Votare in solitudine
Alla fine, come avevo già accennato, ieri pomeriggio sono andato a votare i quesiti referendari. Non l'ho fatto per motivi ideologici o politici, non me ne frega nulla, semplicemente per dire la mia nel merito delle questioni. Per la cronaca, ho votato No al quesito sul decreto Severino, No a quello sulla modifica della custodia cautelare, No a quello sulla separazione delle funzioni. Sui due rimanenti mi sono astenuto perché per me sono incomprensibili e non avrei saputo dove mettere la croce: in genere non mi esprimo su cose che non capisco.
L'impressione che ho avuto è stata quella di combattere una battaglia già persa, in quanto era chiarissimo che il quorum non si sarebbe raggiunto, ma io ho sempre avuto un debole per le cause perse.
Il seggio era praticamente deserto e gli scrutatori delle tre sezioni erano tutti raggruppati in una sala a chiacchierare coi due finanzieri di guardia. Quando mi hanno visto arrivare mi hanno guardato come se fossi uno capitato per caso nel posto sbagliato, facendomi un po' sorridere.
Ho votato nella mia solitudine e sono tornato a casa. Alla fine, come ampiamente prevedibile, il famoso/famigerato quorum non è stato raggiunto. Mi pare non ci sia altro da aggiungere.
Commenti
Bellissime soddisfazioni invece dalle amministrative il movimento politico che seguo assiduamente ha ottenuto i suoi primi seggi comunali!
Grande gioia e lacrime di felicità!
Quindi sì, è giusto andare a votare, ma di fronte a referendum pretestuosi come questo, il biasimo verso chi è rimasto a casa non mi sento di lanciarlo.