Un interessantissimo intervento del professor Edoardo Lombardi Vallauri su alcuni aspetti del linguaggio, della memoria a breve e lungo termine e del numero di parole che mediamente conosciamo e utilizziamo. Ho scoperto due cose interessantissime; la prima è il motivo per cui, dopo poco, dimentico gran parte dei libri che leggo, la seconda è che si diventa bravi a parlare non parlando, ma scrivendo.
Tutto molto interessante.
(Nel video in questione il professore parla in pubblico, presumo da una sede accademica, quindi non fuma il sigaro. Spero che ciò eviti lunghe diatribe sulla liceità o meno del fumare quando si fanno video su Youtube :-))
Video e post molto interessanti!Grazie della condivisione.
RispondiEliminaDi nulla.
EliminaSinceramente, Edoardo Lombardi Vallauri mi sembra una persona molto più professionale nel parlare in pubblico (anche sulle competenze) rispetto a Matteo Saudino (argomentazioni e temi un po' banalini?). E no, non c'entra nulla il sigaro.
RispondiEliminaGuarda caso parla in una sala conferenze e non in un canale YouTube personale, attivato spesso più per fatturare con le visualizzazione che per altro.
E' un po' la differenze tra gli scrittori self-publishing, che in genere vendono ad amici e conoscenti, e chi, invece, viene valutato da una casa editrice e pubblicato sui canali ufficiali. Come indice di qualità.
Su come la penso sul vizio del fumo, dovresti saperlo, dato che ho già commentato in proposito anche in precedenza. A proposito, il tuo post sul vizio del fumo di anni fa non lo trovo; l'hai forse reso "non visibile"?
Non sono contro le libertà personali. Ma un medico che fuma davanti a pazienti a cui dovrebbe dire di non fumare o un insegnate che beve allegramente davanti agli studenti, pur sapendo quanto l'alcool sia diffuso e pericoloso tra i giovani, ho sempre trovato che siano persone che stanno sbagliando. Sì, di loro penso anche concetti espressi da parole più pesanti, ma le evito.
Comunque, nell'altro post era assolutamente un fuori tema, come avevo anche preannunciato. Ma non ironizzare. Dicci la tua, invece.
Anche perché non era una diatriba. Tutt'altro. Eravamo tutti d'accordo.
il tuo post sul vizio del fumo di anni fa non lo trovo; l'hai forse reso "non visibile"?
EliminaSono sincero, non ho la più pallida idea di quale sia il post a cui ti riferisci. Da quando ho aperto questo blog ne ho scritti più di 9300 e quello sul fumo non riesco proprio a ricordarlo. Ricordo vagamente che una volta ne scrissi uno elogiativo di Girolamo Sirchia, il ministro della sanità di un governo Berlusconi che varò la legge che proibisce di fumare nei luoghi pubblici, forse l'unica cosa buona che fece Berlusconi in tanti anni di governo, ma altri non ne ricordo.
Per quanto riguarda Matteo Saudino ho una posizione un po' più indulgente rispetto alla tua e a quella degli altri, e non perché io sia un fumatore (ho provato a fumare una sigaretta quando avevo 18 anni e l'ho gettata subito dallo schifo, poi non ne ho più toccata una), ma perché non credo che vedere uno con un sigaro in mano, oltretutto spento, sia di incentivo a cominciare a fumare. E poi a me Saudino piace e quindi lo vedo con occhi di parte :-)
Boh.
EliminaHo trovato solo questo: https://andreasacchini.blogspot.com/2007/02/la-accendiamo.html, ma non penso sia quello che ricordo.
Ricordo un tuo tono molto più critico, con anche un'accesa discussione tra i commenti, dove tu rispondevi anche parlando di tanfo lasciato, salute e fastidio per gli altri presenti.
Ma sono passati anni. Può darsi che ricordi male io.
L'esempio che si dà ai giovani non penso sia un'incentivo. Beh, sì, forse in parte lo è. Ma molto più una scusante. Un vedere il problema del vizio in maniera meno preoccupante. Un po' come dire: "Tanto lo fanno tutti, anche gli adulti."
EliminaSe poi si predica bene e si razzola male, lì si raggiunge il minimo della credibilità. Credibilità educativa in primis in questo caso.
Lombardi Vallauri non delude mai, almeno la sottoscritta, anche perchè riesce ad essere sempre un po' sorprendente oltre che interessante, una volta di più in questa occasione.
RispondiEliminaCiao Andrea, grazie per la condivisione.
Grazie a te. Anche a me lui piace molto. Quando poi si spinge su argomenti molto più... libertini, diciamo così, mi piace ancora di più.
EliminaCiao Siu :-)
Ottimo video, grazie per la condivisione!
RispondiEliminaIn effetti conferma delle intuizioni che avevo avuto nel corso degli ultimi anni. È una decina di anni che tengo il mio blog e ho notato che adesso posso parlare con molta più proprietà di linguaggio ma anche con una migliore organizzazione del discorso di quanto non facessi prima.
Di sicuro mi ero poi accorto che per ricordare una parola devo usarla: più volte mi sono divertito a scrivere racconti in cui inserivo i nuovi vocaboli letti. In più durante le mie letture (ormai da 8-9 anni) mi annoto con un puntino a margine tutte le parole che non conosco (per esempio potrei usare i termini “obelo” ed “espungere” ma lasciamo stare.. ;-) ) oppure, anche se ne ho intuito il significato, quelle che voglio comunque approfondire. A fine lettura le cerco su Treccani.it e le inserisco in un apposito database (su un programma chiamato Anki, utilissimo per esercitare la memoria) e via via ne imparo la definizione. In realtà, ho appena controllato le statistiche, non ho imparato moltissime parole nuove: appena 1687 di cui, a occhio, la metà sono di conoscenza solo passiva temo…
Inoltre mi sono reso conto che memorizzo il contenuto dei libri che leggo specialmente se ne scrivo: il meccanismo mi pare analogo a quello dell’assimilare nuove parole. Scrivendone, rielaborando i concetti in cui mi imbatto, li rendo miei e sono poi capace di integrarli, sebbene talvolta in maniera sincretistica, fra loro.
Inoltre proprio per darmi più tempo per riflettere, e quindi assimilare le mie letture, non leggo un libro per volta ma molti insieme stando ben attento a non leggere opere sullo stesso argomento che mi farebbero confondere (come mi successe leggendo le “Elleniche” di Senofonte e contemporaneamente “Le Storie” di Polibio: inizialmente Polibio scrive di galli ed etruschi ma poi passa alla conquista della Grecia...).
I libri più complessi li leggo molto lentamente, quelli leggeri (relativamente) alla svelta: anche perché poi decido cosa leggere in base alla stanchezza del momento. In effetti leggere alcuni libri tutti di un fiato, almeno per me, avrebbe poco senso perché sono sicuro che “affogherei” nelle nuove informazioni. Invece in questa maniera leggo ogni libro alla velocità che mi sembra adeguata...
Tanto per darti un’idea il libro più “pesante” che sto leggendo adesso, sicuramente “Una teoria della giustizia” di John Rawls, l’ho iniziato il 13 gennaio del 2022!
Ah! E in termini di parole nuove (non considero i libri scritti in italiano antico come il “Principe” o “Vite parallele” di cui la mia traduzione è del XVI secolo) l’autore che mi ha dato più da “lavorare” è senza dubbio D’Annunzio, oltretutto prolifico ideatore di neologismi; fra gli stranieri, sebbene mediato dalla traduzione, Thomas Mann.
Comunque il punto è che mi ero reso conto dell’utilità di mettere nero su bianco quanto leggo: da qualche settimana (per motivi di censura) scrivo meno sul mio blog ma ho iniziato a tenere tutta una serie di quadernoni in cui appunto le informazioni o le riflessioni fatte durante la lettura.
E non solo mi appunto le informazioni dei libri ma anche, per esempio, dei video (anzi ora devo aggiungervi anche il contenuto di questa conferenza!), di scacchi oppure le mie riflessioni personali su attualità e geopolitica…
Ok… mi sa che ho scritto un po’ troppo di me ma mi piaceva l’idea di condividere questo mio sistema di lettura/memorizzazione perché mi pare l’esatta applicazione pratica di quanto spiegato nel video. Se non ti sembra un commento adatto alla pubblicazione, o magari troppo fuori tema, cancellalo pure: tanto mi sono salvato questo testo e, magari, ne farò un adattamento per il mio blog! ;-)
Ti ammiro, sai? Io invece sono terribilmente pigro, non prendo appunti sui libri che leggo e quindi alla fine rimane solo quello che più ho trovato interessante. Ho notato che generalmente mi rimangono maggiormente in memoria i libri di saggistica, piuttosto che di narrativa, anche perché generalmente li scelgo relativamente ad argomenti che mi interessano.
EliminaNon ho capito la questione della censura.
Beh, grazie per l'ammirazione allora! :-)
EliminaIn verità inizialmente scrivevo per divertimento sul blog per condividere idee e riflessioni: poi, col tempo, mi sono reso conto che ciò che scrivevo me lo ricordavo meglio e più a lungo e così ho iniziato a farlo sistematicamente.
Poi, per natura, mi è sempre piaciuto annotare a margine le mie riflessioni su quello che leggo. Quindi alla fine, più che per bravura mia, è stata per una serie di coincidenze fortunate che ho iniziato a fare come spiegato.
È normale che ti ricordi molto di più dei saggi che dei romanzi: semplicemente i saggi trasmettono più informazioni. Se ti ricordi un terzo di quello che leggi e un romanzo ha 10 allora ricorderai circa 3, con un saggio che ha 100 ricorderai 33. Vabbè, esempio matematico un po' bislacco ma spero che tu abbia capito ciò che intendo!
Poi, hai ragione, conta anche l'interesse sull'argomento specifico. Io credo che la lettura per essere proficua debba essere attiva: intendo dire che già mentre si legge si dovrebbe ragionarci sopra, ovvero porci delle domande su quanto letto: queste domande ci servono per inquadrare nel contesto delle nostre conoscenze ciò che abbiamo letto. Sugli argomenti che ci interessano ci viene più spontaneo porci delle domande e la conseguenza è che poi ricordiamo meglio questi concetti.
Sulla questione della censura sono stato io poco chiaro ma non è niente di rilevante riguardo a ciò che ho scritto (semplicemente qualche settimana fa Blogger mi ha censurato un pezzo e, da allora, ci sto scrivendo molto meno: in pratica volevo dire che ciò che prima scrivevo sul blog adesso lo scrivo su dei quadernoni... :-/ )
Interessante conferenza: posso confermare che scrivendo e leggendo si arricchisce il linguaggio parlato più di quanto faccia il dialogare con regolarità.
RispondiEliminaE per motivi analoghi, interrogazioni ed esami si preparano studiando e non leggendo, dovendo padroneggiare dei concetti e non saperli ripetere a pappagallo.