Navalny e Assange
Lo sconcerto dei media nell'apprendere della reclusione di Alexei Navalny in una colonia penale dell'Artico russo è solo in parte giustificato. D'altra parte chi conosce un po' la Russia di Putin, magari perché ha letto qualcosa di Anna Politkovskaja, sa che fine fanno là giornalisti invisi al regime e oppositori politici. Peccato che lo stesso clamore mediatico non sia dedicato a Julian Assange.
Assange è rinchiuso da cinque anni in un carcere lager del Regno Unito dopo dieci anni di persecuzioni ed esilio, e gli restano otto settimane di tempo per tentare di evitare l'estradizione negli Stati Uniti dove lo attende una sicura condanna a 175 anni di carcere, in virtù di una legge statunitense sullo spionaggio risalente al 1917.
Assange non è un criminale, è un giornalista australiano che da quasi vent'anni è perseguitato per aver fatto il giornalista e aver rivelato gli orrori commessi dagli USA nelle varie guerre per "esportare la democrazia".
Non c'è nessuna differenza tra Navalny e Assange. Tutti e due sono attivisti politici e giornalisti perseguitati. Uno da un regime dispotico, anti-democratico e autoritario; l'altro da un regime liberale e democratico, almeno finché qualcuno non va a scavare sotto la superficie e l'apparenza.
La cosa "curiosa" è come praticamente tutti abbiano fatto quasi a gara a dare la caccia ad Assange, come se fosse il pià pericoloso dei terroristi.
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