lunedì 2 maggio 2016

Brevi sulla riforma costituzionale di Renzi

Nel documento che qualche tempo fa 50 costituzionalisti hanno pubblicato, evidenziando lì le molte criticità della riforma costituzionale targata Renzi-Boschi, si legge: "Siamo anzitutto preoccupati per il fatto che il testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora come risultato raggiunto da una maggioranza (peraltro variabile e ondeggiante) prevalsa nel voto parlamentare (“abbiamo i numeri”) anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo. La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di governo e risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre. La Costituzione non è una legge qualsiasi, che persegue obiettivi politici contingenti, legittimamente voluti dalla maggioranza del momento, ma esprime le basi comuni della convivenza civile e politica. E’ indubbiamente un prodotto “politico”, ma non della politica contingente, basata sullo scontro senza quartiere fra maggioranza e opposizioni del momento. Ecco perché anche il modo in cui si giunge ad una riforma investe la stessa “credibilità” della Carta costituzionale e quindi la sua efficacia."
Dalla semplice lettura di questo breve passaggio, anche il renziano più ottuso dovrebbe capire chiaramente il livello di cialtronaggine racchiuso nel ridurre una revisione della Carta Costituzionale a mero referendum sulla persona del primo ministro, che Renzi ha ribadito anche oggi. Già basterebbe questo per mandare a quel paese una volta per tutte lui e la sua revisione costituzionale, ma volendo aggiungere altro possiamo mettere sul piatto della bilancia tutte le balle raccontate in questi due anni a supporto di questa cialtronata, che il buon Giglioli si è premurato di elencare e sbufalare in questo articolo. Adesso occorrerà prepararsi per benino, perché da qui a ottobre le campane della propaganda pro referendum sulla Costituzione su di lui suoneranno indefessamente. Lo scrivente, qui, si augura ovviamente che vincano i no e che il cazzaro vada a casa, ma anche in caso di vittoria dei sì un certo sollievo deriva da ciò che potrebbe dire sull'intero progetto la Consulta.

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