Questo concetto, su cui poi la teologia ha costruito parte della "fortuna" della chiesa, fino a quasi tutto il V secolo dopo Cristo il cristianesimo non l'ha mai conosciuto, è un'acquisizione posticcia introdotta da sant'Agostino dopo che quest'ultimo l'ha prelevata dalla cultura greca. Certo, qui ho riassunto brutalmente, ma in quei dieci minuti cui ho accennato, Galimberti spiega in maniera chiara come ciò sia storicamente successo. La cosa per certi versi paradossale della faccenda è che nel cristianesimo il culto dell'anima è oggi radicato e fortissimo; basta pensare ad esempio a tutta la storia del purgatorio. E nella stessa funzione eucaristica a cui oggi assiste chi va a messa, si trova sia il culto dell'anima che il Credo, nel quale chi lo professa non dice di credere nell'immortalità dell'anima ma, testualmente (e paradossalmente), nella risurrezione dei corpi.
Niente di male, intendiamoci. D'altra parte non esiste alcuna religione che non abbia le proprie contraddizioni. Ma chi guarda tutto questo da fuori, almeno a me capita così, ne rimane ogni volta sorpreso.
Un argomento sicuramente tanto complesso quanto interessante! far riposare le orecchie dalla musica per concentrarci su contenuti come questo non può che essere stimolante :-D
RispondiEliminaPer me lo è. Sono argomenti che ho sempre trovato affascinanti. ;)
EliminaQualche precisazione può essere utile, anche se la storia della filosofia è immensa e molto complessa, per cui è impossibile trattarne su un blog.
RispondiEliminaIn riferimento al mondo greco, il concetto di anima si trova già in Omero, per cui è davvero un concetto antichissimo. Però, in Omero, non è l'anima contrapposta al corpo così come noi la concepiamo, ma è il soffio vitale che, alla nostra morte, fuoriesce dal corpo e continua a vivere come ombra inconsistente.
Il concetto di immortalità dell'anima individuale si trova nella tradizione orfico-pitagorica. Per gli orfici (VI secolo A.C.) l'anima è condannata a vivere nel corpo, che quindi è una sua prigione (non è dunque Platone il primo ad avere questa concezione). Ciò implica un'idea negativa del corpo. L'anima deve dunque riscattarsi dal corpo attraverso la metempsicosi.
Da qui parte Platone, per il quale l'uomo è un'unità di anima e di corpo. Questo è un dato certo del suo pensiero, perché lo ripete infinite volte. Poi nella "Repubblica" espone la sua celebre teoria dell'anima tripartita (anima razionale, anima irrazionale, anima collerica = ragione, istinto, emotività), ma è impossibile riassumerla qui. Ciò che posso dire ed è giusto dire è che le conseguenze più radicali della dottrina platonica dell'anima sono state tratte dal pensiero freudiano. Basta questo a far comprendere cosa rappresenta Platone per la nostra cultura.
Quanto alla ridefinizione dottrinale del cristianesimo, anche Aristotele ha avuto un ruolo importante. Il pensiero di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino è espressione della scolastica di tradizione aristotelica, e Tommaso riafferma la dottrina aristotelica secondo cui soltanto l'intelletto è immortale.
Questo non è né strano né assurdo, perché tutta la nostra cultura è un ripensamento di Platone e di Aristotele; anzi, platonismo e aristotelismo hanno arricchito il cristianesimo, che in questo modo ci ha consegnato pensatori immortali. Non si può valutare, infatti, la grandezza di un filosofo sulla base delle proprie credenze; non posso dire, ad esempio, che Tommaso d'Aquino fa pietà perché io non ho fede; Tommaso d'Aquino è oggettivamente un gigante, che si creda o no nel Dio cristiano. E ciò vale per altri pensatori cristiani. Il cristianesimo, dunque, come dottrina dispiegata nel tempo, ci ha fatto grandi regali.
Altra cosa è poi avere fede: questa è una scelta personale che io non discuto.
Chiudo dicendo che ovviamente questo mio commento non dà neppure lontanamente l'idea della profondità del pensiero filosofico. Ho semplificato tutto, ma, del resto, anche gli intellettuali famosi, a volte, tendono a semplificare parecchio o a omettere, quindi io sono più che giustificata. ;)
A proposito di Tommaso d'Aquino, uno dei più grandi pensatori della cristianità, c'è da dire appunto che fu influenzato enormemente dalla cultura greca. Tra il 1200 e 1300, quando il territorio italiano era sotto la dominazione musulmana, studiava i classici greci che i musulmani traducevano in latino (i musulmani, oggi tanto vituperati, all'epoca avevano una cultura molto superiore alla nostra).
EliminaComunque sì, sono argomenti che non sarebbero da trattare in un blog, data la loro vastità e complessità. Ma ogni tanto la tentazione è forte. :)