sabato 13 luglio 2019

Non riusciamo a fare pace con l'omosessualità

Non riusciamo a fare pace con l'omosessualità, non c'è niente da fare, la nostra società non ci riesce, o forse non vuole riuscirci, va' a capire. Sarà che i retaggi culturali ereditati da secoli di demonizzazione formano croste mentali che è difficile rimuovere. E forse la cosa è anche comprensibile, dal momento che nasciamo e viviamo in una società che insegna a dubitare, a diffidare e ad avere paura di tutto ciò che viene descritto come diverso e fuori dei canoni.

Non abbiamo ancora fatto pace con l'omosessualità. Non costituiva alcun problema per gli antichi greci, per i quali tutti potevano andare con tutti perché alla base di tutto stava la relazione, non il sesso di chi la instaurava (Aristotele diceva che chi era solo o era bestia o era dio); non costituiva un problema nell'Impero romano, al quale interessava solo che non si rompessero i coglioni allo Stato (Cesare era denominato il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti); non costituiva un problema neppure per la chiesa, almeno fino al 1200/1300 (andate a leggere le lettere cariche di erotismo che Anselmo d'Aosta mandava al suo amante, solo per fare un esempio).

Oggi è come se fossimo regrediti. L'omosessualità è tornata a essere uno scoglio difficilmente superabile, un muro mentale impossibile da abbattere, come aveva ben detto Ivano Fossati. "Saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro", cantava in una suo bellissimo pezzo di tanti anni fa.

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