianeta a cibarsi dei rifiuti che produce. Ed è sempre la stessa specie che poi strilla all'abuso perché qualcuno, appiccicando i tappi alla bottiglie, tenta di fare qualcosa.


giovedì 11 dicembre 2025

La bellezza dello smog

Tra le pieghe della recente manovra finanziaria si trova un taglio del 75% ai fondi che ogni anno vengono destinati per combattere lo smog nella Pianura padana. Uno magari dice: Vabbe', che sarà mai? Invece la cosa è grave e per chi, come lo scrivente, in questa specie di camera a gas ci vive è ancora più grave. Per la precisione, se erano previsti 105 milioni di euro per il 2026 e il 2027 e 110 milioni per il 2028, ora per il 2026 saranno assegnati 35 milioni, per il 2027 20 milioni e per il 2028 25 milioni. Passando così da un totale di 320 milioni di euro a 80 milioni circa.

 

Per chi non lo sapesse, la Pianura padana è una delle aree più densamente popolate in Europa, è sede di gran parte delle attività produttive e industriali del nord Italia e ci vivono circa 20 milioni di persone (quasi 1/3 della popolazione italiana). È uno dei posti più inquinati d'Europa, sia per la concentrazione di attività produttive e sia per la particolare composizione geografica (è chiusa per tre lati da Alpi e Appennini e ha un solo sbocco sul Mare Adriatico). Più di un terzo delle persone che vivono nella valle e nelle aree circostanti respirano aria con livelli di particolato quattro volte oltre il limite delle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità. La Pianura padana detiene il triste primato di morti premature e numero di decessi per 100.000 abitanti a causa della concentrazione del suddetto particolato nell'atmosfera.

I tagli sono ancora più incomprensibili perché, come spiega Legambiente, arrivano proprio nel momento in cui si cominciano a vedere i primi risultati positivi dopo anni di politiche ambientali e interventi mirati messi in campo proprio grazie a quei fondi. Evidentemente qualcuno, dalle parti di palazzo Chigi, ha pensato che se milioni di persone tornano a vivere nella loro confortevole camera a gas, in fondo non è così grave. Magari quei soldi servono per necessità più impellenti, come finanziare i centri di detenzione in Albania, il ponte sullo stretto, il riarmo. E chi siamo noi per mettere in dubbio queste priorità?

martedì 9 dicembre 2025

Islam e questione femminile

Qualche tempo fa avevo riproposto su queste pagine la lezione di Franco Cardini sulle tante invenzioni e intuizioni nel campo della letteratura, della medicina, della matematica, dell'astronomia che l'occidente deve alla cultura islamica antica. Intuizioni e scoperte che oggi vengono sottaciute per evitare di menzionare il fatto che in epoca medievale la cultura mediorientale era infinitamente più avanzata della nostra. In un passaggio di quella lezione il simpatico storico toscano fa alcune considerazioni sul rapporto, sia antico che attuale, tra islam e questione femminile. Il modo in cui la cultura islamica considera le donne è uno dei maggiori appigli utilizzato dagli islamofobi per sostenere appunto l'islamofobia, facendo finta di ignorare che, storicamente, qua in Occidente non è che le donne fossero considerate in maniera molto migliore.

Cardini, a questo proposito, fa alcune considerazioni molto interessanti, nel passaggio qui sotto, che prendono in esame come storicamente si è evoluto questo rapporto. Mi rendo conto che la questione è delicata e che al solo nominarla il "demonietto isamofobo" insito in ognuno di noi fa immediatamente capolino. Ma confido nella capacità dei miei 32 lettori di discernere tra stereotipi e razionalità (storica).


lunedì 8 dicembre 2025

Cittadinanza e tasse

La lega ci riprova e avanza una proposta di legge alla Camera per inasprire i requisiti per ottenere la cittadinanza. In pratica è una proposta di legge per rendere ancora più ingiusta una già palese ingiustizia. La cittadinanza è una cosa importante, dicono i leghisti, e va data solo a chi la merita. Per capire chi la merita nella proposta di legge si prevede un esame per verificare l'effettiva integrazione di chi ne fa domanda e per verificare che il candidato conosca le regole giuridiche e sociali minime del nostro paese.

Io sono d'accordo: le regole sociali comuni sono importanti da rispettare. Tra le regole sociali che consentono a una società di prosperare c'è ad esempio il pagamento delle tasse. In Italia l'evasione fiscale vale circa 100 miliardi di euro all'anno, grosso modo l'equivalente di quattro finanziarie lacrime e sangue come l'ultima partorita dal governo. L'evasione fiscale è una cosa molto semplice: sono italiani che rubano ad altri italiani. Se la concessione della cittadinanza è subordinata al rispetto delle regole giuridiche e sociali - sacrosanto! -, per coerenza sarebbe da togliere alla stragrande maggioranza di italiani che fanno i furbi costringendo i pochi che ancora le pagano a pagarle in misura più elevata per tutti. 

Chiamatela coerenza, giustizia o come vi pare, ma questo è.

Il vestito di Mahmood

Corriere e Repubblica, stamattina, all'indomani della tradizionale prima alla Scala, si premurano di riportare in bella vista i voti relativi ai look dei vip presenti in sala: Mahmood 8, Barbara Berlusconi 8, il ministro Giuli 7,5, Achille Lauro 6/7 e via così. Della storia dell'opera: chi l'ha composta, la trama, il contesto sociale in cui è nata, lo scrittore autore della novella a cui l'opera si ispira, manco una riga, se va bene un trafiletto nelle pagine culturali in fondo. L'unico giornale a mettere in prima pagina la storia dell'opera e dei suoi autori è Il Fatto, con un bellissimo editoriale di Paolo Nori.
Ma in fondo chi se ne frega? Vuoi mettere quant'è più interessante sapere com'era vestito Mahmood?

domenica 7 dicembre 2025

Nascita dell'inglese

Uno dei capitoli più belli del libro Il destino dei popoli, Popoli e lingua, è quello in cui si spiegano i processi, complessissimi ed eternamente in divenire (chi ancora pensa che le lingue siano entità statiche e ormai rigidamente definite è totalmente fuori strada), che hanno portato alla definizione dei maggiori linguaggi utilizzati oggi sul pianeta. In queste pagine, tra le altre cose, Fabbri ridimensiona molto il ruolo dei letterati nella nascita degli idiomi e ne enfatizza maggiormente quello dei popoli. Scrive l'autore: "Ogni idioma è frutto di movimenti, mutamenti, sentimenti, adozioni e rinnegamenti delle collettività, soltanto successivamente codificati o arrangiati dai singoli. La traiettoria delle parole segue quella delle popolazioni, da cui è perfettamente informata".

Tra le lingue analizzate dall'autore ci sono latino, iberico, arabo, cinese, inglese, francese, giapponese, ebraico e ovviamente l'italiano. Una menzione a parte merita l'inglese e qui, in particolare, Fabbri si sofferma sui motivi per cui gran parte dei lemmi di questa lingua sono pronunciati diversamente da come sono scritti (ad esempio meet che si pronuncia miit e tantissimi altri). Riporto integralmente la spiegazione perché è interessantissima.

---

"Altri movimenti popolari incisero sullo sviluppo delle lingue. Ovunque. Occupata l’Inghilterra, nell’XI secolo i Normanni francofoni resero lingua di corte il proprio dialetto d’oïl, sopra l’idioma germanico introdotto secoli prima dai Sassoni; il motto della monarchia inglese è tuttora in francese: "Dieu et mon droit". Più importante, deviarono la grammatica dell’inglese antico. Occupate dagli invasori, da quel momento le cariche apicali furono scritte con aggettivo dopo il sostantivo, contro ogni regola germanica (attorney general; secretary general ecc.).

Il lessico acquisì due specifiche dimensioni: una bassa d’origine sassone relativa alla pratica, al lavoro manuale; una alta di matrice franco-latina, con senso figurato e ricercato. Per cui "pig" divenne il maiale allevato (di etimo germanico), mentre "pork" la bestia cucinata e portata in tavola (di provenienza continentale). La vittoria dei francofoni produsse anche l’esistente ambiguità nei pronomi "tu" e "voi", in precedenza distinti in inglese con "thou" e "you", poi resi identici nel solo you per imitazione del vous.

Tre secoli dopo nacque a Londra l’inglese moderno con il cosiddetto grande spostamento vocalico. Dopo la peste nera (1346-1353), l’arrivo in città di migliaia di immigrati provenienti dall’Inghilterra orientale e dalle East Midlands spinse i londinesi a modificare il proprio accento per distinguersi dai nuovi arrivati. Si formò in quel periodo l’attuale suono dell’inglese. Bite (morso), pronunciato bit nel medio inglese, divenne bait in fonetica semplificata; meet (incontrare), in precedenza meet, si trasformò in miit; house (casa) da hus in haus; name (nome) da name in neim ecc. Più avanti i londinesi smisero di pronunciare la lettera "r", tranne nei casi in cui è seguita da una vocale o posta all’inizio della parola. E resero silenti alcune sillabe, come nei vocaboli secretary, necessary, military. Alterazioni che molti secoli dopo avrebbero consentito a John Keats di rendere in rima thoughts con sorts e thorns con fawns. Senza mai cambiare la dizione ufficiale, generando l’odierna distanza tra l’inglese scritto e parlato.

Il tentativo per i londinesi d’allontanarsi dai nuovi concittadini mosse la storia linguistica d’Inghilterra e del pianeta. Pensata come codice per escludere, in un paio di secoli la nuova pronuncia fu acquisita dal resto della nazione. In barba ai letterati."

---

In sostanza, uno stratagemma linguistico nato per escludere e dividere, finì per provocare una uniformità linguistica che poi non rimase circoscritta alle terre britanniche ma si diffuse in (quasi) tutto il mondo. Forse è quella che si può chiamare una nemesi della storia.

Parlare chiaramente

È nel pieno diritto dei salesiani negare l'utilizzo del Teatro Grande Valdocco di Torino a Luciano Canfora, Alessandro Barbero, Angelo D'Orsi, Elena Basile e altri relatori per l'evento intitolato "Democrazia in tempo di guerra. Disciplinare la cultura e la scienza, censurare l’informazione". Certo, farlo all'improvviso, a pochissimi giorni dall'evento dopo settimane di preparazione, autorizza più di una perplessità, ma tant'è.

Quello che però avrei evitato sono le un po' ridicole e vuote circonlocuzioni retoriche con cui giustificare la repentina cancellazione, cose tipo: "Il teatro deve essere utilizzato in coerenza con la vocazione formativa, educativa e pastorale propria dell’istituto" (?). E ancora: "Il teatro è inserito in un contesto educativo la cui tradizione pone al centro la crescita integrale dei giovani, la promozione di ambienti sereni e accoglienti e la valorizzazione di percorsi culturali fondati sull’incontro diretto, sul dialogo personale e sulla responsabilità educativa" (?).

Ecco, senza nascondersi dietro pretestuose e fumose perifrasi, i salesiani avrebbero fatto più bella figura a dire: "Guardate, i personaggi in questione sono inquadrati e schedati nell'immaginario collettivo come intellettuali filo-russi e noi con loro non vogliamo avere niente a che fare".

Avrebbero messo in chiaro subito le cose, sgomberato il campo da illazioni sui reali motivi dell'improvvisa e unilaterale cancellazione dell'evento, e soprattutto ci avrebbero fatto più bella figura.

sabato 6 dicembre 2025

Solidarietà interessata

La solidarietà di Salvini al gioielliere condannato in appello a 14 anni per l'uccisione di due ladri e il ferimento di un terzo, racconta molto di Salvini e del suo modo di raccattare consenso. Questa solidarietà ha infatti il solo scopo di capitalizzare l'emotività generale provocata dalla vicenda. Null'altro. Probabilmente a Salvini non importa niente del gioielliere e della condanna che dovrà scontare, a lui importa fare leva sull'incapacità collettiva di distinguere tra legittima difesa e vendetta, incapacità che genera la convinzione che i giudici stanno dalla parte dei delinquenti invece che dalla parte delle persone per bene.

D'altra parte uno dei cavalli di battaglia della lega, e in generale di questo governo, e più in generale della destra, è che la difesa è sempre legittima. Ma il codice penale e l'impianto giuridico/culturale su cui si regge la convivenza sociale nel nostro paese vanno in tutt'altra direzione, stabilendo (semplifico) che il diritto alla difesa deve essere necessario, contestuale e proporzionato all'offesa ricevuta. Tra l'altro, come fanno notare giuristi come Guido Saraceni, "non torna che un Ministro della Repubblica esprima piena solidarietà ad un uomo appena condannato per duplice omicidio, mostrando così di disprezzare la vita di due esseri umani, la Magistratura e le leggi dello Stato che lo stesso Ministro dovrebbe rappresentare. Non torna che usi la parola “difeso”. Se un uomo esce dal suo esercizio commerciale, dopo una rapina, per dare la caccia ai rapinatori, non sta difendendo un bel niente. Si sta semplicemente vendicando. Si sta facendo giustizia da solo. Il che, per il nostro ordinamento giuridico, non è neanche lontanamente concepibile."

Salvini sa benissimo queste cose, state tranquilli. Ma se le avesse espresse in questi termini non sarebbe mai arrivato dov'è adesso.

Yankee Doodle


Fino ad oggi il nome Yankee Doodle mi rievocava il piccione viaggiatore protagonista di un vecchio cartone animato di Hanna-Barbera che guardavo quand'ero bambino: Dastardly e Muttley e le macchine volanti. Nient'altro. Il cartone animato era ambientato durante la Prima guerra mondiale e narrava le vicende tragicomiche di un gruppo di squinternati aviatori che cercavano di catturare il piccione in questione per evitare che consegnasse messaggi al nemico. 

Leggendo il libro Il destino dei popoli, di Dario Fabbri, mi sono imbattuto nella pagina che vedete qui sopra, in cui compare il nome che io avevo sempre collegato unicamente al cartone animato menzionato. Ho quindi scoperto che storicamente Yankee Doodle era il titolo di una filastrocca. Fabbri nel libro la racconta frettolosamente, ma la sua storia è molto più articolata e interessante. 

La canzoncina in questione nacque in Europa nel XVII-XVIII secolo come aria popolare. Era usata in canzoni contadine, ballate e perfino filastrocche infantili nei Paesi Bassi e in Inghilterra. Durante la guerra franco-indiana (1754–1763), precursore della Rivoluzione americana, gli ufficiali e i soldati britannici usavano la melodia per creare versi satirici contro i coloni americani. La parola yankee stessa era un soprannome dispregiativo usato dagli inglesi per i coloni e voleva indicare un "tipo di campagnolo rozzo e ingenuo del New England".

Col tempo i coloni americani si appropriarono sia della filastrocca Yankee Doodle che del termine yankee e cambiarono il senso e il significato di entrambi in loro favore. Durante la Guerra d’Indipendenza americana (1775–1783) successe il ribaltamento: gli americani cominciarono a modificarla e a utilizzarla per prendersi gioco degli inglesi e per rafforzare il morale delle truppe. Diventò una sorta di: "Va bene, chiamateci pure yankee… e vinceremo lo stesso". È uno dei primi esempi storici di riappropriazione ironica di un insulto. Oggi è l’inno ufficiale dello stato del Connecticut e anche se non fa parte degli inni ufficiali federali è comunque parte del patrimomio culturale di molti stati del New England oltre che simbolo della rivoluzione americana.

Insomma, oltre al piccione c'era ben altro.


venerdì 5 dicembre 2025

Ancora su Più libri Più liberi

Comunque, tornando alla vicenda Più libri Più liberi, se ci si pensa la partecipazione di una casa editrice filonazista è anche un po' un controsenso, dal momento che i nazisti storicamente non hanno mai avuto buoni rapporti coi libri, o almeno con certi libri. La pratica del "bücherverbrennungen", ossia i falò pubblici sulle piazze dei volumi di certi autori, era diffusissima all'epoca.

L’evento più noto avvenne il 10 maggio 1933, pochi mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, quando gruppi di studenti universitari, sostenuti dalle autorità naziste, bruciarono pubblicamente migliaia di libri in diverse città della Germania, tra cui Berlino. Furono presi di mira autori considerati “non tedeschi”, “degenerati” o “contrari allo spirito tedesco”. Tra questi: Heinrich Heine, Thomas Mann, Erich Maria Remarque, Sigmund Freud, Karl Marx, Bertolt Brecht, molti scrittori ebrei, socialisti e pacifisti. Lo slogan che accompagnava i roghi era: “Contro la lotta di classe e il materialismo, per la comunità nazionale!”, insieme ad altri appelli contro la “decadenza”.

Giova comunque ricordare che la pratica di bruciare libri non è stata inaugurata dai nazisti ma è ricorrente nella storia. Addirittura si faceva già all'epoca dell'impero romano, ad esempio con Tiberio, che faceva bruciare libri ritenuti “astrologici” o “profetici” (col senno di poi, forse non faceva neppure male); oppure con Diocleziano, che mandava al rogo i testi sacri cristiani durante le persecuzioni. Ovviamente, per converso, non poteva mancare la chiesa cattolica, la quale, nel Medioevo e ancora nel Rinascimento, bruciava allegramente sulle piazze opere considerate eretiche. La Congregazione dell’Indice (Index Librorum Prohibitorum, dal 1559 al 1966) vietava letture ritenute pericolose e talvolta prevedeva la distruzione fisica dei testi. Un esempio tra i più noti: il rogo dei testi di Jan Hus e altri riformatori medievali. Ma anche restando a tempi recenti, basta ricordare i roghi, organizzati nei cortili delle parrocchie, dei libri di Gianni Rodari dopo la scomunica inflittagli dal Vaticano per la sua adesione al partito comunista. Stiamo parlando dei primi anni Cinquanta, non del Medioevo.

Contro i libri e la cultura si sono sempre scagliati tutti. Si è fatto in Cina a partire dal III secolo a.C. fino alla Rivoluzione culturale cinese (1966-1976); lo facevano gli spagnoli e i portoghesi nell'America precolombiana durante la colonizzazione; lo faceva Mussolini qua da noi mandando al confino intellettuali e scrittori; lo faceva Stalin nella Russia degli anni '30 del secolo scorso tramite la censura e l'eliminazione fisica di scrittori e poeti. Pol Pot, il sanguinario dittatore a capo degli spietati Khmer Rossi nella Cambogia degli anni '70, fece invece un passo avanti, spingendosi all'eliminazione fisica di chiunque fosse anche solo sospettato di avversare il regime. E come individuavano, i Khmer Rossi, i potenziali oppositori? Dagli occhiali. Facevano irruzione nelle case dei villaggi in cui arrivavano e controllavano chi vi abitava: chi portava gli occhiali veniva ucciso seduta stante. Perché? Perché Pol Pot pensava che i portatori di occhiali fossero lettori, quindi persone pensanti, perciò maggiormente sospettate di essere oppositori del regime.  

Oggi vengono organizzate grandi manifestazioni editoriali, come appunto Più libri Più liberi, alle quali spesso partecipano, come se niente fosse, case editrici che pubblicano testi nostalgici di quei tempi là, quando i libri venivano bruciati. Io le metterei alla porta anche solo per questo.

mercoledì 3 dicembre 2025

Stomaci forti

Riguardo alla questione della casa editrice filo-fascista alla manifestazione Più libri Più liberi, non so bene cosa pensare. Da un lato la voglia di essere d'accordo con gli 80 firmatari (tra cui Alessandro Barbero, Anna Foa e Antonio Scurati) della lettera con cui si chiedono spiegazioni agli organizzatori è tanta. Dall'altra, qualsiasi forma di censura mi fa sempre storcere il naso. Poi ci sarebbe il discorso della legittimità dal punto di vista legale, che si potrebbe riassumere nella domanda: in Italia pubblicare libri su fascismo e nazismo è proibito? La risposta è: dipende.

In base ai dettami della legge Mancino, in Italia non è proibito pubblicare libri sul fascismo se questi libri hanno un indirizzo storico/analitico. Il discorso cambia se hanno un indirizzo apologetico. I firmatari della lettera sostengono che una quota significativa dei libri che pubblica la casa editrice in questione hanno questo indirizzo, non si limitano cioè a riportare fatti storici, ma presentano quei fatti con valenze nostalgiche e come modelli da riscoprire. 

In ogni caso, sia come sia, siccome sono curioso ho cercato qualche titolo di quella casa editrice e ho trovato cose come: Donne, eroine, martiri delle foibe. Storie al femminile sulla frontiera orientale (1943-1945); Il gender esiste: giù le mani dai nostri figli. Scritti di controinformazione e di liberazione dall'agenda arcobaleno; Camerata. Il mio onore si chiama fedeltà.

Al di là della legittimità o meno del mercato di questi libri, ma che stomaco ci vuole per leggerli?

Servizio militare

Sta passando abbastanza in sordina (figurarsi) la notizia che il prossimo venerdì in 60 città della Germania ci sarà una gigantesca protesta studentesca contro il progetto del governo di reintrodurre il servizio di leva. Nel furore bellicista di questi tempi sciagurati, la cosa non stupisce. 

Perché protestano gli studenti tedeschi?

La proposta del ministro dell'interno Boris Pistorius, relativa all'introduzione del "Nuovo Servizio Militare", prevede i seguenti punti:

- *Registrazione obbligatoria* per tutti i cittadini tedeschi di 18 anni per raccogliere dati sulla disponibilità e idoneità per il servizio

- *Addestramento* di fino a 30.000 coscritti all'anno per potenziare le riserve attive

- *Servizio civile o militare* di 6-12 mesi, con la possibilità di scegliere tra attività militari o civili

La reintroduzione della chiamata di leva si è resa necessaria a causa della scarsità di organico e carenza di soldati nell'esercito tedesco. Il ministro inizialmente aveva assicurato che l'adesione sarebbe stata esclusivamente su base volontaria. Successivamente ha poi dichiarato che qualora non si raggiungesse un numero sufficiente di volontari, si ricorrerà all'obbligatorietà tramite sorteggio. L'obiettivo del governo è di portare il numero di reclute dalle attuali 181.000 a 460.000.

La protesta degli studenti in una sessantina di città tra cui Berlino, Bonn, Treviri, Norimberga, Lipsia, Dresda e Monaco, fa riferimento al diritto di vivere in pace e si appoggia all’articolo 4, comma 3 della Legge Fondamentale (la Costituzione della Repubblica Federale Tedesca), che sancisce la libertà di coscienza e nega la costrizione contro volontà al servizio militare.

Ma la Germania non è l'unico paese europeo che sta andando in questa direzione. La Francia ha annunciato il ripristino di 10 mesi di leva su base volontaria; la Polonia sta pianificando di addestrare "tutti gli uomini adulti" per rafforzare le forze armate; la Lettonia, la Lituania e la Svezia hanno già reintrodotto o potenziato il servizio militare negli ultimi anni; la Danimarca e la Norvegia stanno estendendo il servizio militare obbligatorio alle donne.

Boh, non so; forse stiamo impazzendo tutti.

martedì 2 dicembre 2025

Il risveglio di Tajani

L'aggressione dei tre attivisti italiani in Cisgiordania da parte dei coloni israeliani ha provocato la veemente e indignata reazione dell'ineffabile Tajani, il quale ha dichiarato che l'aggressione è "inaccettabile" e il fatto in sé è "gravissimo". Poi si è calmato e ha belato qualcosa al governo israeliano, chiedendo cortesemente (guai disturbare) che queste aggressioni non si ripetano più, ché non sta bene.

Ci sono voluti tre italiani presi a bastonate da quei simpatici ragazzi che occupano illegalmente dal 1967 la Cisgiordania per fare uscire dal letargo il ministro Tajani. Adesso che abbiamo la sua attenzione su questa situazione, prima che si assopisca di nuovo e torni ad abbracciare il sonno dei giusti potrebbe anche dire qualcosa sul fatto che i coloni israeliani occupano illegalmente quelle terre da 60-70 anni, sottoponendo a violenze, soprusi, prevaricazioni i legittimi abitanti. 

Breve riassunto per Tajani e i tanti smemorati che pullulano su queste lande.

L’espansione di insediamenti (colonie/“settlements”) da parte degli israeliani in Cisgiordania è iniziata dopo la guerra del 1967, quando quel territorio fu occupato da Israele. Nel corso dei decenni il numero di insediamenti e di coloni è cresciuto considerevolmente: entro il 2024-2025 si stimano circa 500.000 coloni nella Cisgiordania occupata (più altri nella parte di Gerusalemme Est). Secondo Wikipedia, "la violenza settaria e gli attacchi da parte di coloni contro Palestinesi nella Cisgiordania sono documentati da almeno gli anni 2000, con seri monitoraggi internazionali che iniziano formalmente nel 2006. Tra il 2010 e il 2019, ad esempio, secondo l’agenzia umanitaria dell’ONU per i Territori Occupati, sono stati registrati migliaia di attacchi da parte di coloni: almeno 2.955 incidenti, oltre 22 Palestinesi uccisi, e più di 1.258 feriti. Dal 2022 in poi i dati mostrano un marcato aumento degli attacchi: nel 2023 è stato il “record” per numero di incidenti di violenza da coloni nella Cisgiordania. Dal 2024 al 2025 la frequenza delle aggressioni è aumentata ulteriormente: secondo dati recenti, gli attacchi sono diventati quasi quotidiani — con mediamente diversi incidenti al giorno."

Ecco, questa è la situazione in quelle zone: una popolazione che occupa illegalmente territori non suoi, da decenni fa oggetto di vessazioni, intimidazioni, soprusi, violenze i legittimi abitanti di quella terra, mentre Tajani e molti di quelli che l'hanno preceduto dormivano il sonno dei giusti.

Trova le differenze

Il "signore" nella foto si chiama Khaled al Hisri, detto Al Buti. È un trafficante di esseri umani ed è considerato il braccio destro di Almasri. Era stato arrestato il 17 luglio all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo su mandato della Corte penale internazionale. È rimasto sotto la custodia delle autorità tedesche fino a ieri, quando il governo di Berlino ha deciso di caricarlo su un aereo di stato e di riportarlo in Libia di consegnarlo alla Corte penale internazionale per essere processato.

Marina

Questo romanzo andrebbe letto anche solo per il modo in cui l'autore descrive Barcellona: misteriosa, magica, malinconica, a tratti inqu...