venerdì 23 novembre 2018

Non restare in silenzio?

Ammirevoli gli intenti del buon Mantellini di non restare in silenzio di fronte allo scempio umano e morale di questi chiari di luna. Ammirevoli ma, temo, inutili. A cosa serve manifestare pubblicamente e sistematicamente il proprio dissenso quando un partito come la Lega, oggi, ha il consenso, tra l'altro sempre crescente, di tre quarti di chi va a votare?

Io ho sempre considerato il berlusconismo come il punto più basso mai raggiunto dalla politica dall'inizio dell'età repubblicana. Finché non ho visto questi, i cosiddetti giallo-verdi di oggi, a conferma di un vecchio ma mai anacronistico detto che vuole che quando si pensa che il fondo sia stato raggiunto c'è sempre chi ricomincia a scavare.

Capiamoci bene. Non voglio con questo discorso fare opera di revisionismo storico in chiave più accondiscendente di ciò che è stato il berlusconismo, né sminuire la tragedia del cumulo di macerie morali, etiche, sociali che ha lasciato dietro di sé. Ciò che voglio dire è che neppure il peggior berlusconismo si è mai neppure avvicinato alla palesi inettitudini, irresponsabilità e disumanità sdoganate da questo governo.

In fondo a Berlusconi di governare, dove per governare si intende una seppur minima azione in funzione dell'interesse collettivo, non è mai fregato niente. Il suo unico interesse, e l'utilizzo unico della sua funzione pubblica, è sempre stato rivolto alla cura ossessiva dei propri interessi, pubblici e privati, da sempre ragione principe del suo ingresso in politica.

Con questi, invece, abbiamo avuto un ulteriore salto di qualità in negativo: lo sdoganamento, appunto, di cinismo, disumanità, cattiveria uniti a palesi inettitudine e irresponsabilità. Un mix pericolosissimo. Intendiamoci, anche il berlusconismo si è avvalso di elementi innegabilmente appartenenti alla categoria degli inetti, basti pensare ad esempio ai vari Alfano, Gelmini e compagnia bella, ma qualche argine alla incompetenza di questi soggetti bene o male è sempre stata presente. Penso ad esempio a Tremonti, col quale manovre economiche scellerate e pericolose come quella attuale dei giallo-verdi non avrebbero mai visto la luce. E non è che Berlusconi non ci abbia provato, dal momento che anche lui a promesse irrealizzabili non ci è mai andato leggero, ma chi ha buona memoria ricorderà che è quasi sempre andato a sbattere contro i niet irremovibili del suo ministro dell'economia, cosa che provocava celeberrimi scontri tra i due. Tutto questo perché, nonostante tutto, un minimo di coscienza e capacità di comprensione dei danni, anche futuri, che certe scelte economiche avrebbero provocato, bene o male erano presenti.

Oggi ogni argine è rotto. Non solo relativamente alle catastrofiche scelte economiche, ma anche per ciò che riguarda la rottura di ogni argine alla disumanità. L'odio, il razzismo, il disprezzo per il diverso, il più sfortunato sono diventati oggetti di sistematica istituzionalizzazione, propalati a piene mani dalla potenza di fuoco di ministri con milioni di seguaci sui loro social. Se la dicotomia creata da Berlusconi si limitava alla guerra, da lui abilmente fomentata, tra i suoi adoratori e i suoi detrattori, oggi la dicotomia creata dal manipolo di razzisti ignoranti al governo è tra chi si lascia volentieri attrarre dai facili e gratificanti rigurgiti di cinismo e razzismo e chi cerca di mantenere buon senso e umanità. E purtroppo è un dato di fatto che i primi sono in maggioranza.

Magari siamo sempre stati, fondamentalmente, un popolo di stronzi provincialotti razzisti e cinici, ma ci è voluto questo governo per fare sì che si rompessero gli argini e la vera indole che caratterizza le italiche genti venisse allo scoperto, senza più doversi preoccupare di eventuali stigmatizzazioni pubbliche. Sono un razzista? Sì, e che male c'è dal momento che i primi a farsene vanto sono quelli che ci governano e ormai non si preoccupano neppure più di negarlo?

Cosa si fa, adesso che questa cosa è chiara? Magari ha ragione Mantellini: non restare in silenzio e contestare sistematicamente, con ogni mezzo, questa deriva, sperando che serva a qualcosa. Ma quanti dubbi, in proposito.

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