Un concetto espresso da Thomas Leoncini, che ho appena letto in La società liquida (sì, c'entra anche Bauman), il saggio che sto leggendo in questi giorni, mi ha sorpreso e fatto pensare. È il concetto dell'inversione delle categorie dello spazio e del tempo nella società di oggi.
In milioni anni di storia umana - riassumo - la categoria dello spazio è sempre stata preponderante rispetto a quella del tempo. Cosa significa? Un nostro antenato che fosse dovuto andare per qualsiasi motivo in un posto lontano e sconosciuto non si sarebbe chiesto come prima cosa quanto tempo ci avrebbe messo, ma quanto sarebbe stato distante quel luogo. Questo perché la dimensione dello spazio era appunto più importante di quella del tempo. Nella società di oggi è l'inverso; una persona che parte per un luogo lontano e sconosciuto non si chiede quanto è distante, di questo magari si interessa successivamente, ma nell'immediato si chiede quanto tempo ci vuole per arrivare. Si tratta di un cambio di paradigma psicologico e antropologico epocale e recentissimo.
Cosa comporta questo cambio? Comporta che il tempo individuale è diventato il centro, il fulcro di ogni nostra decisione, e diventando questo, siamo diventati intrinsecamente individualisti. Abbiamo cominciato a illuderci che la presenza dell'altro debba essere un piacere e non una necessità. Lo spazio, per definizione, è infatti condivisione. Quando la nostra forma mentis era organizzata in funzione dello spazio, significava che era pensata in funzione di luoghi condivisi con altri. Il cambio di paradigma psicologico spazio/tempo ha quindi progressivamente eliminato il senso di comunità a favore dell'individualismo.
Quando oggi ci lamentiamo di vivere in una società individualista, possiamo immaginare che una delle cause stia in questo epocale cambio di paradigma. Ora la domanda è: cosa ha causato questo cambio?
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