Arrivato a pagina 200 mi appello al terzo dei dieci diritti del lettore, enunciati da Pennac nel libro Come un romanzo, e abbandono Günter Grass. Il terzo diritto recita: "Si ha diritto di abbandonare un libro se non piace più".
Devo dire che molto raramente, nella mia lunga carriera di lettore famelico, mi sono avvalso di questo diritto (di alcuni degli altri nove molto di più), ma è comunque successo ancora, in passato.
Una volta, anche se un libro non mi piaceva cercavo comunque di arrivare in fondo; da un po' di anni a questa parte ho cambiato approccio alla lettura e, più pragmaticamente, mi sono reso conto che la vita è troppo breve per continuare a leggere libri che non piacciono.

Scusa Andrea, magari lo sai, ma per par condicio volevo dirti che è mancata Claudia Cardinale, un'attrice per me, bravissima, la ricordo nel Gattopardo, nella ragazza di bupe, in C'era una volta il west, nella ragazza con la valigia. Mi ricordo la Sua bellezza...con quegli occhi velati di un malinconico sguardo. Grazie ciao
RispondiEliminaSì, ho letto della sua morte, ma non essendo appassionato di cinema la conoscevo solo di fama. Dei film che hai citato non ne ho visto neppure uno tranne (credo) C'era una volta il West.
EliminaRecupererò.
Lo so, ma siccome avevi fatto un post su Robert Redford, mi sono permessa di scrivere.
EliminaA mia memoria, ho interrotto tre libri:
RispondiElimina- "David Copperfield" di Dickens: preso dalla biblioteca di scuola delle elementari, fui intimato di restituirlo mentre ero circa a un terzo del romanzo e dovevo farlo circolare... Peccato che la durata di ciascun prestito fosse indipendente dal numero di pagine, e io oltre a leggere svolgevo anche i compiti e giocavo...
- una raccolta di pensieri di Giacomo Leopardi: non che mi dispiacesse, ma capitò nel periodo sbagliato (leggevo soprattutto durante il mio pendolarismo universitario e avevo finito di seguire...) e lo abbandonai, smettendo anche di leggere narrativa per alcuni anni...
- "America" di Kafka: l'atteggiamento del protagonista mi dava sui nervi, l'ho messo via e rinunciato agli altri due romanzi contenuti nel volume.
Mi sono invece sobbarcato un paio di libri sperando che migliorassero prima o poi, ma niente da fare, tanto che ho messo i rispettivi autori nel mio libro nero dei "Mai più da leggere": Verga, Fogazzaro e soprattutto Musil!
Boh, tra quelli abbandonati io ricordo solamente i Versetti satanici, di Salman Rushdie. Gli altri li ho dimenticati :-)
EliminaNon l'ho abbandonato, ma confesso che ho fatto una fatica boia ad arrivare alla fine del famoso e peraltro sacrosanto "Spillover" di David Quammen. Ho trovato insopportabilmente lunghe e (per me) inutilmente dettagliate fin nei più inutili particolari le parti descrittive del lato diciamo reportage, quello che assomiglia molto ad un romanzo mentre a me interessava essenzialmente la parte saggistica. Sicché per arrivare al sodo delle evidenze scientifiche ho dovuto concretamente e assai fastidiosamente sorbirmi decine e decine di pagine di cui, onestamente, non mi poteva fregaddemèno, infatti se ho voglia di leggere un romanzo non è Quammen che vado a cercare, o almeno non in un suo saggio scientifico.
RispondiEliminaPerò a quanto pare sono l'unica ad aver provato questo fastidio, perchè da nessun'altra parte ho letto o sentito lamentele in questo senso.
Coi saggi succede spesso anche a me di imbattermi in pagine troppo descrittive e troppo tecniche e a volte salto. La differenza coi romanzi è che se salti parti di questi ultimi poi perdi la storia, coi saggi questo problema non c'è.
EliminaOT ma neanche troppo, colgo l'occasione per segnalare un libro di cui ha parlato l'Autore Matteo Motterlini a Radio 3 Scienza. Si tratta di un saggio che mi sembra molto promettente e il cui titolo è "Scongeliamo i cervelli non i ghiacciai".
EliminaSegno immediatamente. Grazie siu ;-*
EliminaNella riluttanza ad abbandonare una lettura gioca un ruolo il senso di sconfitta insito nella rinuncia, specie se si tratta di un romanzo famoso (ma come, tutti lo osannano e io non sono in grado di finirlo?). In realtà è un atto onesto fermarsi, quasi coraggioso.
RispondiEliminamassimolegnani
Beh, io non parlerei di senso di sconfitta. Quando inizio un saggio o un romanzo metto già in conto che potrebbe anche non piacermi, allo stesso modo in cui può non piacermi un film, uno spettacolo teatrale ecc.
EliminaCàpita.
Anch'i0 se il libro non mi piace lo accantono,per riprenderlo più avanti!
RispondiEliminaPochi sono i libri che ho abbandonato... Ma quando fatto, mi sono sentito leggero e libero.
RispondiEliminapodi-.
Anche io, anche se in genere un po' di dispiacere c'è.
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