sabato 24 settembre 2016

Olimpiadi, non è solo un problema di corruzione

Uno dei mantra più in voga in questi giorni, riguardo alla revoca della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, è che ci sarebbero stati ben otto anni di tempo per riuscire a fare le cose per bene, mettendo alla porta ladri, evitando colate di cemento selvagge, appalti aggiudicati con criteri poco chiari, corruzione ecc. L'ha ripetuto chiaramente oggi pure il cazzaro: "Non si fermano le grandi opere, si fermano i ladri. Se invece dici 'no' e hai paura, preferisci non metterci la faccia, hai sbagliato mestiere." Il ragionamento è in realtà capzioso, e comunque non è questa la giustificazione principale addotta da Virginia Raggi a supporto del suo diniego. La giustificazione principale addotta dalla sindaca di Roma, dati alla mano, è che tutte le competizioni olimpiche svoltesi nelle varie città del mondo negli ultimi 50 anni sono finite in perdita, alcune addirittura con deficit spaventosi. E questo è successo anche quando le Olimpiadi si tenevano in paesi che dal punto di vista del livello di corruzione e della virtuosità erano (e sono) anni luce avanti a noi. Quindi non è un problema solo di corruzione, anzi questo è forse il male minore, paradossalmente, ma si tratta proprio di un problema intrinseco che riguarda questo genere di manifestazioni. E se la Raggi non se l'è sentita di addossare questo rischio a una città che ha già sul groppone un deficit di 13 miliardi di euro, a mio parere ha fatto benissimo. Lo so che al cazzaro dispiace, poveretto, ma magari spiace di meno ai romani che combattono tutti i giorni con le buche nelle strade e con le inefficienze di una metropoli praticamente già fallita.
(A proposito di grandi eventi, ogni tanto sarebbe bene che Renzi ricordasse che il suo amato Expo, per il quale si è speso tanto, ha chiuso i battenti con oltre 20 milioni euro di perdite.)

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