L'incazzatura di Renzi nei confronti della magistratura e delle intercettazioni è un film visto e rivisto, un film che ha avuto il suo ciak con l'inizio di Mani Pulite, forse anche prima, e i cui remake fanno più o meno regolarmente capolino da allora, indipendentemente dai governi e relativi capi. L'apice di questa sorta di "guerra" si è avuta sotto il regno dei vari governi del teleimbonitore, quello della "spiccata propensione a delinquere" di una nota sentenza. Poco è cambiato, da allora, i magistrati sono bravi e vanno rispettati e difesi finché non vengono a mettere il naso nei tuoi affari, dopodiché diventano ospiti fastidiosi e irritanti, specie se con le loro inchieste vanno a mettere il naso in certi affari petroliferi poco chiari come Tempa Rossa, e specie se da ciò deriva un calo di popolarità e gradimento nei sondaggi di qualche premier, magari originario di Rignano.
Gli argomenti, oggi come allora, sono i medesimi, tutti abbastanza ridicoli e un poco capziosi. Si va dai magistrati che sono lenti e non arrivano mai a sentenza (cosa che è in parte vera, dal momento che da vent'anni in qua alla magistratura, come del resto alla scuola e altrove, vengono regolarmente tagliati fondi e risorse e oltre la metà delle procure italiane è sotto organico) alla diffusione indiscriminata delle maledette intercettazioni, sulle quali Renzi ha già promesso un giro di vite, lo stesso giro di vite tantissime volte promesso (e anche tentato) da Berlusconi. (A margine va detto che Renzi sa benissimo che la diffusione delle intercettazioni è già rigidamente normata e che basterebbe fare rispettare tali norme già esistenti. In aggiunta, non si capisce perché incolpi la magistratura per la diffusione delle summenzionate intercettazioni e non rivolga nemmeno una parola di biasimo ai giornalisti, a tutti gli effetti i veri artefici e anche beneficiari della loro diffusione, ma lasciamo stare.)
Notevolmente ridicolo anche il passaggio di Renzi che riprende pari pari un vecchio concetto espresso ripetutamente dal tipo delle cene eleganti, e cioè che è inammissibile intercettare un ministro, ancor di più il premier. Ovviamente Berlusconi sapeva benissimo che l'intercettato non era lui, ma le utenze dei simpatici signori con cui si intratteneva al telefono, tipo Tarantini, ad esempio; quindi, quando Renzi dice che "Intercettare il capo della Marina rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale" sa benissimo che era l'utenza di chi parlava con lui a essere sotto ascolto e non quella del capo della Marina. Ma è noto che la stragrande maggioranza dei destinatari degli sproloqui di Renzi non conosce certe sottigliezze, quindi se li può intortare come vuole.
E il film si ripete.
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per quale motivo intercettare il capo dela marina è un pericolo nazionale?
RispondiEliminadobbiamo forse supporre che il capo della marina o dell'esercito quando devono comunicare informazioni riservate (tipo lo spostamento della flotta o delle truppe o i piani per sconfiggere l'isis) usino il normale telefono con cui parlano con la moglie?
ma allora è direttamente il capo della marina o dell'esercito che mette in pericolo la sicurezza nazionale ed è meglio che comandi le sturmtruppen
le informazioni che riguardano la sicurezza nazionale devono viaggiare in canali riservati e sicuri
Scusate a questo punto si può riavere Berlusconi?
RispondiElimina>per quale motivo intercettare il capo dela marina è un pericolo nazionale?
RispondiEliminaBisognerebbe chiederlo a Renzi, magari la prossima volta che risponderà alle domande in diretta su qualche social :)