Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, in merito alla crisi europea delle banche di questi giorni, dice (La Stampa, 25.3.2023): "I mercati fanno il loro mestiere. Quando ci sono delle variazioni tendono ad accentuarle perché dall'accentuazione delle variazioni si guadagna. C'è nervosismo ed è bene che le banche centrali diano messaggi attendibili delle loro decisioni."
Non so se ci avete fatto caso, ma espressioni che si sentono spesso come "i mercati sono nervosi" o "i mercati soffrono" danno l'idea di una antropologizzazione del mercato e dell'economia. Cioè, la nostra vita è talmente impregnata di economia, di denaro, di mercato che, forse senza accorgercene, abbiamo cominciato a descriverlo utilizzando categorie e sentimenti umani (nervosismo, sofferenza ecc.).
Siamo ormai al punto in cui non esiste più distinzione tra mondo della vita e mondo dell'economia. Il guaio è che le due dimensioni, mercato e vita, non sono compatibili perché non hanno gli stessi fini né le stesse caratteristiche, e la loro equiparazione e fusione sarà forse il lascito più deleterio della società che abbiamo costruito.
Mio padre dice sempre che le banche sono ladri legalizzati.
RispondiEliminaMa lui esagera sempre :-)