lunedì 16 settembre 2019

Social e odio

Se si ha l'ardire di fare capolino su qualunque social, si nota che gran parte dei contenuti sono composti di insulti e litigi. È come aprire una porta e essere assaliti da una cacofonia di suoni, urla, strepiti, che costringono a richiudere in fretta quella porta e fuggire via. Non esiste la pacatezza, il pensiero costruttivo, la possibilità di imbastire un ragionamento argomentato a cui si possa replicare con altrettanta compiutezza.

È una guerra a colpi di dettati ipnotici dove, non essendoci la possibilità di esporre un ragionamento, tra due o più contendenti la palma di vincitore va a chi riesce a pubblicare per ultimo lo stesso slogan dopo che i contendenti abbandonano il campo per sfinimento. È una vittoria di Pirro, la vittoria di chi ha più resistenza e tempo da perdere rispetto ai concorrenti.

Eppure a volte penso che sia un bene che i social ci siano, perché altrimenti il fiume di odio che viene veicolato tramite quei canali potrebbe trovare sfogo nelle piazze, nelle strade, e forse sarebbe peggio.

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