domenica 14 settembre 2025

Elogio dell'ignoranza e dell'errore



Spesso siamo terrorizzati dai nostri errori e dal fatto che gli altri possano accorgersene e giudicarci in modo negativo. Invece gli errori, piú di tutto, rendono gli uomini amabili, scriveva Goethe. La capacità di sbagliare con eleganza - e di ammetterlo quando è necessario o semplicemente giusto - è un fattore tanto controintuitivo quanto fondamentale del successo in qualsiasi attività. Ha detto Michael Jordan, una leggenda del basket: 'Nella mia carriera ho sbagliato piú di novemila tiri. Ho perso trecento partite. Per trentasei volte i miei compagni si sono affidati a me per il canestro decisivo e io l'ho sbagliato. Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto'.

Un pensiero con cui familiarizzare è il seguente: ognuno di noi passa gran parte della sua vita a commettere errori e ad avere torto. Una fondamentale linea di demarcazione è fra quelli che ne sono consapevoli e quelli che non lo sono. Tutti noi prendiamo decisioni giuste e decisioni sbagliate. La vera differenza è fra coloro che sono disposti (e veloci) a riconoscere quelle sbagliate e a correggerle, e coloro che cercano di occultarle a sé stessi e agli altri, che cercano di convincere, sé stessi e gli altri, di avere ragione anche quando hanno torto. Quando si imbattono in eventi che mettono in crisi le loro credenze, sono piú inclini a manipolarli piuttosto che a interpretarli. Elaborano nuove spiegazioni oppure, semplicemente, ignorano l'evidenza.

Ma torniamo alla frase di Goethe. Cosa significa davvero che gli errori rendono l'uomo amabile? Il primo significato della frase, quello piú ovvio, è che gli errori ci umanizzano agli occhi degli altri esattamente come pretendere di avere sempre ragione ci rende piuttosto odiosi. Ma forse il significato piú profondo è che gli errori ci ren- dono amabili con noi stessi. Accettare l'idea che sbagliare non è una catastrofe ma un passaggio fondamentale dell'evoluzione. Una forma di ar- mistizio con noi stessi. Un modo per diventare persone migliori.

Alla fine questo libro l'ho letto in un pomeriggio. È una specie di breviario, si potrebbe dire. Un testo sulla fallacia e sull'umiltà. Soprattutto un saggio che prova a insegnare una cosa difficilissima e istintivamente controintuitiva: la capacità di mettere in dubbio le proprie convinzioni, anche (anzi, soprattutto) quando si è convinti della loro graniticità. Bellissima la citazione di Bertrand Russell secondo cui la categoricità è sempre sinonimo di mediocrità. È un libro istruttivo che credo sia utile sia nella vita reale che, specialmente, in quella che trascorriamo sui social.

In generale Carofiglio è un grande, sia che scriva saggi e sia che scriva romanzi.

4 commenti:

  1. Ne ho letti tre romanzi del Carofiglio. Non lo sapevo che anche scriveva saggi.

    podi-.

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    1. Oltre ai romanzi, Carofiglio ha scritto ottimi saggi: L'arte del dubbio, La manomissione delle parole, Della gentilezza e del coraggio e altri. È uno scrittore prolifico e versatile.

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  2. "È un libro istruttivo che credo sia utile sia nella vita reale che, specialmente, in quella che trascorriamo sui social."
    E ancor prima di entrambe aggiungerei l'utilità anche in quella interiore...
    Carofiglio resta unico e prezioso, credo, sia per la molteplicità degli ambiti toccati dai suoi libri, sia per la sua sempre limpidissima intelligenza.

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