Quindi cosa si faceva ai miei tempi nelle lunghe e spesso noiose ore di lezione? Come si ingannava il tempo? Beh, se la materia era interessante si seguiva la lezione, e a me sia alle medie che alle superiori alcune materie interessavano, altrimenti si faceva altro: chiacchiere coi compagni vicini cercando di non farsi beccare, magari un po' di Settimana Enigmistica sotto banco. Io ero appassionato di musica e, in previsione di lezioni noiose, mettevo nello zaino il libro con testi e accordi delle canzoni dell'epoca. Lo aprivo ogni tanto di nascosto cercando di memorizzare gli accordi per poi suonarli con la chitarra, una volta tornato a casa, senza bisogno ogni volta di leggerli sullo spartito.
A volte, anche se la materia era noiosa, era il professore a fare la differenza. Ricordo che in seconda superiore ci capitò un insegnante di matematica e scienze fenomenale: empatico, spiritoso, carismatico, coinvolgente. Sapeva come "conquistare" una classe. Se a distanza di quarant'anni da allora quel professore mi è rimasto nella memoria vuol dire che ci sapeva fare. D'altra parte lo diceva già Platone che se vuoi aprire la mente dei ragazzi devi prima aprirgli il cuore.
Cosa c'entra tutto ciò coi cellulari? Niente, sono partito da lì e poi ho preso la tangente. Banalmente, posso azzardare l'ipotesi che se lo studente consegna il cellulare all'entrata e lo ritira all'uscita, magari sarà obbligato a impiegare il tempo che prima impiegava a spippolare sul device seguendo la lezione, o magari facendo la Settimana Enigmistica, attività comunque sempre più proficua dello smanettamento allo smartphone.
Veloce veloce, fanno bene. Buondì
RispondiEliminaProbabilmente sì.
EliminaBuondì
Tutti fanno uso del cellulare a scuola. Anche in classe. I primi ad usarlo sono gli insegnanti stessi (non tutti, molti sì) e i ragazzi si sentono autorizzati a portarlo e a tenerlo "nascosto" (si fa per dire) nello zainetto.
RispondiEliminaAllora, premetto che parlo da insegnante, anche se di ragazzi di fine adolescenza e ventenni.
RispondiEliminaIntanto dico la mia su un punto: da quando si è iniziati a dare la colpa agli insegnanti, scadenti o meno che siano, la scuola ha perso sempre di più di autorevolezza come istituzione. Con le conseguenze che vediamo tutti i giorni.
Un insegnante, come prima cosa, non deve essere empatico o bravissimo didatticamente. Quelle stanno tra le seconde e terze cose. Un insegnante, prima di tutto, deve essere competente su una materia, conoscerla e padroneggiarla.
Poi, viene tutto il resto. Che è importante, ma non fondamentalissimo. Come diceva qualcuno: conosci bene qualcosa solo dopo che la saprai far capire a tua nonna.
Posso anche portare esempi concreti: conosco tantissimi bravi studenti che hanno imparato molto e hanno avuto bei voti anche con pessimi insegnanti. Alle medie o alle superiori. Si sono limitati a studiare e comportarsi bene (cosa sempre più complicata oggi).
Ora veniamo al punto cellulari.
Io personalmente sono d'accordo. E più che concentrami sul se sia giusto o esagerato vietarli, partiamo sempre dal perché si è arrivati al divieto.
Quanta gente vediamo guidare spippolando su WhatsApp? Quanta gente interrompe un lavoro per vedere una notifica? Quanta gente, mente le sto parlando, mi interrompe il dialogo perché le trilla il cellulare; comunicandomi inconsciamente che ha cose più importanti da guardare piuttosto che dialogare con me (e sì, lo dico come si deve: è anche offensivo).
Qui non parliamo più di efficienza. Qui parliamo di educazione.
E in qualche modo dobbiamo riprenderci la libertà dal dispositivo. Lo dico da appassionato di internet e tecnologie varie.
Sto lavorando --> Cellulare ignorato o silenziato o in modalità aereo.
Sto al cinema o al teatro --> idem
Sto studiando --> Posso tenerlo collegato, ma sulle cose importanti che mi richiedono concentrazione lo ignoro
Sto lavorando --> Cellulare a quel paese, a meno che non abbia moglie incinta o parenti malati
Insomma. Io la vedo proprio dal punto di vista di una dipendenza da cui dobbiamo provare a liberarci.
Vantaggi: vita più tranquilla, meno pensieri, più efficienza produttiva. Meno incidenti stradali.
Piccola aggiunta: quando vado in montagna, cellulare totalmente in odalità aereo e ignorato.
EliminaLa sera, poi, si recupera corrispondenza o altro.
Vi assicuro che fa la differenza.
Concordo su tutto, Maurizio. Per esperienza personale ti posso dire che io studiavo molto più volentieri le materie dei professori che mi piacevano, quindi penso che un professore carismatico abbia più probabilità di ottenere risultati rispetto a uno più... "tranquillo". Ma è un pensiero personale, quindi va preso per quello che vale.
EliminaPer quanto riguarda la dipendenza dallo smartcoso, non aggiungo niente a ciò che hai scritto. È purtroppo un problema che riguarda anche me e sul quale ho ancora parecchio da lavorare.
Sì. Le seconde e terze cose, come classificate sopra, portano i loro vari vantaggi. E' innegabile.
EliminaMa al centro di uno studio o di una preparazione c'è sempre lo studente.
Tra le tante cose ha anche dei bei libri scritti in italiano (su cui i genitori investono non poco). Quasi sempre scritti da bravi didatti, quelli sì.
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RispondiEliminaIl problema dei cellulari in classe è grave in particolare alle superiori. Io insegno alle medie e il problema è del tutto relativo. Le regole sono chiare: puoi tenerlo ma spento e nello zaino. Devi spegnerlo prima di entrare a scuola e puoi riaccenderlo solo fuori dal portone di scuola. L'età 11-14 è ancora gestibile, ben diversa quella 14-19. La sfida alle superiori è del tutto diversa e più difficile. Sento di docenti comunemente molto amati e rispettati comunque avere a che fare col problema, quindi la situazione ormai dilaga. I giovani nati dal 2005 in particolare hanno serie difficoltà a fare a meno del cellulare che, ormai si sa, sostituisce la socialità, la comunicazione. Non possono farne a meno, è come un prolungamento del loro stesso essere al mondo. Sembra dunque che questo divieto cada su di essi dall'alto e passerà come un'imposizione insopportabile. Come si fa, allora? Bisogna tenere duro, cercare di essere ancora più assertivi. Oggi insegnare è davvero un mestiere difficile, a fronte di una posizione retributiva di base e dentro strutture fatiscenti o del tutto inadeguate. La vedo dura e non sono ottimista. Non posso aggiungere altro non essendo docente alle superiori.
RispondiEliminaAlla fine credo che il punto focale del problema sia, come dici tu, che ormai il cellulare non è più un mero prodotto tecnologico ma è il mezzo attraverso cui per la maggior parte passa la socialità, quindi se si priva qualcuno di questo strumento non lo si priva solo di uno strumento tecnologico ma della comunicazione. Eppure bisogna, in qualche modo, cercare di limitarne l'uso, almeno in certi ambiti. Magari banalmente anche solo per spiegare e fare comprendere che esistono altri modi di socializzare.
EliminaCome scrivevo nel post, fortunatamente la mia generazione ha vissuto il periodo della scuola senza cellulare, ma mi rendo conto che oggi rappresenta un problema difficilmente risolvibile.