A me sta benissimo che Giusppe Conte esprima il suo pensiero in merito al delicato tema del fine vita dicendo che secondo lui non esiste un diritto alla morte. Mi sta bene, però, entro i limiti in cui questo pensiero non influisce su un eventuale dibattito parlamentare, cosa non affatto scontata. È invece quando dice "Se si stabilisse un diritto alla morte quantomeno ai medici dovrebbe essere garantito il diritto all'obiezione" che mi lascia perplesso, per il semplice fatto che il diritto all'obiezione di coscienza, nel nostro paese, è da tempo garantito e addirittura regolato da apposita legge, e il ricorso a tale diritto è ampiamente attuato (ci sono zone d'Italia, specie nel meridione, dove all'obiezione di coscienza ricorre la quasi totalità dei medici).
Sarebbe buona cosa, a mio modestissimo parere e qualora si introducesse una legislazione più larga di quella attuale riguardo al cosiddetto suicidio assistito, prevedere accorgimenti aventi lo scopo di impedirne l'inapplicabilità, come avviene già oggi per il ricorso all'aborto, ad esempio, garantito dalla legge ma di fatto ostacolato fino all'impedimento dall'obiezione di coscienza. Paesi molto più avanzati di noi, tipo l'Olanda, prevedono ad esempio la possibilità del ricorso all'obiezione di coscienza con l'obbligo per il medico, però, di indicare alla persona interessata un altro medico non obiettore. È una semplice norma di civiltà che garantisce sia il medico obiettore e sia la persona che vi ricorre.
Ma le norme di civiltà, è noto, qua da noi non hanno mai goduto di eccessivi favori.
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