giovedì 30 novembre 2006

Primi timidi tentativi di censura? No, semplice problema del server

Ieri sera (giovedì), più o meno tra le 21 e le 22, è probabile che chi abbia tentato di connettersi al mio blog abbia trovato questa schermata:


Inizialmente ho pensato che fosse opera del ministro Fioroni, intento a mettere in atto il suo tentativo di "riportare internet sulla retta via", mentre invece, dopo una rapida indagine, mi sono accorto che si è trattato semplicemente di un problema del server su cui è hostato il mio blog (come è anche chiaramente riportato nel messaggio di errore).

A conferma di ciò, sempre più o meno nel medesimo orario, un rapido giro su altri blog ospitati sulla stessa piattaforma di Google riportava sempre il medesimo messaggio di errore. Ora tutto sembra tornato alla normalità; il problema evidentemente è stato risolto.

Per questa volta la censura può attendere...

mercoledì 29 novembre 2006

Cari amici blogger, scrivete gli ultimi post finché siete in tempo...

E' la seconda volta questa settimana che scrivo un post che ha a che fare con un ministro, e non è un buon segno. Come avrete capito, il soggetto in questione è ancora lui: Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica Istruzione.

In queste ore sta facendo il giro della rete la notizia del "giro di vite" che il signore in questione vorrebbe dare a internet. Ne parlano blogger (anche in modo piuttosto colorito), siti internet, portali di informazione, e perfino Beppe Grillo. Di cosa si tratta precisamente?

Per cercare di capire un pò i termini della questione, bisogna rifarsi a questa intervista, rilasciata dal ministro al quotidiano La Stampa. In pratica, per tentare di "tutelare i minori dal libero accesso a contenuti che possono danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo", il ministro Fioroni sta pensando di elaborare alcune regole per, diciamo così, riportare internet sulla retta via (vedi "imbrigliare").

Ora, diciamo la verità, non spaventa tanto il fatto che si tenti di applicare regole restrittive a internet (chiunque conosca un pò la rete - cosa che Fioroni dimostra di non conoscere - sa bene che è impossibile), quanto il fatto che ci metta le mani un ministro. E questo perché è un dato di fatto clamorosamente accertato, che in genere i politici, di destra o sinistra non fa nessuna differenza, hanno sempre dimostrato - tranne rare eccezioni - di non capirci un accidente di tecnologia e comunicazione.

Ecco alcuni passaggi dell'intervista che ho linkato sopra:

Stampa: Ministro, piovono critiche in Rete da quando lei ha auspicato con urgenza un giro di vite su Internet: può spiegarsi?

Fioroni: Intendo tutelare i minori dall'accesso a tutto ciò che possa danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo. E' assurdo e ipocrita avere una censura sui film vietati ai 14 e ai 18 anni quando poi in Rete c'è di tutto e di più. Una regolamentazione è un prerequisito di civiltà e spero che l'Italia per una volta possa diventare di esempio.

Stampa: Lo sa che nemmeno gli Usa hanno una norma simile? Che il governo Bush ha provato a chiedere a Google l'elenco dei suoi utenti per individuare i consumatori di pornografia online e Google ha detto "no, grazie"?

Fioroni: Mi risulta che ci siano altri Paesi invece che sono riusciti a ottenere fior di filtri.

Stampa: Intende la dittatura di Pechino?

Fioroni: Sì, anche se i nostri obiettivi sono diversi dai loro: non la libertà di espressione, ma il rispetto del nostro principio costituzionale di libertà senza danneggiare la libertà altrui. Nella fattispecie, la libertà dei minori di non essere esposti a contenuti violenti o criminali.

Stampa: Ma a quanto pare nemmeno in Cina i filtri funzionano davvero: gli esperti dicono che, ammesso che sia giusto filtrare, per la natura senza confini di Internet è impossibile applicare tali controlli. Meglio educarli, i ragazzi.

Fioroni: Dire che è complicato suona come una scusa. Non mi chieda come si fa: io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione.

Cioè, non so se avete capito bene. Noi siamo qua da una vita che ci sbattiamo per cercare di far conoscere quello che succede in Cina riguardo a internet, e arriva questo che auspica il controllo censorio sui contenuti della rete, esattamente come fa il regime di Pechino. Ma è possibile che un ministro non sappia che i cosiddetti contenuti che possono danneggiare la formazione e lo sviluppo di un minore sono liberamente consultabili in tv dopo le 10 di sera senza bisogno di andare su internet? Oppure passeggiando davanti a un'edicola a qualsiasi ora del giorno?

E' possibile che non arrivi a capire che internet non si può ingabbiare, e che per quanto riguarda ad esempio la questione del video del ragazzo down su Google, la responsabilità maggiore ce l'hanno i genitori e gli insegnanti che avrebbero dovuto avere in custodia quegli imbecilli? Ma d'altro canto non c'è da stupirsi più di tanto, visto l'affermazione "...non mi chieda come si fa: io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione".

A questo punto c'è solo una speranza: che il tam tam e il subbuglio in rete provocato da questo assurdo progetto servano a far tornare il ministro sui suoi passi, altrimenti la nostra ultima speranza rimane Alessandro Marescotti.

martedì 28 novembre 2006

Vivi e lascia... morire

Calma. Non mettetevi in testa strane idee dalla lettura di questo titolo (lo ammetto, un pò forte): adesso spiego tutto.

L'argomento è di quelli delicati, e non so, sinceramente, né come impostare il discorso, né se questo blog sia la sede più adatta. Ma io su questa vicenda mi sono fatto una mia idea, e visto che questo è il posto in cui "butto fuori" quello che ho dentro, ve la voglio dire.

Dunque, penso che più o meno tutti conosciate (magari anche solo per sentito dire) la storia di Piergiorgio Welby (ne hanno parlato spesso sia i tiggì che i giornali). Piergiorgio è co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, un movimento che si batte per la libertà della ricerca scientifica. A 20 anni gli viene diagnosticata la Distrofia Muscolare Progressiva, una malattia genetica "crudele", come viene definita dal personale medico e scientifico che la studia. E questo perché la sua progressione non intacca le facoltà intellettive di chi ne è vittima, ma solamente il fisico, provocando via via la claudicanza, la paraplegia, la tetraplegia, fino ad arrivare all'insufficienza respiratoria.

Questa è la situazione in cui versa oggi Piergiorgio. Costretto in maniera permanente in un letto nell'immobilità più assoluta: impossibilitato a muoversi, a parlare, a scrivere al suo pc, perfino a respirare (lo aiuta uno speciale ventilatore polmonare).

Il 22 settembre di quest'anno, Piergiorgio scrive una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo l'eutanasia, cioè il diritto a farla finita, ottenendo una (vaga) risposta appena l'indomani. Va detto che l'eutanasia non è permessa nel nostro paese dalla vigente legislazione, ed è equiparata all'omicidio.

Tuttavia io ritengo che sia perfettamente legittima la sua richiesta, e se la legge non lo consente, allora va cambiata la legge. Pergiorgio, pur nelle condizioni fisiche in cui si trova, è intellettualmente perfettamente lucido, e ha semplicemente fatto una richiesta: finire di soffrire e interrompere quella che secondo lui non è più possibile definire vita. Questi sono alcuni passi della lettera che Piergiorgio ha inviato al Presidente della Repubblica:

[...] "Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà." [...]

Cosa spinge chi ama la vita a chiedere la morte? Semplice, la constatazione che quella che comunemente si definisce vita in realtà non lo è più. Ed è proprio perché Piergiorgio ama la vita, che ha preso questa decisione.

Purtroppo noi ci portiamo dietro una vecchia eredità cattolica secondo la quale l'uomo ha bisogno di una specie di "tutela morale" che lo accompagni da quando nasce a quando muore. E invece no. L'uomo, specialmente quando è perfettamente in grado di capire, deve avere il diritto di poter scegliere quello che ritiene meglio per sé, che è poi quello che avviene da tempo in quasi tutti gli altri paesi europei. Riporto un altro passo preso sempre dalla lettera di Piergiorgio:

[...] "Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui." [...]

L'argomento, mi rendo conto, è molto complesso e non pretendo di averne colto tutti gli aspetti e le sfumature. Proprio in virtù di questa complessità, che implica valori etici, morali e giuridici, ognuno avrà sicuramente (e giustamente) opinioni e pareri diversi. Io la penso così, e ho quindi sottoscritto la relativa petizione indirizzata al Parlamento Italiano perché si attivi nell'introduzione alla discussione di questo tipo di legge.

Se qualcuno vuole dire la sua, lo spazio dei commenti è come al solito aperto a tutti.

lunedì 27 novembre 2006

Ma sì, depenalizziamo anche il doping

Dunque, nella precedente legislatura è stato depenalizzato il falso in bilancio ("contabilità creativa" fa più trend), in questa è già stato approvato l'indulto (scusate se ogni tanto lo tiro fuori, ma questo provvedimento non l'ho ancora mandato giù), è quindi stata innalzata la soglia minima consentita per la detenzione di sostanze stupefacenti "leggere", e adesso scappa fuori Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale (che non sono mai riuscito a capire bene a cosa serva), con una nuova folgorante idea: depenalizzare il doping.

Naturalmente vanno subito precisate alcune cose: innanzitutto, come riportato anche nell'articolo di Repubblica, si tratta di un progetto sulla carta, ancora in fase di studio; e, scopo principale di questo provvedimento, sarebbe quello di far sì che "l'atleta denunci chi lo induce al consumo di sostanze dopanti per la pratica sportiva".

Non entro nel merito dello scopo del provvedimento (peraltro più che condivisibile), ma qualcosina sul metodo mi viene da dirla, e per fare ciò - abbiate pazienza - la prendo un pò alla lontana.

Ultimamente, non so se ci avete fatto caso, mi pare che stia prendendo piede una certa tendenza a 'legalizzare' tutto, a dare a qualsiasi cosa una parvenza di legittimità, di "ma sì, cosa vuoi che sia?". E questo indipendentemente da chi sta al governo (cosa ancora più preoccupante). Gli esempi che ho citato all'inizio di questo articolo sono solo alcuni. Intendiamoci, non sono un "forcaiolo", uno di quelli che vorrebbe applicata alla lettera qualsiasi legge repressiva senza tenere conto di un minimo di buon senso e, quando serve, di "elasticità". Però questa specie di lassismo latente (secondo me pericoloso) che sta prendendo piede un pò mi preoccupa.

Il doping deve secondo me restare un reato penale, non penso sia una buona idea declassarlo affinché rientri nel solo ambito della giustizia sportiva. Doparsi, oltre che pericolosissimo per la salute dell'atleta, rappresenta infatti una delle cose più abiette che si possano commettere, perché mina alla base uno dei concetti basilari per cui vale ancora la pena appassionarsi a uno sport: e cioè la lealtà sportiva.

Doparsi significa infatti "barare", far credere di essere in possesso di qualità fisiche e prestazionali che in realtà non si posseggono. Significa, per dirlo in una parola, ingannare. Questa odiosa pratica è già purtroppo diffusissima in molti ambiti sportivi: si va dall'atletica, al ciclismo, al nuoto, solo per citarne alcuni, e sinceramente non penso (anche se questa è solo una mia personalissima opinione) che riducendone la gravità si possa in qualche modo arginarne la diffusione.

Anzi, penso sia molto probabile che si ottenga solo l'effetto opposto.

Presentazione

Ieri il mio amico Manlio (che ringrazio) mi ha mandato via e-mail questa presentazione. Mi è piaciuta molto. Voi che ne dite?

domenica 26 novembre 2006

I "bully" del ministro Fioroni

In questi ultimi tempi, chi segue un pò le vicende di cronaca avrà notato una recrudescenza di episodi di violenza e sopraffazione che hanno come teatro le scuole. Su questo tema Repubblica ha pure pubblicato un dossier. La cosa, capirete, preoccupa un pò chi come me ha un paio di figli che le frequentano.

Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, si sta adoperando in modo lodevole in questo periodo per tentare di contrastare l'avanzata di questo fenomeno. A Roma è stato anche istituito un comitato nazionale chiamato Scuola e Legalità, con l'intento di cercare di capire, e possibilmente limitare, il fenomeno del dilagare della violenza all'interno delle scuole.

In questo contesto si inserisce la notizia dell'arrivo in Italia di un nuovo videogame, chiamato Canis Canem Edit (cane divora cane, dal latino). Il videogioco è stato accompagnato fin dalla sua uscita, negli Stati Uniti (dove è stato soprannominato 'bully'), da un coro di critiche e proteste perché ritenuto responsabile di fomentare in chi ci gioca istinti di "bullismo".

Il ministro Fioroni ha, per così dire, preso la palla al balzo e condannato senza mezzi termini l'imminente "sbarco" anche da noi di questo software ludico. A questo punto sono necessarie un paio di considerazioni.

E' purtroppo tristemente vero che ci sono in circolazione molti videogame violenti: dai classici "sparatutto" a quelli più sofisticati e tecnologici di più recente immissione sul mercato. E bene ha fatto il ministro a sollevare l'attenzione su questo problema. Tuttavia, a detta di molti, in questo caso il ministro ha peccato di eccesso di zelo nel condannare questo videogioco. Preciso subito che io non l'ho provato (non sono appassionato di videogiochi), quindi mi baso sulle recensioni e i commenti che ho trovato sulla stampa e in rete. Se eventualmente qualcuno dovesse averlo provato può segnalare le sue impressioni nei commenti.

Comunque sia, dalle notizie che sono riuscito a trovare, pare che nel videogame incriminato non muoia nessuno e non ci sia assolutamente sangue. Anzi, l'"attività" principale del protagonista del gioco sarebbe quella di difendere i più deboli scontrandosi a cazzotti con compagni di scuola appartenenti ad altri "clan" (una spiegazione-recensione abbastanza esauriente del gioco la trovate qui). Insomma l'impressione principale che si ricava dall'articolo di Repubblica è quella che il ministro non solo non ci abbia mai giocato, ma non l'abbia neppure mai visto.

Questo naturalmente non toglie che il problema dei videogiochi violenti sia di estrema attualità. Penso che tutti, ad esempio, conosciate o abbiate sentito parlare di quello in cui il protagonista, alla guida di un taxi rubato, accumula punti in quantità direttamente proporzionale al numero di pedoni uccisi. Questo, forse (e anche altri), più di quello preso in considerazione adesso, dovrebbe essere additato all'attenzione del ministro.

Concludo dicendo che non so di preciso che percentuale di responsabilità abbiano i videogiochi nella diffusione di questa ondata di violenza tra i giovani e giovanissimi (personalmente ritengo che una colpa maggiore ce l'abbia la tv); tuttavia, specie in questo periodo così "burrascoso", se c'è una cosa di cui sicuramente non sentivamo la mancanza, è di un nuovo videogioco (a prescindere dal "grado" di violenza che contiene) che facesse in qualche modo riferimento a questi temi.

Le ottime notizie della domenica mattina

Questa mattina, verso le otto, esco, e come al solito vado a far colazione al "Melograno", il bar ristorante attaccato a casa. Maurizio, il co-gestore (linuxiano doc, avete mai visto un barista linuxiano? Grande!) mi fa:

"Andrea, hai saputo la notizia?"

"No - dico io - che notizia?"

"Poggio Berni avrà l'adsl!"

"Ma và?" dico io.

"Sì. E' sul giornale."

Sfoglio furiosamente i quotidiani sul tavolino. E' vero, la notizia è riportata sia sul Carlino che sulla Voce. Pare che Telecom, infatti, abbia accettato di coprire il territorio di Poggio Berni e qualche comune limitrofo a fronte delle numerose richieste ricevute.

Il sito del comune ancora non ne parla, ma volete che due quotidiani raccontino una balla?

Yuhuu, ve lo immaginate il mio Tux veleggiare veloce sulle onde della banda larga?


Aggiornamento 30/11/2006

Come segnalatomi nei commenti, ora ne parla anche il sito del comune.

sabato 25 novembre 2006

Cosa c'è che non va?

Indovinello veloce. L'immagine qui sotto l'ho catturata alle 21,15 dall'home page di Repubblica. Secondo voi cosa c'è che non va?


Aggiornamento 22,20

L'anomalia non è nella foto, ma nella descrizione.

Problemi di password

Chi si interessa un pò di informatica (io sono tra quelli), sa che quasi giornalmente vengono scoperti bug e vulnerabilità in molti dei programmi che utilizziamo normalmente sui nostri pc. Alcuni dei software che con maggiore frequenza ne rimangono vittime sono i browser, ossia i programmi che interpretano il codice html dei documenti web consentendo così la visualizzazione delle pagine che stiamo visitando.

Come è noto, i due programmi più utilizzati dagli utenti per navigare in rete sono Internet Explorer e Mozilla Firefox, dei quali programmi a fasi alterne vengono ogni tanto scoperti bug e problemi che vengono corretti con il rilascio di patch e aggiornamenti.

In queste ore sta succedendo un fatto piuttosto raro e singolare: in entrambi i programmi citati è stata scoperta la stessa vulnerabilità, ossia un bug nella gestione delle password che consente ad un eventuale aggressore informatico di accedere a quelle che abbiamo memorizzato per accelerare la procedura di login in forum, servizi, ecc... Ne soffrono, come dicevo, sia Firefox che I.E., anche se pare che sul browser Microsoft il problema sia meno grave. Non sto a fare tutta la spiegazione tecnica, se siete interessati e volete fare dei test potete dare un'occhiata qui.

Nonostante gli esperti dicano da sempre che dal punto di vista della sicurezza informatica non è una buona idea tenere memorizzate nel browser le password che utilizziamo per accedere ai vari servizi a cui siamo registrati, sono molti gli utenti che lo fanno (anche perché - effettivamente - è una bella comodità).

La vulnerabilità pare piuttosto seria, anche considerando il fatto che finora né Mozilla Italia né Microsoft hanno rilasciato le rispettive correzioni (di quest'ultima, comunque, la lentezza nel rilascio delle patch è cosa nota). In pratica, finché non verranno rilasciate le correzioni, l'uso del Password Manager può seriamente mettere a rischio la nostra identità online, e sarebbe una buona idea disabilitarlo (almeno finché non sarà stato risolto il problema).

Lo so, può essere una scomodità, ma avremo come contropartita la sicurezza che le nostre password continueranno a essere solo nostre.

venerdì 24 novembre 2006

Fruitori di cultura? Sì, sul televideo

Girovagando qua e là per la rete, come sono solito fare, mi sono casualmente imbattuto nel sito del Censis, il noto istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964.

Ogni anno questo ente pubblica un rapporto (l'ultimo è reperibile qui in pdf) in cui vengono dettagliatamente analizzati e interpretati i fenomeni sociali emergenti nel campo delle comunicazioni, delle abitudini e stili di vita, delle tecnologie, ecc...

Il rapporto è piuttosto articolato, e dall'analisi dei risultati si evince un dato certo: le due cose che contano di più per gli italiani sono la televisione e il telefonino. Il morboso attaccamento dell'italica popolazione a questi due elementi non trova termini di paragone con nessun'altro dei paesi europei presi a confronto. Ma vediamo in dettaglio qualche voce.

Il rapporto, per meglio far comprendere i dati, pubblica alcune tabelle. La prima la trovate a pagina 22 del pdf e si riferisce all'"uso complessivo dei media in Europa". Questa:


fonte: rapporto Censis 2006

Diciamo che, per quanto riguarda la tv, ne siamo più o meno tutti ammaliati. Ma ci sono altri dati piuttosto interessanti, ad esempio il cellulare; lì non ci batte nessuno. Da notare poi le voci "quotidiani" e "libri". Solo poco più della metà degli italiani legge i quotidiani e solamente un italiano su due, nell'ultimo anno, ha preso in mano un libro. Poco male, verrebbe da pensare, per leggere e informarsi c'è sempre internet. Sì, infatti nella settimana precedente la rilevazione, soltanto il 37% della popolazione ha utilizzato la rete, contro il 61 e passa per cento del Regno Unito.

Anche tutte le tabelle seguenti (che non sto a riportare) evidenziano una predominanza incontrastata del mezzo televisivo, il quale primeggia come:

  • media maggiormente usato per documentarsi
  • media maggiormente usato per approfondire (sic!)
  • media maggiormente usato per accedere a servizi utili
  • media maggiormente usato per l'intrattenimento
  • media maggiormente usato per soddisfare l'interesse per la musica
  • media maggiormente usato per relazionarsi
  • media maggiormente usato per orientarsi per gli acquisti

Ora, alla luce di questi (tristi) dati, non stupisce certo il fatto che l'anoressia stia subdolamente ma inesorabilmente diffondendosi tra le giovanissime, così come non stupisce che ci scappi la rissa alle selezioni del grande fratello.

Chiudo con questa immagine. Guardate la voce che ho evidenziato nel cerchietto rosso:

fonte: rapporto Censis 2006

Sì, purtroppo avete letto bene. Il 14% della popolazione interessata a un argomento o a un tema particolare, va ad approfondire... sul televideo!

Ciao Italia.

Ammissioni

Devo ammettere che sono stato contento di leggere questa notizia. Non perché ce l'abbia con Google; ma perché dagli sviluppi di questa inchiesta, forse riusciremo a capire se viene effettuato qualche tipo di controllo e monitoraggio su quello che gli utenti mettono in rete (anche se così, a naso, parrebbe di no).

giovedì 23 novembre 2006

Libero arbitrio

Ogni tanto mi frullano in testa delle strane domande. Domande che dovrebbero avere una risposta ovvia, ma che a volta non riesco a trovare.

Prendiamo ad esempio il casco. E' giusto che siamo obbligati per legge a indossarlo? Non fraintendetemi, non vorrei che pensaste che io sia contrario al suo uso. Tutt'altro. Però... ecco, c'è un però che mi frulla in testa.

Voglio dire, tutti noi sappiamo che il casco salva la vita, è dimostrato da molte statistiche. Ma qual'è il confine tra l'obbligo e il libero arbitrio? Mettiamo il caso, ad esempio, che uno dica: "Ok, sono cosciente della cosa. So benissimo che il casco mi dà una possibilità in più di riportare a casa la pelle in caso di incidente. Nonostante questo, e conscio dei rischi, decido di non indossarlo: se mi accoppo ne pagherò le conseguenze".

Il ragionamento, visto sotto l'ottica del puro raziocinio, è profondamente stupido, visto che il piccolo sacrificio di rovinarsi la pettinatura può dare come contropartita la possibilità di tornare a casa vivi. Se però lo stesso ragionamento lo inquadriamo nell'ottica della libertà personale, il discorso cambia. In fondo se non lo indosso, male che vada sarò io a pagarne le conseguenze: non ne riceverà un danno qualcun'altro. Non può ad esempio essere paragonato, che so, ad un autista di pulman che guida ubriaco con 60 persone a bordo.

Boh, non lo so. Stasera mi frullava in testa questa cosa.

Cosa ne pensate voi?

mercoledì 22 novembre 2006

Cadaveri in passerella

Lo ammetto, sono stato più di 5 minuti a pensare come iniziare a scrivere questo post, quali parole usare.

Penso che abbiate sentito in questi giorni della morte di due modelle brasiliane, avvenuta in seguito a complicanze dovute a scarsa alimentazione.

La cosa in sé è (almeno da parte mia) difficilmente comprensibile. E' possibile che sia così di moda essere magre? E magre fino a questo punto? Ma cosa hanno di attraente questi scheletri che camminano?

Ora io capisco che la donna possa essere costituzionalmente più magra o più rotondetta; è normale. Ma qual è il meccanismo che spinge a questi comportamenti auto-distruttivi? Perché già a 12 anni ci sono ragazzine che vogliono dimagrire? Forse perché in tv, sui giornali, sui manifesti vengono proposti modelli sbagliati? Viene messa in risalto la donna longilinea, magra e senza cellulite?

Mi è venuto istintivamente da pensare a quelle donne che vivono nei paesi africani dove ci sono la fame e le malattie, delle quali ogni tanto (tra uno spot e l'altro) la tv ci manda qualche immagine. Donne scheletriche che tengono in braccio bambini con la testa a penzoloni. Pensate cosa direbbe una di queste donne sapendo che anche da noi si muore di fame... ma per andare in passerella.

Mentre girovagavo per la rete, ho poi trovato una cosa che mi ha fatto rabbrividire. In questa pagina di Quotidiano.net, per esempio, è riportato l'indirizzo di un blog frequentato da ragazze in guerra contro il cibo. Se non ho capito male, ogni iscritta lascia i suoi dati (peso) che vengono aggiornati giornalmente in una folle gara a chi riesce a dimagrire di più. La titolare del blog, ad esempio, ha 17 anni, è alta 170 cm e pesa 55 kg. Il suo obiettivo? Arrivare a 48 (possibilmente viva).

Auguri.

Uova

Questa mattina un mio collega di lavoro mi ha fatto un piccolo giochino che non sono riuscito a risolvere. Ve lo propongo.

Sopra il tavolo di una cucina c'è una confezione con dentro 6 uova, come quella che vedete nell'immagine. Entrano 6 persone e ognuna di queste ne prende uno. Alla fine, una di queste uova rimane comunque nella confezione.

Come è possibile?

Allora, sono le 17,30. Vi do tempo fino a domani alle 14,00, dopo di che darò la soluzione.

Via!


Aggiornamento 18,15

Vi comunico che c'è già un vincitore, e precisamente il mio amico maury, il quale ha avuto l'accortezza di segnalarmi la soluzione (esatta) via e-mail lasciando ancora aperto il gioco. Quindi, chi pensa di avere la soluzione si faccia pure avanti.


Aggiornamento 21,13

Il gioco è finito prima del previsto. Andynaz ha infatti scritto nei commenti la soluzione. La prossima volta mi toccherà trovare qualcosa di più difficile. ;-)

martedì 21 novembre 2006

Chiesa e profilattici

Beh, non so quanto la notizia possa essere interessante, ma a me un pò ha colpito. Papa Ratzinger ha ricevuto oggi un dossier che riporta un accurato studio sul preservativo, sia dal punto di vista scientifico che da quello teologico-morale.

Come è noto, le posizioni della dottrina cattolica in merito alla questione profilattico sono sempre state piuttosto rigide. La Chiesa, infatti, ha sempre condannato il suo utilizzo in virtù dell'insegnamento che "ogni atto sessuale deve essere finalizzato alla generazione della vita".

Questa timida "apertura" e interessamento del Papa alla questione potrebbe essere vista, quindi, come un tentativo di superare posizioni oggi ormai francamente anacronistiche (a mio giudizio fa un pò sorridere pretendere di fermare la diffusione dell'aids predicando la castità); considerando il fatto poi che la diffusione dell'aids, specialmente in certe zone dell'Africa sub-sahariana, ha raggiunto picchi altissimi e difficilmente controllabili.

Ammetto che, nonostante abbia poco a che spartire con tutto ciò che ruota attorno al mondo della Chiesa, sono curioso di seguire gli sviluppi di questa cosa.

lunedì 20 novembre 2006

Ciao mattoncini

Confesso che ho provato dispiacere a leggere questa notizia. Mi dispiace che la Lego si trovi in difficoltà finanziarie e sia per questo costretta a spostare alcuni dei suoi stabilimenti dalla natìa Danimarca verso il Messico e la Repubblica Ceca.

Io, come penso la maggior parte di quelli che appartengono alla mia generazione, sono cresciuto con questi piccoli mattoncini di plastica. Ci ho trascorso la mia infanzia e (sì, lo ammetto) anche un pò di adolescenza. Ricordo che una stanza della nostra casa era dedicata esclusivamente a "sala giochi". Era il posto in cui io e mio fratello, specialmente d'inverno, passavamo i nostri pomeriggi.

E i mattoncini Lego erano uno dei nostri giochi preferiti: ne avevamo, mi pare, tre o quattro fustini di detersivo pieni. Li rovesciavamo in terra e cominciavamo a costruire di tutto: macchinine, camioncini, case, alberi, astronavi. Era un gioco creativo, stimolante, trasformava in realtà la nostra fantasia.

Mi sembra adesso, coi ragazzini di 9/10 anni che trascorrono le giornate a rimbambirsi davanti alla playstation; alle elementari già tutti coi telefonini (metà dei compagni di classe delle mie figlie - 4a e 5a elementare - ce l'hanno già, e naturalmente anche le mie hanno cominciato a chiederlo).

Beh, addio mattoncini, trenini elettrici, scampagnate in bicicletta lungo le rive del Marecchia; oggi sono arrivati l'iPod e la Xbox a insegnare ai nostri figli come devono crescere.

Un orgasmo ci salverà dalla guerra?

Come avrete notato dal tenore del post precedente, ogni tanto mi piace un pò divagare verso cose e argomenti un pò meno seri di quelli che sono solito trattare; argomenti, se vogliamo, più "frivoli" che però possono - perché no - essere l'occasione per distrarsi e divertirsi un pò. Anche perché poi sono convinto che ogni tanto qualche piccola dose di "non prendersi troppo sul serio" possa giovare all'equilibrio psichico (specialmente del mio ^_^).

Bene. Per chiudere (momentaneamente) la breve serie dei "post poco seri" volevo segnalare che se per caso per il 22 dicembre non avete ancora programmato niente, c'è la possibilità di fare un piccolo gesto per contribuire ad estirpare la piaga delle guerre nel mondo: e cioè una bella "copulata".

"Alé, Andrea è rincretinito del tutto", scommetto dirà qualcuno. Nonostante ogni tanto effettivamente lo pensi, no, non sono (ancora) rincretinito. Riporto semplicemente anch'io la notizia dell'originale iniziativa, partorita da due pacifisti americani, che sta facendo in queste ore il giro della rete: e cioè un bell'orgasmo collettivo per tentare (cavoli, faccio fatica a spiegarlo anch'io) di cambiare le cose grazie all'immensa energia positiva che si dovrebbe liberare da questa specie di trombata di massa (se volete c'è anche il sito ufficiale, è qui).

Naturalmente la cosa va presa per quello che è, e cioè una specie di goliardata, un tentativo di portare all'attenzione generale (seppur con mezzi discutibili) un problema comunque non da sottovalutare. E quindi tutto può essere utile (qualcuno bisognerà comunque che avvisi Rocco Siffredi: in caso questa cosa dovesse avere una qualche valenza scientifica lui potrebbe certamente portare un buon contributo ^_^).

Questa storia mi ha fatto venire in mente la curiosa bufala, che circolava in rete quest'estate, del World Jump Day, ossia quella strampalata storia (a cui per la verità parecchi hanno abboccato) secondo cui, saltando tutti insieme in un determinato momento, sarebbe stato possibile modificare l'orbita terrestre.

E vabbè, la rete è fatta anche di questo. Comunque sia, manca ancora un mesetto all'evento e quindi c'è tutto il tempo di prepararsi.

domenica 19 novembre 2006

Finalmente se ne sono andati

Intendiamoci, a me non è che abbiano dato tutto questo fastidio (anche perché ho evitato accuratamente di interessarmi della cosa); però che stress. Negli ultimi giorni su tutti i quotidiani, i settimanali, i siti di informazione, campeggiavano le foto dei due sposini. Ma perché poi questa gente non si sposa a casa propria? Mah...

Se non altro il comune di Bracciano avrebbe evitato la chiusura del centro storico e l'arrivo in massa di legioni di Carabinieri, Polizia e Finanza con tiratori scelti al seguito (naturalmente pagati da noi). Pare che Tom Cruise abbia anche preteso (non esaudito) la chiusura dello spazio aereo sopra Bracciano, mentre invece l'unica cosa a essere veramente chiusa era la mente di tutti quelli che fin dalle prime ore del mattino si sono accalcati per vedere da vicino (anche loro non esauditi) la star.

Comunque, tutto passa e tutto se ne va, compreso il bel Tom e consorte. E così gli abitanti di Bracciano hanno potuto riprendere la solita vita di tutti i giorni, ritornando anche a interessarsi di cose culturalmente più elevate. Ecco infatti la risposta di un abitante di Bracciano intervistato da un giornalista del Tg5:

cronista: "Scusi, ma lei lo sa che qui oggi si sposa Tom Cruise?"

cittadino: "Tom chi? Ahò, e chi se ne fotte? Noi stiamo aspettà Totti!"

Come non detto.

sabato 18 novembre 2006

Quando finirà il medio evo?

Ognuno è libero di scegliersi la religione che gli pare (basta naturalmente che non gli sia imposta); è un diritto, oltretutto, sancito anche dalla Costituzione (la nostra).

Non mi ha quindi mai fregato niente del fatto che uno sia cattolico, induista, musulmano, buddista. Così come non me ne è mai fregato niente della vecchia questione del crocifisso nelle scuole (son ben altre le cose, nelle nostre scuole, sulle quali bisognerebbe aprire un dibattito).

Qui, però, no. Qui non c'entra più la religione. Qui si tratta semplicemente di barbarie, il perpetuarsi di pratiche medievali che dovrebbero essere sparite da tempo. Non sarà ora di darci un taglio?

venerdì 17 novembre 2006

Libera Nos Domine

Oggi, mentre rincasavo dal lavoro, canticchiavo una canzone che mi ronzava in testa già da un paio d'ore. Il pezzo in questione si chiama Libera Nos Domine. Ecco il testo, poi vi dico due o tre cose:


Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale.
Per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale.
Dalle palle vaganti d'ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!

Da tutti gli imbecilli d'ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell'odio e del terrore.
Da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!

Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti.
Da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti.
Dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!

Da Te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d'ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura.
Da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine...


Questa canzone, come qualcuno avrà intuito dall'immagine, è stata scritta dal grande Francesco Guccini (uno dei cantautori che prediligo), ed è inserita nell'album Amerigo pubblicato nel 1978.
Bene, mentre la canticchiavo ripensavo al testo, e mi è venuta spontanea una riflessione: come è possibile che una canzone di questo tipo sia stata scritta quasi 30 anni fa? Potrebbe benissimo essere stata scritta l'altro ieri, tanto è attuale.

Sorprende scoprire, ad esempio, che già all'epoca ci fossero i visionari, i martiri del terrore, gli intolleranti, i falsi intellettuali, i giornalisti ignoranti (possibile?), i cinici, gli egoisti e compagnia bella.

Francesco Guccini ha composto spesso canzoni inter-generazionali e "profetiche", cioè pezzi che, nonostante siano stati scritti molti anni fa, sono ancora estremamente attuali. Provate a leggervi, ad esempio, il testo di Dio è morto (1965) o La canzone del bambino nel vento (1964), e valutate se non sono state canzoni (purtroppo) tristemente profetiche.

Ma la cosa triste è che se dopo 30 anni queste canzoni sono ancora così attuali, vuol dire che in tutto questo tempo non è cambiato niente. Anzi, visto il trend attuale, ho paura che non passeranno di moda nemmeno per i prossimi 30.

giovedì 16 novembre 2006

La barzelletta delle ricariche

Qualche mese fa - ricorderete - è stata lanciata una petizione online per chiedere l'abolizione dei costi di ricarica dei telefonini (anomalia, va ricordato, tutta italiana). In seguito all'enorme successo riscosso dall'iniziativa, della cosa si interessò pure la Comunità Europea.

Va detto, comunque, che da allora ben poco è cambiato (avevate dei dubbi?); l'unica nota degna di rilievo è che Wind (non è ben chiaro se per merito di questa iniziativa) ha attivato da qualche tempo una ricarica da 50 euro priva di costi aggiuntivi. Cioè spendi 50 e usi 50.

Oggi veniamo a sapere che l'Antitrust e l'Authority per le Comunicazioni hanno concluso uno studio dal quale risulta che questi costi aggiuntivi non sono giustificabili in nessun modo se rapportati alle spese vive sostenute dai gestori.

Ora - va detto - la cosa era per la verità abbastanza intuibile anche senza bisogno di commissionare uno studio apposito. Staremo a vedere se la pubblicazione di questa indagine, riportata anche da molti siti finanziari, sortirà qualche effetto a livello legislativo (ne dubito) o se continueremo, tranquilli e beati, nella nostra anomalia tutta italiana.

Esistono dei limiti alla stupidità umana?

Attraverso il blog della mia amica Nadia, sono venuto a conoscenza del terribile e crudele gesto che hanno compiuto questi personaggi (è difficile definire in qualche modo chi compie atti simili; verrebbe da chiamarli bestie, ma nemmeno loro fanno queste cose).

Le immagini non le pubblico, chi vuole le può guardare qui. Prima di scrivere questo post ho fatto qualche indagine su vari siti anti-bufala per accertarmi che la cosa sia vera, e, visto che mi pare nessuno ne parli, ho proprio paura che lo sia.

C'è in queste ore una specie di tam tam in rete; molti blog e siti internet hanno spontaneamente accettato di diffondere le foto nella speranza di rintracciare i cretini autori della bravata (se così si può definire).

Non so se possa servire a qualcosa, e non so se neanche sia giusto. I maltrattamenti agli animali sono una triste realtà, e anche ben documentata (basta fare un giro su qualche sito animalista tipo quello della LAV); bisognerebbe fare un post ogni volta.

Comunque sia, più passa il tempo e più faccio fatica a trovare una risposta alla domanda iniziale.


Aggiornamento 22,30

Ho segnalato la vicenda nei commenti di questo post del blog di Attivissimo. Ne è nata una interessante discussione che mi vede sostanzialmente d'accordo con Paolo: divulgare e amplificare queste cose non è sempre la soluzione migliore. E' meglio fare qualcosa di concreto per cercare di controbilanciare l'idiozia di questa gente.

martedì 14 novembre 2006

Il risveglio

Due o tre giorni fa, in occasione della celebrazione della Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra, Benedetto XVI ha rivolto un accorato appello alle famiglie italiane per invitarle a cambiare il proprio stile di vita. Ha denunciato il problema della fame nel mondo, i gravi problemi ambientali e le ingiustizie sociali a livello planetario.

Pur apprezzando (una volta tanto) le parole del pontefice, mi pare di avvertire una sensazione, come dire, di "atto dovuto", di qualcosa non detto per reale necessità interiore. Naturalmente è solo una mia sensazione (da prendere quindi con le dovute cautele), ma in fondo, se ci pensiamo un pò, questi appelli hanno un andamento ciclico. Cioè, c'era la giornata del ringraziamento per i frutti della terra e quindi due parole sulla fame nel mondo ci stavano bene.

Fra un pò ci sarà, che so, la giornata della famiglia, ed ecco quindi l'occasione per elogiare il sacro vincolo del matrimonio, stigmatizzando magari chi ha scelto di convivere, le coppie di fatto, ecc...

Insomma, non vedo questi appelli come "sentiti", ma - ripeto, sbaglierò - velati di una forma di opportunismo. In fondo, se ci pensiamo bene, i gravi problemi della fame nel mondo e dello stato del nostro pianeta sono quotidianamente portati all'attenzione generale da organizzazioni, scienziati, studiosi, con appelli che regolarmente cadono nel vuoto o vengono volutamente ignorati per i motivi che tutti sappiamo.

Vabbè, speriamo comunque che, vista la cassa di risonanza, almeno serva a qualcosa.

lunedì 13 novembre 2006

Liberiamo i contenuti

Mi piacerebbe, dal piccolo spazio di questo blog, lanciare un'iniziativa, anzi un vero e proprio invito: liberare i contenuti. Cosa significa? Guardate il logo con le due "c" che trovate in fondo a questa pagina web. E' l'effige di Creative Commons, un organismo che tutela il copyright seguendo un'ottica più "aperta" e maggiormente attenta ai fruitori di contenuti. Mi spiego.

Se io scrivo, dipingo, compongo, insomma creo arte, perché non posso permettere a chiunque di "godere" di ciò? Perché devo porre dei vincoli alla libera diffusione di quello che creo? Cosa ci guadagno a tenere tutto per me? La cultura deve essere libera, il concetto di copyright, così com'è comunemente inteso, va abolito. La diffusione della cultura, e in generale dell'opera dell'ingegno, va incentivata con qualsiasi mezzo, non ostacolata.

Fa un pò tristezza vedere nei libri, nei cd, nei siti internet l'avviso "tutti i diritti riservati". Ma perché? Perché un'altra persona non può prendere liberamente una cosa che ho creato io e riutilizzarla a sua volta? Perché, poi, ci sono siti internet con la ridicola dicitura "avrete una corretta visualizzazione solo utilizzando il browser 'x'"? Un sito deve essere correttamente visualizzabile da qualunque browser in circolazione, altrimenti si torna ai tempi demenziali e terribili in cui nelle scuole e nei tram potevano entrare solo i bianchi.

Ecco perché per questo blog, come per il mio sito e i miei libri, ho utilizzato questa licenza. Perché permette a tutti di diffondere, riutilizzare e ripubblicare i miei scritti seguendo alcune semplici regoline. In pratica chiunque può fruire di questa "arte" pur restandone integra la paternità.

La libera diffusione della cultura fa bene e contribuisce a sconfiggere l'ignoranza. Nel medioevo si bruciavano i libri per impedire alle persone di accedere alla conoscenza, e questo consentiva ai detentori del "sapere" di soggiogare chi viveva nell'ignoranza. Prendiamo il campo dei software in informatica. Se 10 programmatori scrivono un software non sapendo uno cosa sta facendo l'altro, magari stanno spendendo energie per creare la stessa cosa. Se invece tutti e 10 mettono in condivisione tra loro quello che stanno facendo, uno si occuperà di un aspetto, un altro di un altro e cosi via. Ci guadagnano tutti e non si disperdono energie. Se volete, dedicate 10 minuti del vostro tempo a leggere questo documento: è un pò lungo, ma molto istruttivo.

Io lo sto facendo già da un pezzo. Ci state anche voi?

domenica 12 novembre 2006

Sì, è vero, l'Italia è impazzita

"Il paese è impazzito, non guarda al futuro". Queste le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi, all'inaugurazione del doppio binario a Crevalcore, località teatro nel 2005 di un incidente ferroviario in cui persero la vita 17 persone in seguito allo scontro tra due treni.

E ha ragione, come potrebbe non averne? Siamo tutti impazziti. Ma non per i motivi che pensa lui.

Siamo impazziti perché noi, popolo sovrano (a parole), permettiamo che loro maturino la pensione dopo 30 mesi di legislatura (noi dopo 35 anni, quando va bene).

Siamo impazziti perché destra o sinistra, Prodi o Berlusconi, per noi non cambia e non cambierà mai niente.

Siamo impazziti perché le mie figlie, assieme ai loro compagni, hanno dovuto portare 5 euro a testa a scuola per pagare le fotocopie, le penne e le matite.

Siamo impazziti perché è stato approvato l'indulto, l'unico provvedimento che ha (stranamente) messo d'accordo destra e sinistra.

Siamo impazziti perché è stato inventato il "bollino blu", una tassa mascherata da provvedimento anti inquinamento.

Siamo impazziti perché abbiamo speso 260 milioni di euro per festeggiare Halloween.

Siamo impazziti perché probabilmente il prossimo anno ne spenderemo ancora di più.

Siamo impazziti perché in televisione ci sono sempre le stesse facce, gli stessi programmi, gli stessi pacchi, gli stessi servizi, gli stessi reality, lo stesso Maurizio Costanzo, e noi li guardiamo.

Siamo impazziti perché il mio tfr è passato in gestione all'Inps senza che io potessi dire "bau", come se fosse roba loro. "Sì, ma non vi preoccupate, per voi non cambia niente". Va bene, non cambia niente (è da vedere), però, visto che è il mio, almeno - che so - un parere, un'opinione. Vabbè...

Siamo impazziti perché, unico paese al mondo, nel nostro Parlamento ci sono ancora 25 parlamentari condannati in via definitiva. Siamo arrivati al punto che le leggi le fanno... i fuorilegge.

Siamo impazziti perché La Stampa ha pubblicato in bella evidenza la notizia dei 40 anni di Jovanotti, il simbolo della generazione dei paninari idioti degli anni '80.

Siamo impazziti perché Apicella ha pubblicato un cd con canzoni scritte da Berlusconi.

Siamo impazziti perché anche quando il petrolio cala (succede di rado) la benzina aumenta sempre.

Siamo impazziti perché sulla strada davanti a casa mia le macchine sfrecciano ai 120 all'ora col limite dei 50. E una di queste, un mese fa, mi ha ammazzato il gatto.

Siamo impazziti perché i Rolling Stones hanno le proprie holding in Olanda (vantaggi fiscali), e negli ultimi 20 anni hanno guadagnato 350 milioni di euro pagandone di tasse poco più di 5.

Siamo impazziti perché Libano e Israele è da quando sono nato (se non prima) che si fanno la guerra, non se ne può più. E allora, indipendentemente da chi ha torto o ragione, verrebbe quasi voglia di fregarsene.

Siamo impazziti perché in Italia c'è un sito come questo. I nostri politici quindi potrebbero farne uno, che so, www.20000euroalmese.com.

Siamo impazziti perché i giornalisti continuano a odiare i blog.

Siamo impazziti perché due domeniche fa è passato davanti a casa mia un ragazzino che avrà avuto 13 o 14 anni. Camminava piegato sotto il peso di una ventina di scope che cercava di vendere bussando alle porte. Mi è venuta voglia di chiamare i Carabinieri (non per mandarlo via, ma per denunciare i delinquenti che lo mandavano in giro), ma poi non ho fatto niente. Bel pirla che sono.

Siamo impazziti perché, nonostante sia stata abolita in tutto il mondo, noi in Puglia abbiamo ancora la schiavitù, e tutti fanno finta di niente.
Quindi, caro Prodi, non siamo impazziti, e non è vero che non guardiamo al futuro. Ci guardiamo eccome; solo che a volte viene voglia di girarsi indietro.

Calci nel culo

Fonte immagine: http://www.repubblica.it

Adesso sentiremo le solite frasi: "Che strano, erano tutti bravi ragazzi", "appartenevano tutti a famiglie benestanti e perbene", "probabilmente non si rendevano conto di quello che stavano facendo" e simili.

Balle! Non ci sono giustificazioni per spiegare quello che hanno fatto questi qui. Non si può continuare a tirare in ballo il disagio giovanile, la perdita dei valori, ecc... Chi ha fatto questa cosa va preso singolarmente e riempito di calci nel culo, punto.

Quelli che avrebbero dovuto ricevere dai rispettivi genitori molto tempo prima.

sabato 11 novembre 2006

Dove sono gli autovelox?

Chi guida, sa che è prassi diffusa (seppure deprecabile) segnalare la presenza di un autovelox, o comunque di una pattuglia, lampeggiando ripetutamente con gli abbaglianti ai veicoli che si incrociano.

Oggi non è più necessario perché la mappa degli autovelox è disponibile su internet; e non su qualche sito "clandestino", ma su quello della Polizia Stradale. In questa pagina, infatti, è disponibile la tabella con indicati il posizionamento, aggiornato settimanalmente, regione per regione. Tutto questo si inserisce in quello che la Polizia Stradale ha chiamato "Operazione Trasparenza".

In pratica, si clicca sulla regione interessata e vengono mostrati, per ogni giorno della settimana di riferimento, i posti in cui vengono sistemati i rilevatori di velocità. L'immagine qui sotto, ad esempio, mostra dove saranno posizionati oggi gli autovelox nella provincia di Rimini



Come si vede, ce ne saranno 3: uno sul tratto riminese dell'A14, uno sulla (tristemente famosa) Statale 16, e uno nel tratto riminese della Marecchiese (SS 258).

Non so, sinceramente, se sia una buona iniziativa pubblicare questi dati. Certo, uno che sa dove sono, quando si troverà a passare di lì andrà indubbiamente più piano. Ma, allo stesso tempo, qualcuno potrebbe fare anche il ragionamento inverso: e cioè marciare tranquillo in prossimità dei posti indicati per poi "sfogarsi" in tutto il resto del territorio.

Mah...

venerdì 10 novembre 2006

Vuoi guadagnare 450/480 dollari a settimana? (piccola indagine anti-spam parte 2a)

Qualche giorno fa, ricorderete, mi sono trovato nella casella di posta un'e-mail che indirizzava a un sito cinese che vendeva Viagra e altri farmaci. Oggi me ne sono trovata un'altra, però di tipo diverso (mi sa tanto che il mio indirizzo è finito in mano agli spammer).

In quest'ultima non ci sono link su cui cliccare, ma è semplicemente una "proposta di lavoro". Il messaggio è chiaramente un 'pacco' (lo si deduce - tra le altre cose - dall'italiano sgangherato in cui è scritto); in pratica mi viene chiesto di dedicare qualche ora del mio tempo per agevolare - tramite il mio c/c bancario - delle fantomatiche transazioni finanziarie. Il testo della mail è molto lungo e non sto a riportarlo tutto, solo alcuni passaggi (quelli più ridicoli).

Cominciamo dall'oggetto, che recita:

"Il miglior modo di avere un guadagno meritevole"

Guadagno "meritevole"? Ma cosa vuol dire? Mmh... questa frase mi puzza di traduzione tramite software lontano un chilometro.

"Salve
In seguito al sviluppo della sfera d?attivita della nostra azienda
consideriamo ora delle candidature al posto vacante seguente:
1. Responsabile Internazionale di Pagamenti
Posti vacanti disponibili:19
Posizione geografica: Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Europa
Guadagno: 450-480$ alla settimana (per il primo mese di prova)
Occupazione: non piena (4-6 ore alla settimana)"

Salve? Ma chi ti conosce? Avete mai ricevuto una lettera da un'azienda seria che inizia con "salve"? La sintassi da barzelletta di questa frase (come di tutto il resto della mail) indica chiaramente che il testo è stato tradotto nella lingua italiana (?) da un software. Ci sono molti portali che hanno integrata la funzione di traduzione automatica, coi risultati che tutti conosciamo. Lo fa anche Google. Se volete fare una prova aprite la funzione di traduzione di Google, fate il copia-e-incolla di un paragrafo preso da un sito straniero e provate a tradurlo: capirete come è stata confezionata questa mail. Certo però che 450 dollari al mese sono allettanti... :-)

"Requisiti al candidato:
Il buono candidato dovrebbe avere un idea delle vaglie bancarie ed altre
sisteme di pagamenti.
Aver la possibilita di lavorare a tempo non pieno almeno 3 ore al giorno
Nessuna formazione speciale non e richiesta.
L?esperienza e la conoscenza di programmi di computer(Internet, E-mail)"

Dunque, io conosco il bancomat, la carta di credito, il bonifico bancario e il vaglia. Le "vaglie bancarie" mi sono ancora ignote: dovrò provvedere a colmare questa lacuna. Per quanto riguarda internet e l'e-mail, invece, non dovrei avere grossi problemi (ma internet è un programma per computer?).

"Per candidarsi per la posizione per favore ci invii l?informazione
seguente:
1. Il Suo nome completo
2. Il Suo Paese
3. Il Suo indirizzo
4. Il numero di telefono (cellulare, fisso, lavoro)
5. Il Suo indirizzo E-mail"

Il mio indirizzo e-mail? Ma non l'hanno appena usato per mandarmi il messaggio? :-)

"Lei e pronto a ricevere dei bonifici sul Suo conto bancario o la carta
di credito?"

Sì, certo, a patto che mi spieghino come si fa a ricevere un bonifico sulla carta di credito...

"Se ha ricevuto per caso questa lettera ma non desidera piu ricevere delle
lettere dalla nostra azienda scrivi la lettera su questo indirizzo:
remove@aug-company.net
Se non trovi la risposta alla Sua domanda nella rubrica delle domande
frequente allora per favore contatti il nostro departamento :
support@aug-company.net"

Ecco qua, se non desiderate più ricevere seccature mandate un'e-mail a uno degli indirizzi riportati, e da quel momento ne riceverete 10 al giorno di e-mail così.

Va bene, l'ho buttata sullo scherzo, ma c'è poco da scherzare. Lo spam rappresenta infatti attualmente una delle più grosse piaghe di internet, ed è difficile porvi rimedio. A questo c'è da aggiungere che purtroppo una certa percentuale di utenti abbocca a questi messaggi: molti rispondono e molti, addirittura, fanno acquisti. La tentazione più forte quando si ricevono questi messaggi è quella di rispondere per dire di non seccare più. Totalmente sbagliato: così facendo, infatti, si segnala agli spammer che l'indirizzo è attivo, con tutto quello che ne consegue.

Attualmente la soluzione più efficace per tentare di arginare il fenomeno (prima di arrivare a quella radicale di cambiare indirizzo), rimane quella di non cadere in questi tranelli cestinando immediatamente il tutto.

giovedì 9 novembre 2006

La pirateria è un bluff?

Il Corriere della Sera pubblica oggi un interessante articolo, consultabile (per adesso) qui, nel quale viene riportato uno studio dell'Istituto di Criminologia Australiano. Seppure questo studio sia ancora soltanto una bozza, sono trapelati da esso alcuni particolari molto interessanti.

Uno di questi riguarda il fatto che le industrie discografiche non dicono quali metodi usano per verificare l'entità delle (a loro dire) astronomiche perdite pecuniarie dovute alla pirateria online. Il Corriere, nell'articolo che ho linkato sopra, cita l'esempio proprio della Bsaa (Australian Business Software Association), che nel 2005 avrebbe lamentato perdite per 361 milioni di dollari. Bene, secondo questo studio tali dati sarebbero non dimostrabili, oltre che inaffidabili. Non poggerebbero insomma su nessuna statistica attendibile.

Non so chi abbia ragione (l'ultimo rapporto [2004] per quanto riguarda il nostro paese stima le perdite dovute alla pirateria online in 6 miliardi di euro), ma sono convinto che la stragrande maggioranza degli utenti, qualora non avesse la possibiltà di scaricarsi un cd musicale illegalmente dai circuiti peer-to-peer, non lo acquisterebbe comunque in un negozio.

Perplessità

E va bene, non ce la faccio più: qualcosa devo dire anch'io su questa storia. La storia di uno "strano" matrimonio, un matrimonio che forse "non s'aveva da fare" (per dirla alla Manzoni). La questione è piuttosto complessa (almeno per chi non mastica di 'dietrologie informatiche'), e quindi è necessario un brevissimo riassunto.

La scorsa settimana Microsoft e Novell hanno firmato un accordo con lo scopo (almeno dicono) di migliorare l'interoperabilità tra Windows e la piattaforma Linux di Novell. Per fare un paragone che rende bene l'idea a chi non se ne intende, è come se Bush facesse un accordo con Al Qaeda. Lo so, la similitudine è forte ma giustificabile, visto che fino a non molto tempo fa in casa di zio Bill si vedeva Linux come "un cancro da estirpare".

Ufficialmente l'accordo si basa su tre punti:

1) Tecnico: le due aziende si impegnano ad agevolare l'interoperabilità dei relativi software

2) Commerciale: ci sarà l'impegno reciproco di agevolare il 'marketing' dei software che graviteranno all'interno di questa fusione

3) "Brevettuale": ognuna delle due aziende potrà utilizzare software e tecnologie dell'altra senza il rischio di incorrere in cause legali per violazione di brevetto

Da un lato la stipulazione di questo accordo mi ha fatto anche piacere, in quanto dimostra che zio Bill comincia a prendere sul serio Linux (vista la sua lenta ma costante espansione difficilmente avrebbe potuto fare diversamente), ma dall'altra ci sono alcuni punti che mi lasciano perplesso. Ve li espongo brevemente.

Microsoft e Linux sono il non-plus-ultra della diversità: il primo è un prodotto commerciale basato su software a sistema chiuso; in pratica significa che il codice sorgente dei vari sistemi M$ (Xp e company) è segreto e vincolato da brevetto; il secondo è "anche" un prodotto commerciale ma basato su software aperto, il ché significa che il codice sorgente è di pubblico dominio e suscettibile di modifiche da parte degli utenti (con l'unico obbligo di pubblicare le modifiche apportate). Com'è possibile un accordo tra due soggetti così "distanti"?

Io sono del parere che Linux avrebbe dovuto continuare la sua strada da solo. La vedo come una specie di contaminazione, di fusione tra il diavolo e l'acqua santa (per usare un'espressione che circola in rete in questi giorni tra gli utenti Linux). Sarà forse che ai soldi non si comanda? Novell ha veramente venduto l'anima al diavolo (altra espressione piuttosto in voga in questo periodo)?

Anche la questione dei brevetti è sospetta. I termini dell'accordo prevedono infatti che Microsoft non farà causa agli utenti di SuseLinux se si scoprisse che al suo interno sono contenuti software o tecnologie tutelate da brevetti M$. Lodevole iniziativa, ma gli altri? Chi non usa SuseLinux che fa, s'attacca? Mi rendo conto che la questione può apparire piuttosto complessa a chi - come si dice - non ha "le mani in pasta"; ed è attualmente difficile prevedere gli sviluppi futuri di questo accordo. L'unica cosa da fare (per adesso) è aspettare e vedere (e pregare).

Ok, io ho detto la mia. Lo spazio dei commenti è qui sotto: se qualche utente Linux (e anche non-Linux, ci mancherebbe) vuole dire la sua su questa questione mi farebbe molto piacere.

mercoledì 8 novembre 2006

Internet e manette

Per noi è una cosa normale, uno dei tanti gesti che facciamo quotidianamente in modo automatico. Accendiamo il nostro pc, scriviamo un pensiero, un'idea, un'incazzatura (perché no?) e la mettiamo in rete. Senza problemi.

Reporters sans Frontières ha pubblicato oggi una particolare classifica. Si tratta di un elenco di 13 paesi che hanno in comune un'interessante peculiarità: si può essere arrestati per quello che si pensa o si scrive se non corrisponde ai dettami del regime. Ognuno di questi paesi si distingue dall'altro per alcuni dettagli, ma il denominatore comune è la mancanza di libertà di opinione.

Così, spulciando il documento, si scoprono alcune cose interessanti: in Cina, ad esempio, sono attualmente detenuti in carcere 52 blogger, colpevoli di aver scritto cose non approvate dal governo. A Cuba le connessioni internet sono messe al bando, e negli internet café i pochi pc connessi in rete hanno installati particolari software che avvisano le autorità qualora gli incauti internauti dovessero utilizzare parole non gradite.

Alla luce di queste cose, chissà, forse guarderemo con occhi diversi il prossimo post che scriveremo.

martedì 7 novembre 2006

A cosa servono le finestre

Non amo la tv, non la guardo volentieri (chi mi conosce lo sa); ma non per sterile snobismo o altro: per il semplice fatto che non mi piace e basta. Non mi piacciono i quiz, i reality, le soap (bleah!). Qualche programma interessante ci sarebbe anche, a patto di aver il coraggio di stare svegli dall'una alle cinque del mattino.

Purtroppo (si fa per dire, naturalmente) in famiglia siamo in quattro, e ai cartoni animati non si comanda; quindi, almeno per adesso, la tv si tiene e me ne faccio una ragione. Giuro però che se quello che ha raccontato Punto Informatico riguardo alla questione del canone (a proposito del quale avevo già scritto qualcosa) dovesse in qualche modo avverarsi, beh, sarà il caso che non passiate sotto le mie finestre.

Struzzi

C'è qualcosa che non riesco a capire (ma in fondo è normale, il giorno in cui avrò capito tutto potrò tranquillamente chiudere questo blog), vediamo se qualcuno mi può aiutare.

Dunque, come sapete, Saddam è stato condannato a morte. E fin qui, diciamo, niente di strano (si fa per dire). Ma qual'è la cosa che non capisco?

Appena giunta notizia della sentenza, si sono levate alte le (giuste) voci di protesta di capi di stato e funzionari di governo di vari paesi europei. Da noi, ad esempio, il buon Prodi si è affrettato a dire che "la nostra etica è lontana dalla pena di morte". Stesso concetto è stato espresso da D'Alema e dal premier spagnolo Zapatero. Concetti condivisibilissimi (almeno da parte mia). Ma perché adesso? Forse perché a morte è stato condannato uno (tristemente) famoso? E prima?

Evidentemente non è ancora chiaro a tutti che la pena di morte è attualmente in vigore in tantissimi paesi del mondo; e in molti di questi paesi non capita come al "signor Saddam", il quale ha avuto il 'privilegio' di un anno di processo prima di essere condannato, ma la maggior parte di queste esecuzioni sono sommarie e a volte comminate per futili motivi. Perché nessuno si indigna? Perché cadono regolarmente nel vuoto gli appelli di Amnesty International e delle organizzazioni che si battono per l'abolizione di questa medievale pratica? Perché Prodi o Berlusconi che siano invece di indignarsi per la condanna a morte di Saddam non si indignano perché la pena di morte esiste?
E, soprattutto, quanti Roger Coleman dovranno ancora passare? Mmh... mi sa che dovrò tenere aperto questo blog ancora per un bel pò...

lunedì 6 novembre 2006

Mandriva 2007

Quanti virus avete preso questo mese? Quante volte vi si è piantato il pc un attimo prima di salvare un lavoro, facendovi perdere tutto? Cose che capitano, si sente dire; ineluttabili inconvenienti di chi usa un pc, anzi, diciamo, di chi usa un pc con un certo sistema operativo (Windows).

Nonostante ultimamente le cose siano migliorate, almeno sul versante della stabilità di sistema, la maggior parte degli utilizzatori dei sistemi di zio Bill deve comunque prestare molta attenzione a tutte le pestilenze informatiche che girano in rete: virus, worm, trojan-horse, spyware e chi più ne ha più ne metta. E quindi giù a installare antivirus, antispyware, antiquello, antiquell'altro; alla fine ci si ritrova ad aver installati più programmi per la sicurezza di quelli effettivi che servono per lavorare.

Bene, cliccate sull'immagine qui sotto e guardatela bene:



Questo è GNU/Linux (più impropriamente solo 'Linux'), o, meglio, una delle tante "versioni" di questo straordinario sistema operativo. Nonostante ne abbia provate parecchie, MandrivaLinux è quella con cui mi trovo meglio e che uso abitualmente sul mio pc. Uso per fare che? Per fare tutto: scrivere, navigare in internet, ascoltare musica, guardare film, gestire il mio sito e il blog in cui state leggendo questo post. Perché Linux? Beh, i motivi sono molteplici e non è certo possibile spiegarli approfonditamente qui.

Ho scritto un libro, qualche tempo fa, che è liberamente scaricabile da questa pagina del mio sito internet e in cui spiego un pò di cose su Linux (tipo perché non serve l'antivirus, perché è libero, perché è stabilissimo, ecc...) e, in particolare, su questa distribuzione. Se vi va, e magari siete un pò curiosi di sapere qualcosa di più sul pinguino Tux, dateci un'occhiata.

Ah, dimenticavo: Linux è gratuito, lo potete liberamente scaricare da internet senza timore di passare dei guai, lo installate sul pc e cominciate a lavorare. Punto.

domenica 5 novembre 2006

Antica Grecia

Stavo dando una mano a mia figlia Michela, la più grande (5a elementare), a studiare storia. Argomento: l'antica Grecia. Leggo sul suo libro di testo:

"Gli aristocratici erano pochi; per questo il loro governo si chiamava 'oligarchia'. Tuttavia anche gli altri abitanti della città (artigiani, contadini, piccoli commercianti...) potevano partecipare alla politica, cioè alla vita della polis: nell'agorà [l'equivalente delle nostre piazze] si tenevano infatti delle assemblee, ossia delle riunioni, in cui ciascuno esprimeva il proprio parere".

Hai capito 'sti Greci? Riuscivano a fare già 500 anni prima della nascita di Cristo quello che noi non riusciamo ancora a fare nel terzo millennio.

Blog, bilanci e progetti

Oggi il mio blog "festeggia" 3 settimane di vita. Non so se sia il caso di fare un bilancio (poi in fondo bilancio di che?), però qualche impressione la voglio esporre.

Innanzitutto è d'obbligo un ringraziamento; le statistiche di accesso, infatti, mi dicono che in media 50/60 visitatori vengono tutti i giorni a leggere quello che scrivo (anche se non mi spiego perché ^_^), e la cosa naturalmente non può che farmi piacere. Devo dire che rispetto a prima - quando gli articoli li pubblicavo sul mio sito internet - non è che sia cambiato poi molto, tranne che per un paio di aspetti. Il primo è sicuramente la maggiore "rapidità" del blog: scrivere qui, infatti, è un pò come scrivere nella propria webmail, la procedura è semplice e automatica. Scrivere invece su un "normale" sito internet vuol dire andare a modificare manualmente il codice html delle pagine, con notevole maggior dispendio di tempo (una buona mano, comunque, me la dava OOo). In più il blog ha il pregio di non poco conto di permettere l'interazione diretta con chi legge. Prima, chi voleva commentare qualche mio articolo doveva obbligatoriamente mandarmi un'e-mail, ora è tutto più semplice e immediato.

In questo periodo, nei ritagli di tempo, sto raccogliendo e catalogando gli articoli, diciamo così, più "riusciti" che ho pubblicato nel corso del 2006 sul mio sito, su La Voce di Romagna e su questo blog. Questi andranno a formare un e-book in formato .pdf che sarà liberamente scaricabile dal mio sito internet il prossimo anno. Alla fine dovrebbe venir fuori un lavoro tipo quello che ho fatto quest'anno con gli articoli pubblicati nel 2005. L'unica differenza consisterà nel fatto che non mi limiterò a un semplice copia-e-incolla, ma, ove si renderà necessario, aggiungerò note, commenti ed eventuali aggiornamenti.

Come avrete notato, è comparso in alto, sotto al titolo, un piccolo banner. Ho infatti deciso di consentire a Google di inserire qualche inserzione pubblicitaria. Volevo però chiarire alcune cose: non ho aperto un blog per fare soldi, e questo principalmente per due motivi:

1) Non si fanno soldi coi blog

2) Se uno deve aprire un blog per fare soldi, come ha già detto qualcun'altro, è meglio che vada a lavorare

Io scrivo perché mi appassiona, come mi appassionano tante altre cose (leggere, suonare,ecc...); se avessi voluto fare i soldi avrei fatto il dentista. Diciamo che, adesso come adesso, sarei già contento di riuscire a mettere insieme i 10 euro mensili della flat di Telecom, tutto qua (come se fosse poco...).

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...