venerdì 16 dicembre 2022

Uccidere in nome di Dio

Fa un certo effetto pensare che ci sono posti nel mondo in cui ancora si uccide in nome di Dio. Non mi riferisco tanto alle 450 persone che si stima siano state uccise in questi tre mesi di scontri dalla polizia iraniana, quanto alle due esecuzioni capitali per impiccagione espressamente ordinate da un tribunale. È la motivazione che impressiona. I condannati non si sono infatti macchiati dei "normali" crimini che nei paesi come ad esempio gli USA prevedono la pena di morte, e cioè omicidio, strage ecc., ma hanno commesso il reato di moharebeh, che significa "fare la guerra a Dio".

Ecco, ci sono posti nel mondo in cui ancora si uccide per Dio, ossia per quella creatura immaginaria che l'uomo si è inventato a mo' di conforto e consolazione per lenire l'idea inaccettabile della propria finitezza. E non è di particolare conforto tentare di contestualizzare il tutto pensando beh, sì, là c'è una teocrazia e nelle teocrazie funziona così. Non lo è per niente, almeno ragionando coi nostri canoni. Che poi non è che noi possiamo più di tanto ergerci a moralisti visto che la chiesa per secoli ha fatto le stesse cose, se non peggio, di quelle che oggi fanno là gli ayatollah iraniani.

Ciò che fa un po' sperare è che, nonostante la feroce repressione attuata dal regime, le proteste non accennano a placarsi e anzi sono sempre più partecipate e imponenti. E quando un regime arriva a mettere in piazza esecuzioni pubbliche lo fa perché si sente ormai alle corde.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh un altro modo in cui il nome di Dio come l'amore viene dimostrabilmente usato a sproposito.Rimane sempre Lui l'indiziato numero uno di tanti crimini umani che esercitano un pessimo libero arbitrio.Menomale dai che i nostri figli sono il prodotto dell'Amore e lì si dai che tutto assume un altro valore :)

Mia Euridice ha detto...

A tal proposito, suggerirei un bellissimo saggio di Albert Camus: " Riflessioni sulla pena di morte".

adal1274 ha detto...

Secondo il regime iraniano le esecuzioni sono sempre pubbliche e sempre particolarmente efferate visto che si usa come cappio una sorta di filo spinato per poter prolungare l'agonia nel caso il collo non si spezzi subito e il condannato rimanga vivo. Queste cose non erano concepite neanche nel medioevo

Andrea Sacchini ha detto...

Infatti le proteste di piazza che invadono l'Iran, per qualche motivo sono snobbate da gran parte dell'informazione del nostro paese, mi sembra. Dispiace, vista la loro portata storica.

Andrea Sacchini ha detto...

Grazie, me lo segno.

Andrea Sacchini ha detto...

Non sapevo questi particolari. L'uomo, quando vuole, sa anche essere un genio del male.

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