Il "Non arretriamo di un passo", ritornello costante, granitico e immutato nel tempo da quando il 2,4% ha visto la luce, oggi è diventato un più conciliante "Non ci attacchiamo a qualche decimale". Quindi l'arretramento del famoso passo c'è stato, e non sarà neppure l'ultimo, come del resto non è stato certo il primo.
Abbiamo infatti già avuto il balletto sull'euro (Salvini ne era entusiasta ai tempi della sua introduzione, poi è arrivato il periodo no-euro e adesso la moneta e il ministro sono di nuovo amici); la leggendaria giravolta sui terroni, insultati per decenni fino al giorno in cui si è accorto che pure loro votano; il doppio carpiato sui termovalorizzatori, male assoluto fino a due anni fa, quando Renzi voleva costruirne uno a Terni, per arrivare oggi a essere considerati soluzione ottimale e imprescindibile per risolvere il problema immondizia in Campania. E si potrebbe continuare.
È una giostra, tutto dipende da come si sveglia la mattina, da come tira il vento, dai like su facebook. Tutto può essere detto un giorno e contraddetto il giorno successivo, in un eterno e patetico balletto teso unicamente a cavalcare l'umore del momento per puro tornaconto politico.
Niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci, generazioni di politici si sono trastullati con questo poco edificante modo di fare, ma magari qualcuno aveva pensato che il governo del cambiamento...
e magari c'è anche che nessuno, prima di questi, lo aveva chiamato "governo del cambiamento"...
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