giovedì 15 dicembre 2022

Passioni umane (per il denaro)

Il cosiddetto Qatargate mi ha fatto venire in mente una bellissima lezione di qualche tempo fa di Umberto Galimberti sul denaro, o meglio sulla passione che gli umani nutrono per esso, lezione che chi vuole può ascoltare qui. Il livello di diffusione della corruzione nel mondo, di cui i fatti di questi giorni sono solo l'ultima propaggine venuta alla luce, nasce da questa passione tutta umana per il denaro. Abbiamo costruito una società globale che ha ormai i soldi come valore predominante e quindi è logico che piacciano e si faccia di tutto per averli e averne sempre di più.

Non voglio fare il moralista ipocrita. Anche a me piacciono, anche se non ne ho e la mia vita si trascina da sempre all'insegna del tanti presi, tanti spesi. Ma la mia credo sia tutto sommato una passione dettata da necessità più che da ingordigia, nel senso che mi piace averne per poter vivere, non per accumularne, tanto che i pochi che ho li spendo spesso in maniera abbastanza scriteriata. Quella per il denaro è quindi una passione umana ed è anche ecumenica, se così si può dire, perché abbraccia sia i poveri, che lo desiderano per poter vivere, sia i ricchi, che lo desiderano per accumularne sempre di più. A tal proposito, come scriveva recentemente Massimo Recalcati, il desiderio di accumulare denaro per il mero gusto di accumularlo, atteggiamento riconducibile al vizio capitale dell'avarizia, è una delle passioni più stupide che ci sia, perché se da una parte l'accumulo dei soldi dà il potere di poter comprare ciò che si vuole, nel momento in cui si spendono per esercitare questo potere, tale potere viene meno assieme ai soldi stessi, quindi l'avaro gode di un potere che però non può esercitare perché nel momento in cui lo esercita lo perde, conseguenza, questa, della perversione cognitiva che considera i soldi un fine invece che un mezzo (su questa perversione Marx aveva scritto parecchio, tra l'altro).

Tutto questo fa in fondo un po' sorridere anche in virtù del fatto, a cui generalmente non si pensa, che i soldi sono un'invenzione della nostra immaginazione, come scriveva Yual Noah Harari nel bellissimo Sapiens, da animali a dèi. Le mazzette di banconote in valigie e armadi di cui vediamo le immagini sui giornali hanno valore perché siamo noi umani ad averglielo dato. Una banconota di quelle che usiamo tutti i giorni per acquistare cose ha valore perché c'è una legge che ne stabilisce l'entità (non a caso denaro in greco si traduce con nomisma, che appunto significa legge). Se domani una legge dicesse che il valore di quella banconota è zero, avremmo in mano solo cartaccia senza alcun valore. In pratica, la passione tutta umana per il denaro è una passione per un frutto della nostra immaginazione.

Ma queste sono tutto sommato speculazioni antropologiche che lasciano il tempo che trovano. La realta, molto più prosaica, è che il denaro piace perché averne rende più facile e comodo vivere, e anche per quella sensazione di onnipotenza che genera in chi ne possiede, tutto qua. Tutto qua per modo di dire, non è che sia poco.

2 commenti:

  1. Ti ringrazio per il "giovane" (ho 52 anni). Io sono stato un po' più fortunato di te per alcune cose (ad esempio non ho dovuto comprarmi una casa perché mi hanno lasciato un appartamento i miei), ma ho comunque sempre lavorato fin da prima di avere di 18 anni per tirare avanti la famiglia e conosco il valore del denaro.
    Ciao Valeria.

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  2. "Abbiamo costruito una società globale che ha ormai i soldi come valore predominante e quindi è logico che piacciano e si faccia di tutto per averli e averne sempre di più".

    Già,ed è per questo che esiste parecchia infelicità, perché il denaro può tutto ma non può comprare l'amore e molte volte sorrido quando qualcuno afferma di "amare" il denaro :)

    Altroché se questa non è un invenzione umana, in cui si cerca di convertire l'amore per assogettarlo al denaro ,usandolo anche metaforicamente a sproposito...

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