mercoledì 3 settembre 2025

Lutto?

Chi ha abbastanza anni sul groppone da aver vissuto la infausta stagione del berlusconismo non può non aver conosciuto l'epopea di Emilio Fede, al quale va riconosciuta la coerenza di essere stato un servo e non averlo mai negato. Quello che mi auguro è che i titolisti delle prime pagine di oggi evitino di scrivere cose come "Lutto nel mondo del giornalismo", perché il giornalismo con Fede non c'entrava niente, o almeno col Fede dal 1994 in poi.

26 commenti:

  1. Mi asterrò dal riportare gli epiteti che mi vengono in mente all'indirizzo di costui.
    Per rispetto nei confronti della Morte, non certo di lui.

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    1. Comunque gli Emilio Fede ci sono anche oggi, ma amano definirsi indipendenti. Sotto questo aspetto Fede aveva una sua coerenza.

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  2. Beh come lo chiamiamo, dipartita? Buongiorno

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    1. Sì, utilizzare il termine "morte" non sta più bene, si cerca di edulcorarla in vari modi.
      Buongiorno

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  3. Fede non mi è mai piaciuto!Ciao

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  4. A me faceva ridere
    Be' che riposi in pace
    Un saluto

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    1. Massì. E poi può darsi che di là abbia ritrovato il suo idolo.

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    2. Staranno organizzando delle cene eleganti.

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  5. Mai sopportato, mai piaciuto. Concordo con il tuo articolo.

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  6. La morte non assolve nessuno, al massimo mette un punto. Fede non è stato un giornalista, ma un megafono. La sua “coerenza” stava tutta nell’aver accettato con orgoglio il ruolo di servo, che è persino più onesto dei tanti che oggi sventolano l’etichetta di indipendenti mentre sono inginocchiati come e peggio di lui. In questo Paese la parola giornalismo è stata violentata mille volte, e Fede è stato solo la caricatura più esplicita. Il problema vero è che i Fede di oggi sono eleganti, colti, sedicenti critici: e proprio per questo molto più tossici.

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    1. Fede, al confronto, era un servo quasi trasparente: faceva il suo mestiere con entusiasmo, senza nascondersi dietro l’etichetta di libero pensatore. Ma il problema non era lui, era il modello. Perché oggi i servi non si inginocchiano più: indossano l’uniforme dell’indipendente e spingono consenso con la grazia di chi sparge veleno in tastiera. Ecco qualche esempio genuino di giornalismo "indipendente" che finisce a braccetto col potere:
      Marco Travaglio, icona de il Fatto Quotidiano, giornale nato proprio sull’onda dell’antiberlusconismo. Eppure dal 2000 approda a posizioni più ambigue: si avvicina al Movimento 5 Stelle, alternando slogan di anticorruzione e chiaroscuri critici anche verso Conte .
      Michele Santoro, simbolo di libertà di parola in Rai, più volte accusato di fare spettacolo su misura per certi schieramenti politici e travolto da polemiche su interventi come quello dell’era Annozero .
      Giornalisti di “indipendenti” che scalano redazioni, privi di scrupoli: come racconta Specchio Economico, si infilano nei ruoli decisivi per orientare le notizie secondo interessi politici, armati di riserbo e apparente neutralità .
      Il risultato è che il giornalismo moderno si è trasformato: non più portavoce dell’informazione, ma sarto del potere. Le notizie non servono più a rendere conto, ma a legittimare.
      “Qui giace il giornalismo servile. Dopo Fede, i suoi eredi hanno imparato che è più lucroso sorridere in giacca slim e bluffare da indipendenti.”
      G

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    2. Non è questione di “colpe” personali nel senso giudiziario o morale assoluto, ma di coerenza editoriale e scelta strategica. Nel contesto che stiamo discutendo: Travaglio è sempre stato un giornalista critico verso il potere, soprattutto verso Berlusconi, e su questo ha costruito la sua reputazione. Tuttavia, osservando i suoi rapporti con il Movimento 5 Stelle, certi interventi e commenti, qualcuno può dire che ha modulato la sua linea in funzione di alleanze politiche, pur mantenendo un’apparenza di indipendenza.
      Quindi non si tratta di “colpe” in senso penale, ma di un gioco di equilibrio tra indipendenza dichiarata e scelte editoriali tattiche, che in un discorso critico sul giornalismo servile rientra perfettamente. In altre parole Andrea, se vuoi inserirlo nel commento da “ghigliottina morale”, lo puoi citare come esempio di giornalismo che cambia bandiera senza smettere di presentarsi come indipendente, senza accusarlo di crimini o comportamenti illegali.
      G

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    3. Comunque non è il giorno di Travaglio oggi. Punto!
      G

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    4. Vabbe', allora dillo che a Travaglio gliela vuoi tirare :-)

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  7. Il suo essere genuflesso a Berlusconi mi sembra in fondo il male minore, consiglio un ripassino di tutto il resto:
    https://www.fanpage.it/milano/dal-bunga-bunga-con-nicole-minetti-alla-bancarotta-con-lele-mora-i-guai-giudiziari-di-emilio-fede/

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    1. Un curriculum giudiziario di tutto rispetto, devo dire. Non sfigura di fronte a quello del suo padrone :-)

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  8. Non mi è mai piaciuto. E non per il suo servilismo. ma come giornalista. Forse, ma potrei sbagliarmi, nel suo caso erano la stessa cosa.

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  9. Fede era un "giornalista" solo perché - presumibilmente - iscritto all'albo.

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    1. Io toglierei il "presumibilmente". Prima della svolta berlusconiana è stato per alcuni lustri direttore del tg1. Difficile farlo se non si è iscritti all'albo. Leggendo qua e là alcune note biografiche sembra che nel primo periodo della sua carriera fosse anche un buon giornalista. Poi è rimasto fulminato sulla via di Arcore e da lì la sua parabola si è incanalata nel solco del giornalismo servile e macchiettistico, marchio che gli resterà per sempre.

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  10. Buongiorno, Andrea.
    Se dovessi scrivere ciò che davvero penso di Emilio Fede, rischierei di trascendere, perché era un uomo senza dignità. Un dato che non viene mai menzionato è il modo in cui trattava i suoi giornalisti al tg4: spesso li umiliava senza ragione, sbraitando come un pazzo senza alcun motivo. Ricordo scenate assurde, interessanti, però, sul piano psicologico, perché svelavano molto del suo carattere: un uomo meschino, forte con i deboli e debole con i forti, dominato dal bisogno di esercitare un potere su chi non poteva difendersi. Non deve stupire, del resto, perché questo comportamento è coerente con il servilismo che mostrava nei confronti di Berlusconi e altri potenti. La morte non cambia questi dati di fatto, per cui la mia disistima nei suoi confronti rimane intatta.

    Buona giornata. :)

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    1. È verissimo. Ricordo ad esempio il povero Paolo Brosio ai tempi di Mani Pulite. Il poveretto se ne stava tutto il giorno sul marciapiede della procura di Milano in attesa di intercettare qualche uomo politico che entrasse o uscisse dalle udienze, per poi inseguirlo provando a strappargli qualche parola. Nel frattempo Emilio Fede, dallo studio, incitava malamente il povero Brosio affinché tampinasse il malcapitato, per poi ricoprirlo di contumelie e insulti in caso non riuscisse a strappargli alcunché. Sono scene che difficilmente si dimenticano e che, come dici tu, dicono molto del personaggio Emilio Fede.
      Ciao, Romina :-)

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