A un certo punto, più o meno all'altezza di Palazzo Marcosanti, ho incrociato una coppia di anziani, marito e moglie, che conosco ma che ho perso di vista da tanto tempo. Lui aveva un negozio di barbiere vicino a casa mia e per tanti anni, fin da quando ero piccolo, sono andato a tagliarmi i capelli da lui. Camminava con qualche difficoltà appoggiandosi a uno di quei carrelli a quattro ruote che usano le persone con problemi di deambulazione, e sua moglie gli stava di fianco, a tratti sorreggendolo e a tratti lasciandolo camminare da solo. Dal tremore di una mano di lui ho intuito la presenza del Parkinson.
Ci siamo riconosciuti a vicenda anche se non ci vedevamo da tempo e ci siamo fermati per salutarci. Difficile sapere bene cosa dire in certi frangenti, tanto meno chiedere come va a una persona per la quale evidentemente non va bene, ma in qualche modo abbiamo scambiato due chiacchiere e abbiamo poi proseguito per le nostre strade.
Durante la mia camminata solitaria mi ha fatto compagnia Alberto Negri, giornalista e reporter che per oltre trent'anni è stato corrispondente di guerra in Medio Oriente, Balcani, Africa e Asia centrale, e ha vissuto e raccontato dal campo i principali eventi accaduti in Medio Oriente negli ultimi decenni. Una cosa, tra le tante, mi ha colpito di quello che ha detto: diffidate sempre di come i nostri media vi raccontano ciò che succede nel mondo, e diffidate anche delle immagini che vi mostrano. Il riferimento era alle famose fotografie, circolate all'epoca dell'invasione americana dell'Iraq su tutti i media del mondo, che mostravano la caduta della statua di Saddam Hussein nel giorno in cui gli americani erano arrivati nel centro di Baghdad, una delle immagini più manipolate della storia per raccontare qualcosa che non è mai andato come ce l'hanno raccontato.
Se avete voglia di seguirla, la lascio qui sotto.
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