Ogni volta che si parla della tragedia di Stefano Cucchi, e secondo me non se ne parlerà mai abbastanza, Salvini dà fiato alle trombe per ripetere sempre il medesimo ritornello, e cioè che l'errore di uno non deve infangare tutti.
Ora, lasciando da parte il fatto che nel caso di Cucchi non siamo in presenza dell'errore di uno ma semmai dell'errore di molti, dal momento che coll'avanzare delle indagini si continuano a scoprire livelli di omertà e depistaggi che definire preoccupanti è un eufemismo, è comunque necessario che qualcuno dica a Salvini che quello da lui propugnato è un concetto tautologicamente talmente palese da scadere nel ridicolo.
Nessuno sano di mente, infatti, è portato a pensare che tutti i carabinieri siano assassini, così come nessuno pensa che tutti gli italiani siano evasori fiscali o tutti i politici rubino, anche se sono disposto a concedere che qui la cosa è un tantino più difficoltosa.
Paradossalmente, ciò che Salvini non vuole che si faccia, cioè pensare che tutti i carabinieri siano criminali, è esattamente ciò che fa lui con gli stranieri utilizzando la potenza di fuoco della sua propaganda sui social, dove, grazie a una certosina opera di selezione delle notizie, viene dato risalto a ogni notizia di crimini compiuti da stranieri mentre viene ricoperta di silenzio tombale ogni notizia di crimini commessi da italiani, e tutto questo con lo scopo preciso di instillare nell'immaginario collettivo l'idea che tutti gli stranieri siano criminali, cosa che Salvini sa benissimo non essere vera.
Forse.
2 commenti:
Pensare che siano un'eccezione è come pensare agli asini che volano.
Luca Sofri ci ha scritto attorno un pezzo che condivido:
https://www.wittgenstein.it/2018/10/25/stefano-cucchi/
Mi piace pensare che Sofri si sbagli. Ma è probabile che non sia così.
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