domenica 25 ottobre 2020

Di chi è la colpa?

Ora che la situazione pandemica si è aggravata al punto da rendere necessario, a partire da domani, un nuovo lockdown (non lo chiamano così ma di fatto lo è), la domanda generale che tutti si pongono riguarda i motivi per cui ci siamo cascati di nuovo. Nei mesi di marzo e aprile è stata attivata una chiusura generale di attività economiche e scuole, in aggiunta a una reclusione forzata nelle nostre abitazioni, che non ha precedenti storici e che ha fatto (quasi) collassare la nostra economia, che già prima non è che se la passasse benissimo. Ora siamo punto e a capo. Perché?

Difficile dare una risposta, anche perché non ne esiste una univoca. E comunque ognuno si sarà fatto una sua idea in proposito. C'è più di una risposta alla domanda qui sopra perché c'è più di una "colpa" da distribuire. Forse, tra tante, la maggiore è quella di aver sottovalutato le reiterate ammonizioni degli esperti che già durante la prima ondata preconizzavano l'arrivo della seconda in autunno. Uno dei più esaustivi articoli che elencano in maniera chiara questi errori, alcuni veramente marchiani come il via libera alle discoteche durante l'estate e la riapertura delle scuole con la curva dei contagi che già ricominciava impennarsi, è questo, del fisico Roberto Battiston.

Alla serie di cause oggettive elencate da Battiston, io ne aggiungerei una di tipo antropologico, se così si può dire, che è la arcinota indolenza fatalistica tipica delle italiche genti. Allo scemare dei contagi post prima ondata e al ritorno della situazione generale a una quasi normalità, nel sentire generale si è creata una sorta di impressione che tutto fosse finito, che la brutta parentesi pandemica potesse essere messa in archivio e si potesse tornare alla normalità. E ci siamo comportati di conseguenza: via le mascherine, basta coi distanziamenti e abbandono di ogni basilare norma di prudenza - sto generalizzando ed estremizzando per indicare la direzione del discorso, naturalmente. E anche questo lassismo, incentivato colpevolmente da ignobili personaggi pubblici coi loro atteggiamenti, ha contribuito a produrre il risultato di oggi che ci apprestiamo di nuovo a subire.

Noi italiani abbiamo un po' questa indole, come dire, irresponsabile, menefreghista e insofferente ai richiami e alle ammonizioni. Amiamo affidarci a quel fatalismo un po' miope che si esprime coi "massì, ormai è andata, ne siamo fuori, non pensiamoci più", come se il non pensarci più servisse a tenere fuori il pericolo. Poi, quando la tragedia arriva, magari siamo bravissimi a farvi fronte, tutti allineati, coesi, in prima fila, ma non siamo altrettanto bravi quando è ora di adoperarsi affinché non si arrivi alla tragedia.

Comunque queste sono considerazioni che ormai lasciano il tempo che trovano. Il problema vero è che ci siamo dentro di nuovo e di nuovo ci toccheranno sacrifici e impegno per uscirne fuori. E poi, semmai ne usciremo una seconda volta, riusciremo finalmente a fare tesoro e a imparare dagli errori commessi? Mah, ne dubito.

2 commenti:

Guchi chan ha detto...

Tutto vero, a parte il fatto che mi pare di vedere lo stesso livello di irresponsabilità anche in diversi paesi stranieri. Forse in questo caso non è solo colpa del carattere italico, forse è proprio un atteggiamento umano.

Andrea Sacchini ha detto...

Vero. Paesi da sempre considerati più "virtuosi" (Francia, Germania, Inghilterra ecc.) stanno avendo una seconda ondata anche peggiore della nostra.

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