mercoledì 15 giugno 2022

Madri che odiano i figli

So che sembra difficilmente concepibile, ma genitori che uccidono i propri figli ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Succede in natura in tutte le specie animali, compresa la nostra. Ciò che noi non riusciamo assolutamente a comprendere e ad accettare è il fatto che i genitori amano i propri figli ma spesso li odiano anche. C'è un bellissimo libro scritto da Umberto Galimberti che si chiama I miti del nostro tempo, dove vengono destrutturate tutte le narrazioni e i miti che la nostra società si è costruita, e tra questi c'è quello dell'amore materno, che noi diamo per scontato e assolutamente naturale. 

Non è sempre così; le mamme amano i propri figli ma a volte li odiano anche, e quando questo odio esplode genera casi come quello terribile di cui si parla in queste ore. La spiegazione del perché le mamme a volte detestino i propri figli, o almeno una delle spiegazioni (quella evidenziata nel libro), sta nel conflitto che viene a crearsi tra la specie e l'io. In tutti noi convivono due soggettività: quella della specie e quella dell'io. Quando una donna diventa madre deve assistere a tutta una serie di "inconvenienti" quali: deformazione del proprio corpo, trauma della nascita, perdita del sonno, perdita del proprio tempo, spesso perdita del lavoro e quindi, di riflesso, della socialità e tanto altro, perché tutte le sue energie e il suo tempo sono dedicate alla cura del bambino. 

Dal punto di vista dell'io (io sono, io faccio, io programmo, io sogno, io organizzo, io ho la mia vita ecc.) è una perdita secca, mentre dal punto di vista della specie la nascita di una bambino è una vittoria secca. Ma le due soggettività (specie e io) sono per loro natura in conflitto, ed è questo conflitto che a volte genera l'odio nei confronti della prole. Poi, certo, non è che tutte le madri che odiano i propri figli arrivano a questi drammatici eccessi, ci mancherebbe, ma è solo per dire che, purtroppo, questo odio può esistere e ha una sua spiegazione. Che non significa giustificare questi fatti, sia chiaro.

Una esaustiva spiegazione di questi concetti la si può ascoltare dal min. 1:00:06 circa di questa conferenza.

20 commenti:

  1. Non esistono attenuanti per chi si macchia di questi atroci reati.
    Continua a rimbombarmi nella mente una frase che ho letto ieri su Fb e recitava più o meno così: "Se i bambini non possono fidarsi nemmeno della propria madre, che destino potranno avere?".

    Ogni volta che la cronaca ci regala tragedie del genere, piango. E non metaforicamente. Non c'è odio che giustifichi un atto del genere verso chi non può difendersi. 😔

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  2. Concordo con te sul fatto che non esistono attenuanti nei confronti di chi si macchia di queste cose. La spiegazione che ho riportato serve solo a cercare di comprendere meglio perché succedono, quali sono i meccanismi psicologici e antropologici che ne stanno alla base. È un tentativo di cercare di capire, non certo una giustificazione.

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  3. Chiediamoci piuttosto come mai i figli vengano spesso sterminati dai padri. Loro compiono poche rinunce (conosco il pensiero di Galimberti) e non hanno alibi. Questo sì che è allarmante.
    Ciao.

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    1. Spesso non direi. I dati dicono (fonte) che in Italia i bambini vengono uccisi per il 90% dalle madri. Credo sia per questo che gli studi sono maggiormente focalizzati sul mondo femminile.
      Ciao Sari.

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    2. I dati letti mi hanno sorpresa, così come il fatto che se a uccidere i figli piccoli sono le madri, man mano che crescono sono i padri a sopprimerli.
      Che tratto innaturale e tremendo, mi chiedo quanto siano monitorate le depressioni post partum.
      Grazie. Ciao.

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  4. Arrivare a odiare è un conto, il tuo estratto lo spiega benissimo, è un "difetto" del nostro intelletto (gli altri animali uccidono la prole per ragioni di "necessità" che non è sede per approfondire, non per odio, gli altri animali non odiano); uccidere perché si odia è un comportamento ingiustificabile! Odi i tuoi figli? Fatti curare, emula della Franzoni che non sei altra! E dipendesse da me ti toglierei i figli sopravvissuti e ti sterilizzerei pure!

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    1. Concordo, ma chi commette queste cose non ragiona coi comuni canoni a cui siamo abituati. Probabilmente ci sono dei segnali che potrebbero essere colti, ma non credo sia così facile.

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    2. Comodo rimuovere, o farlo credere.

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  5. Chi commette questi fatti viene punito, è logico. Ma credo che la punizione più grande sia prendere coscienza, di solito successivamente, di quello che si è fatto e conviverci, quando ci si riesce, per il resto della vita.

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  6. questa madre è stata catalogata nella sindrome di Medea, o meglio la vendetta verso il suo ex è stata più forte del suo amore per la figlia, diventata strumento e quindi spersonalizzata di ogni umanità

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  7. Mi è venuta in mente la vicenda di un piccino ucciso dal patrigno uno o due anni fa, la nonna era andata dai carabinieri, le maestre avevano ignorato le percosse che aveva la sorellina: insomma era una tragedia che gli adulti dovevano evitare.
    Ci vorrebbe un'autorità per i bambini in ogni provincia, dove attenzionare le situazioni a rischio. Poi quanti omicidi sono direttamente imputabili anche a un abuso di sostanze stupefacenti?
    Questa donna penso che fosse completamente andata fuori di testa, mi pare strano che nessuno se ne sia accorto.

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    1. Non ho seguito nel dettaglio la vicenda e quindi non ti so rispondere. Può darsi che a volte chi è in questa situazione mandi dei "segnali" di cui non è facile accorgersi, o che magari si colgono ma a cui non si sa come fare seguito.

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  8. Non devi scusarti. Ognuno può lasciare tutti i pensieri che vuole.
    Ciao Valeria.

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  9. Ho sempre stimato Umberto Galimberti ma nel caso della bimba di Catania, oltre al conflitto io-specie, penso che ci sia dell'altro perché la donna era stata lasciata dal marito e la bambina aveva un attaccamento particolare alla ex suocera. In questi casi i problemi si accavallano e generano reazioni psicologhe apparentemente incomprensibili.

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    1. Vero, ma il discorso di Galimberti è un discorso generale non riferito a questo caso ma al fenomeno dei figlicidi nel suo complesso.

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  10. Anche se cercassi di capire i meccanismi , le dinamiche psicologiche e non che portano a questi comportamenti non riuscirei mai a giustificarli.
    Forse sarei più obbiettivo nell'esprimere un giudizio ( se ascoltassi il discorso di Galimberti , il suo e quello di qualche altro professionista ancora ecc..) ma ora come ora lo considererei tempo perso , perdonami Andrew.


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  11. Max, ho scritto nel post e nei commenti che la spiegazione che ho proposto non è una giustificazione. È una spiegazione. Spiegare non è sinonimo di giustificare, sono due cose diverse. Se io cerco di capire perché un fatto si verifica, non significa che giustifico quel fatto.

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  12. Ho capito , infatti non ho mai inteso da quello che hai scritto che tu voglia giustificare tali comportamenti..chi mai potrebbe farlo ?
    Non ti accuso di niente figurati.
    Dico solo che non mi interessa sapere perché si verificano questi fatti, li condanno a priori , perché saperlo non mi farebbe minimamente cambiare idea da quello che già sento verso chi si macchia di tali reati.
    E' un mio problema ...ma non ho voglia di risolverlo perché credimi son sicuro che per me non esistono soluzioni.
    Ma son io e basta.
    Ciao

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    1. >Dico solo che non mi interessa sapere perché si verificano questi fatti

      A me invece interessa tantissimo. Perché per natura io sono curioso, curiosità che aumenta di fronte a fatti che vanno contro ogni apparente logica e senso comune. Ma è perfettamente normale che altri questa curiosità non ce l'abbiano, ci mancherebbe.

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