Tra le tante cose che mi ha lasciato questo splendido saggio, una primeggia sulle altre: la presa di coscienza di quanto è fragile la vita. Intendo la vita strettamente biologica: i miliardi e miliardi di processi a tutti i livelli che avvengono nel nostro organismo e che ci permettono di vivere e di fare le cose che facciamo ogni giorno.
Sembra una banalità. Grosso modo tutti, a livello più o meno astratto, sappiamo che la vita è fragile, ma un conto è saperlo in astratto, un altro è comprenderlo in profondità. Questo libro permette di comprenderlo in profondità.
A tratti l'ho trovato difficile, specie dove l'autore, premio Nobel per la chimica nel 2009, descrive alcuni dei processi che avvengono a livello cellulare mentre viviamo (alcune di queste parti le ho saltate), ma per il resto si tratta di un saggio interessantissimo e illuminante.
Molto semplicemente (si fa per dire), l'autore analizza le ragioni biologiche per cui tutti noi invecchiamo e moriamo, spingendosi poi a interrogarsi sull'eventualità e le conseguenze di prolungare indefinitamente la vita tramite la scienza. Mi ha colpito, in particolare, venire a conoscenza delle risorse, miliardi di dollari solo negli USA, che vengono da anni investite in ricerche per prolungare la vita il più possibile.
Fino a un secolo fa la durata media della vita era 40-45 anni, oggi è quasi raddoppiata, cosa impedisce di arrivare in un futuro non troppo lontano a 120? Naturalmente l'autore non si limita alla biologia, ma si profonde in interessantissime riflessioni etiche, morali, psicologiche e sociali relativamente alle conseguenze di un allungamento indefinito della durata della vita. Senza dimenticare le implicazioni medico/sanitarie che ne deriverebbero, tra le quali la più importante è già sotto gli occhi tutti: l'aumento esponenziale delle malattie neurodegenerative, Alzheimer in primis (un capitolo intero del libro è dedicato a questa malattia). Nel 2020 i malati di Alzheimer a livello globale erano circa 50 milioni, si stima che nel 2050 saranno tre volte tanto.
Umberto Galimberti diceva, un po' provocatoriamente, che i progressi medici e scientifici più che portare a un allungamento della vita hanno portato a un allungamento della vecchiaia, e in parte è difficile dargli torto.
Comunque sia, è un libro che consiglio caldamente. L'ho trovato illuminante.

Cerco di non farmi troppe domande, è solo il cerchio della vita, non sarò "erudita" come tanti...
RispondiEliminaGenetica, fortuna e progressi scientifici e...boh non mi fa' piacere, certo, ma sono preparata. Notte
Io invece ho il vizio di essere curioso e di farmi molte domande, e temo che ormai non "guarirò" più :-)
EliminaBuongiorno
Se per quello anch'io sono curiosa, mi faccio e faccio domande, ma sulla morte, che si può dire? Leggere pensare chiedere alla fine ci arriviamo tutti li...risposta mia terra terra 😀 buongiorno
EliminaGuarda che io dò sempre un mio punto di vista, sempre se si può 😀
EliminaCerto che si può, c'è qualcosa che ti fa pensare il contrario? ;-)
EliminaNo, 😉
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