mercoledì 17 dicembre 2025

Non sarebbe ora di abolirlo?

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Qui di seguito trovate un estratto del capitolo più polemico “Contro il Natale”, su tutti i motivi per cui il Natale andrebbe abolito, dallo spreco di cibo all’impatto sull’ambiente, dal peso psicologico delle feste, fino a uno studio secondo cui, potendo scegliere, nessuno si sarebbe comprato i regali che riceve (il che ci riporta, come ogni anno, a dover citare almeno di passaggio la mozione Flanagin). 

Ci sono, al di là dei capricci e borbottii che sono diventati parte a loro volta della tradizione, anche più sostanziose ragioni per criticare il Natale. Più di uno studio ha rivelato come durante le festività aumentino sprechi, stress, malattie, mortalità, inquinamento. Secondo una stima pubblicata da Ener2crowd, piattaforma italiana di investimenti nelle energie rinnovabili, e incrociando i dati dell’osservatorio sugli sprechi Waste watcher, durante le feste natalizie, in Italia, il 42 per cento dei cibi finisce nella spazzatura, otto volte di più rispetto alla media annua del cinque per cento.

Si buttano via soprattutto frutta e verdura, ma anche pane, latticini e carne. Messo insieme, il cibo comprato e non consumato peserebbe circa cinquecentomila tonnellate. Ma anche ciò che non si spreca ha conseguenze dannose. A Natale si consuma di più, e questo comporta un aumento dell’inquinamento. Già nel 2007 i ricercatori dello Stockholm environment institute, nello studio «The Carbon Cost of Christmas», avevano calcolato che il consumismo natalizio (cibo, viaggi, illuminazione, regali) in soli tre giorni ci fa emettere una quantità di gas serra pari al 5,5 per cento del totale annuo. Un altro spreco tipicamente natalizio sarebbero la carta da regalo e gli imballaggi, che aumentano dell’undici per cento circa rispetto alla media annua.

Ma secondo alcuni economisti andrebbero aboliti i regali stessi. In un saggio dal titolo Scroogenomics: Why You Shouldn’t Buy Presents for the Holidays, uscito negli Stati Uniti nel 2009, Joel Waldfogel della Carlson School of Management dell’università del Minnesota ha espresso una tesi che si può sintetizzare così: ogni volta che riceviamo un regalo, è molto probabile che se avessimo potuto spendere direttamente i soldi che sono serviti per acquistarlo avremmo fatto una scelta diversa. Di conseguenza, visto che non siamo soddisfatti, tendiamo ad attribuire a quel dono un valore inferiore rispetto all’effettivo suo costo e possiamo definire quella spesa sproporzionata rispetto al risultato. Secondo Waldfogel la differenza tra il prezzo pagato in origine e il valore percepito da chi riceve il dono è una «perdita secca» per l’intera economia. Ogni acquisto, secondo i suoi calcoli, avrebbe una diminuzione di valore che va dal dieci al trenta per cento, e significherebbe "polverizzare inutilmente 25 miliardi di dollari di risparmio privato, in tutto il pianeta, ogni Natale".

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