Mi è capitato raramente di imbattermi in un romanzo che cattura a tal punto da fare dimenticare perfino di pranzare. Questo, che ho appena terminato, è uno di quelli. Un libro geniale, ingegnoso e ipnotico a metà tra romanzo morale e crime psicologico. Credo di poterlo inserire già adesso tra i libri più belli che avrò letto quest'anno.
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RispondiElimina- La guerra atomica terrorizza, c’è la corsa al cibo, alle scorte. Anche nella pandemia ci sono stati questi comportamenti ma è razionale tutto questo?
Che cosa serve andare a comperare dieci chili di farina se il fungo atomico può contaminare in pochi minuti tutta l’Europa? La misura non è più adeguata al pericolo. Il punto è infatti la misura adeguata della nostra difesa.
- Come rispondere alla paura?
Ci sono due modi: la fuga o l’attacco. Nei confronti del virus le risposte sono state l’isolamento, i vaccini, le cure che fanno parte di una strategia adeguata che ha un senso. Ma di fronte all’ipotesi di una guerra atomica la vera paura non è il conflitto in Ucraina ma l’escalation incontrollabile. E di fronte a questa ipotesi avvertiamo che non abbiamo gli strumenti di difesa. Non ci sono.
- E allora che facciamo?
Cerchiamo di sedare il panico facendo cose assolutamente prive di senso come accaparrare cibo o cercare un bunker antiatomico. Questo comunque ci dà l’impressione di fare qualcosa. Anche cose inutili che favoriscono solo la speculazione dei prezzi.
- Vuol dire che in qualche modo bisogna agire e reagire?
Esatto. Perché la peggiore situazione di fronte al panico è l’impotenza. E si cerca di passare dall’impotenza all’azione perché si ha l’impressione di fare qualcosa. Ora è il tempo della fragilità, dell’uomo di vetro.
- Si spiegano così le azioni di solidarietà? Non è un caso che il Covid ci ha reso egoisti e sospettosi degli altri mentre con la guerra abbiamo riscoperto lo slancio verso gli altri, i profughi ucraini nella fattispecie?
C’è la possibilità di fare azioni buone e questo aiuta. Ognuno di noi di fronte a questa paura atomica deve continuare a fare il bene, perché è necessario per reagire all’impotenza. Mettiamo così insieme due opposti.
- Come difendersi dall’oppressione di questa paura? Che consigli può dare?
Primo punto: la paura non va incrementata. Durante il Covid io ho volutamente fatto silenzio perché c’erano così tanti profeti di sventura che non facevano altro che spaventare, eliminando pure ogni possibilità di salvezza. Ma la paura non ci deve far paura.
- Invece?
Invece dobbiamo salvare la speranza. E non spaventare. Perché più le persone sono spaventate più diventano sensibili. E mi dispiace che non si sia mai parlato in due anni di Covid del trascendente e che solo il Papa parli di Dio come speranza? E dobbiamo riscoprire i rapporti, i sentimenti, le relazioni, il bisogno dell’altro, riunire le famiglie, condividere con gli altri la paura che diventa così più sostenibile. Non se ne può più di singoli sapienti. Mai come ora si sente bisogno di aiuto umano, del noi. Terzo punto, è importante in questi periodi poter contare su persone credibili alla guida delle istituzioni. L’importanza di figure autentiche si è molto sentita in questi mesi.