lunedì 2 gennaio 2023

A proposito di linguaggio


Sto leggendo un interessantissimo saggio di Francesco Ferretti sul linguaggio. L'assunto di Noam Chomsky che ho riportato qui sopra secondo cui il linguaggio può essere considerato alla stregua di un organo biologico, in virtù del fatto che le modalità con cui noi umani processiamo le informazioni sono uguali per tutti, mi ha fatto venire in mente quanto disse Telmo Pievani in una sua lezione, anche se non c'entra direttamente con l'asserzione di Chomsky. 

Pievani riportava i risultati di alcuni studi scientifici sul cervello umano e da tali studi ci si è accorti che la cultura può determinare la biologia. Lo si è scoperto dopo aver analizzato, tramite esami diagnostici come la TAC e altri, i cervelli di persone analfabete e di persone che sanno leggere e scrivere. Tra i due gruppi non c'è solo una differenza culturale (questo lo si evince anche senza bisogno di fare esperimenti), ma una differenza biologica, nel senso che i cervelli dei due gruppi sono diversi dal punto di vista della morfologia. Da qui l'assunto che la cultura fa la biologia. Questa cosa è sorprendente, se ci si pensa.

Sempre a proposito di linguaggio, anche se analizzato da un altro punto di vista che è quello dei modi di dire, mi ha molto colpito il video di Roberto Mercadini che ripubblico qui di seguito. L'istrionico attore/scrittore prende spunto dal fatto che secondo molti la dicitura hamburger vegano non ha senso perché, per definizione, l'hamburger è fatto con la carne mentre nell'hamburger vegano la carne non c'è. Mercadini obietta che anche nel caffè d'orzo non c'è il caffè, ma nessuno ha niente da ridire sul fatto che comunque si chiami caffè d'orzo. Nel video Mercadini elenca una lunga serie di esempi simili, coi quali tenta di dimostrare che il linguaggio funziona per analogie e storie e certi "talebanesimi" semantici non hanno senso.

Apprezzo molto Mercadini perché ha il dono di riuscire a fare pensare sorridendo, e non è da tutti i divulgatori.


6 commenti:

Sari ha detto...

Riflettendo, credo sia normale che la cultura influenzi la biologia, così come la palestra modifica i muscoli. Trovo che bisognerebbe divulgare ulteriormente questa notizia perchè sapere che il cervello certifica il nostro grado di impegno mentale potrebbe spronare i pigri a darsi da fare.
Buon Anno Andrea.

Andrea Sacchini ha detto...

Buon anno anche a te, Sari. Grazie.

Pier ha detto...

Al gusto di cioccolato. Come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica di Matteo Rampin.
Un libro illuminante che mi ha fatto capire molto sul linguaggio del commercio e non solo.

Andrea Sacchini ha detto...

Me lo segno, grazie. Qualche tempo fa, invece, io avevo letto questo, delle linguista Vera Gheno.
illuminante.

Andrea Sacchini ha detto...

Secondo me non c'è un automatismo tra il livello di istruzione e la proprietà di linguaggio. Conosco persone laureate che non azzeccano un congiuntivo e hanno un vocabolario molto povero, e persone non laureate che magari leggono un sacco che hanno una proprietà di linguaggio molto maggiore del laureato.
Più che il titolo di studio credo conti la passione.
Ciao Valeria.

Flo ha detto...

Ogni volta che impariamo qualcosa, la struttura fisica del cervello si modifica: certe sinapsi si "rinforzano", altre non utilizzate si indeboliscono fino a scomparire. Conoscenze e abilità apprese da bambini e utilizzate di frequente si rinforzano di continuo, diventando automatiche, cioè utilizzabili senza un'attenzione volontaria: perciò guidiamo, giochiamo a tennis e scriviamo correttamente senza pensarci.
Aspetti come la moralità, il senso di giustizia, il disgusto per certi cibi, il modo di pronunciare alcuni suoni -cose che impariamo in modo non-razionale da piccolissimi- sono impossibili da scardinare perché profondamente "incisi" nella struttura fisica del nostro cervello.
PS: mi scuso per le virgolette, le ho usate perché non conosco i termini scientificamente adatti.

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