venerdì 12 luglio 2019

L'Erasmus burocratico

Le pastoie amministrativo-burocratiche che bisogna espletare per poter accedere al programma Erasmus sono tante e tali che scoraggerebbero chiunque, neppure io immaginavo una cosa simile. Ma non hanno scoraggiato Michela, che ha sempre sognato di voler fare questa esperienza e ha passato giornate intere al PC scambiando centinaia di mail con l'università di Graz, e anche per trovare un alloggio in qualche studentato o presso privati e sbrigare le relative formalità. Alla fine, tutto sembra ormai a posto e il primo settembre si avvicina.

Sono contento per lei. Michela ha già girato praticamente tutta l'Europa, vuoi per motivi di studio e vuoi per diletto, ma cinque mesi consecutivi lontano da casa in un paese straniero sono un altro paio di maniche, una specie di... salto nel vuoto, diciamo così, anche perché nell'Austria orientale l'italiano è praticamente sconosciuto e quindi, anche per i corsi universitari che frequenterà là, dovrà fare affidamento sia sull'inglese che sul tedesco (a seconda delle materie). Sono contento perché ha fatto tutto da sola, dall'iscrizione all'ateneo alla ricerca dell'alloggio, mentre io mi sono limitato a supervisionare velocemente il relativo contratto di locazione.

Sono contento che entrambe le mie figlie siano cresciute con l'idea che l'Europa sia una nazione unica e senza steccati (come formalmente è), e sorrido (sorride anche Michela) quando sento di gente vecchia dentro che blatera di muri da costruire, porti da chiudere, recinzioni da elevare, confini da difendere, quei confini che Marco Polo diceva che erano fatti apposta per essere valicati.

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