giovedì 9 ottobre 2025

Il marketing dell'ignoranza


Ho girato l'ultima pagina di questo libro con un senso di tristezza, nonostante sia stato scritto con uno stile spesso ironico e graffiante. In questo lavoro l'autore analizza i princìpi ispiratori, i meccanismi di funzionamento e anche le conseguenze sociali del baratro culturale in cui il nostro Paese è precipitato, supportando il tutto con esempi concreti tratti dalla vita reale nella società. Ne esce un quadro piuttosto desolante ma a suo modo, paradossalmente, anche interessante, perché svela come questo marketing sia presente in tanti ambiti, spesso senza dare nell'occhio: informazione, social media, politica, economia, tecnologia... Quindi, indirettamente, fornisce anche suggerimenti su come cercare di arginare nel nostro piccolo questa deriva.

L'unica soluzione vera per tentare di uscire da questo baratro sarebbe investire tantissimo in cultura, cosa che non si fa. Si trovano soldi per la sicurezza, il riarmo, si aumenta la percentuale di PIL per gli armamenti, ma per l'unico investimento potenzialmente in grado di risollevare il Paese i soldi non ci sono.

Una approfondita analisi delle cause del declino dell'Italia ha certificato che il regresso economico, civile e culturale sono tra loro interdipendenti. "Un paese di ignoranti," scrive l'autore, "è destinato al collasso economico e al degrado civile." Queste cose ricordo che le scriveva già Umberto Galimberti nel bellissimo saggio I miti del nostro tempo, in cui spiegava, documentandolo, che le nazioni progrediscono a partire dal livello culturale e, senza eccezioni, quelle con livelli culturali più elevati sono anche quelle con condizioni economiche e sociali migliori. 

È un libro, dicevo, che lascia un po' di tristezza ma che è utile leggere per capire e "vedere" cose di cui altrimenti può essere difficile rendersi conto.

7 commenti:

  1. Con le verità è sempre meglio confrontarsi, per quanto tristi o spiacevoli possano essere.
    E che il nostro Paese stia viaggiando su di uno scivolo pericoloso mi pare una verità innegabile.
    Come suggerisce il libro, e come tu stesso ribadisci, la soluzione ci sarebbe: potremmo salvarci dal botto per mezzo della cultura, che porta con sé consapevolezza ed equilibrio. Ma qui l'uso del condizionale dice già quasi tutto...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nelle due pagine finali l'autore tenta di mostrare una qualche parvenza di ottimismo riguardo al futuro, ottimismo generato dalle sue esperienze a contatto coi giovani dell'università in cui è docente, ma sembra quasi un ottimismo di maniera, buttato lì come per dire: Non posso scrivere solo cose negative!
      Si capisce benissimo che neppure lui ci crede.

      Elimina
  2. Grazie per la dritta. Lo leggerò

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di niente. Tra l'altro la mia non è neppure stata una lettura pianificata. Mi trovavo in biblioteca e l'ho adocchiato per caso sullo scaffale delle novità della saggistica.

      Elimina
  3. Mah, secondo me siamo tutti ignoranti, dal verbo ignorare. Non possiamo sapere e conoscere tutto. Buondì

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, quello è scontato, nessuno può conoscere tutto lo scibile umano, ma nel libro si parla di livello medio di cultura di una nazione, livello che se scende sotto un certo limite può creare seri danni alla nazione stessa.
      Ecco, noi, mediamente, siamo molto sotto quel livello.

      Elimina
    2. Mediamente mediocri...e tutti, almeno sappiamo il perché...

      Elimina

Ancora su Più libri Più liberi

Comunque, tornando alla vicenda Più libri Più liberi, se ci si pensa la partecipazione di una casa editrice filonazista è anche un po' u...