Dice il ministro Fontana, altro pezzo da novanta (per quanto riguarda le corbellerie) di questo governo, che i migranti diluiscono l'identità. Ma quale identità? verrebbe da chiedere. Quella italiana? E qual è l'identità italiana? se è lecito chiedere.
Per caso quella di Salvini che fino a due anni fa, prima di accorgersi che pure loro votano, insultava a spron sbattuto i meridionali? Quella del suo partito che ha ancora nel suo statuto, anche se non ne parla più nessuno, la secessione della Padania dal resto dello stivale? È questa l'identità italiana tirata in ballo da Fontana?
No, forse è quella dei romagnoli e degli emiliani che si sopportano a fatica, dei siciliani che quando vanno in Val D'Aosta (e viceversa) devono portarsi dietro un interprete, di Verona che è a mezzoretta di macchina dal Tirolo con Venezia che è la prima porta che dà sull'Oriente. E che identità potranno mai avere?
Non si sa, e probabilmente non lo sa neppure lui. Ma ormai l'andazzo di questi è noto: spara una cazzata, possibilmente grossa. Applausi assicurati.
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