giovedì 29 agosto 2024

Martina Oppelli

Ho ascoltato per caso al telegiornale alcuni passaggi di una intervista a Martina Oppelli, l'architetta 49enne triestina affetta da anni da sclerosi multipla. Mi è rimasta impressa una frase che ha pronunciato con tono accorato: "Siamo soffi di vento, lasciatemi andare."

E invece no, non se ne può andare perché c'è una legge che glielo impedisce. Perché viviamo in un paese barbaro e incivile in cui non siamo liberi di poter decidere qual è il livello di sofferenza che possiamo sopportare. Lo decidono altri per noi. Altri che ovviamente godono di ottima salute e non hanno la più pallida idea di cosa significhi essere obbligati a stare immobili in una carrozzina o in un letto a soffrire 24 ore su 24, 7 giorni su 7, un anno dopo l'altro.

E quindi i medici, oltre ai tubi e alle sonde che ti trapassano il corpo piagato, ti prescrivono ulteriori farmaci che, forse, leniranno un po' il dolore ma che ti faranno perdere definitivamente la lucidità, in modo che così, quando sarai definitivamente uno zombie, non avrai più la possibilità di capire cosa ti sta succedendo e potrai continuare a soffrire fino alla fine.

Mi vergogno di vivere in un paese così.

7 commenti:

  1. Hanno tutta la mia solidarietà Martina Oppelli e coloro che la stanno sostenendo nell'azione legale contro Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina), non ultimo per aver chiamato la condanna alla quale viene costretta con il solo possibile e giusto nome di tortura.
    https://www.triesteprima.it/cronaca/martina-oppelli-denuncia-asugi-tortura.html
    Sono curiosa di vedere come Asugi si difenderà dall'accusa di praticare, appunto, nei fatti e al di là delle strumentali parole, il reato di tortura. Perchè di questo si tratta.
    Oltre che della negazione del diritto fondamentale di decidere sulla propria vita, della quale invece ad altri viene riconosciuta la potestà di disporre. Aberrazione questa da sempre legata alla disgrazia di essere il Paese che ospita il Vaticano, continuando in eterno ad esserne impregnato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, lo so. Purtroppo abbiamo questo cancro che ci portiamo appresso che non riusciamo a estirpare.

      Elimina
  2. Me ne vergogno anche io...

    RispondiElimina
  3. Deve essere una cosa terribile vivere così!Ciao

    RispondiElimina
  4. Ci siamo dimenticati la misericordia... soprattutto verso una persona che soffre. Lo trovo indegno di un Paese civile.
    Elisa

    RispondiElimina
  5. dalle parti nostre si dice SPQR: Solo Preti Qui Regnano.
    A giudicare dalle leggi medievali sul fine vita direi che ci abbiamo preso

    RispondiElimina
  6. Sono d’accordo con te.

    Esperienza personale: l’ex marito di mia cugina in Olanda.
    Inverno: scoperto tumore al pancreas.
    Primavera: tentato il tentabile poi dichiarato inutile dai medici.
    Estate: vissuta degnamente nonostante la malattia: qualche viaggio, giornate con i suoi figli.
    Autunno: invece di soffrire bloccato a letto, magari non a casa ma in ospedale, con la mente annebbiata dagli antidolorifici, chiaramente con l’approvazione del proprio medico, ha scelto l’eutanasia. Fissato il giorno se n’è andato serenamente circondato dai propri cari.

    RispondiElimina

Vivere il reale

  Splendido saggio, uno dei più belli che abbia letto quest'anno, in cui il filosofo e teologo Byung-chul Han spiega come con l'avve...