sabato 22 febbraio 2020

Niente panico

Stamattina i maggiori quotidiani aprono con editoriali che invitano a non farsi sopraffare dal panico per il fatto che il famigerato Covid-19 abbia iniziato a circolare in Italia. Paradossalmente, neanche tanto poi, sono gli stessi quotidiani che negli ultimi due mesi più si sono prodigati coi loro titoloni nella diffusione del suddetto panico, ma tant'è. Per il resto, c'è da essere preoccupati? Un po' di preoccupazione magari è legittima, il panico non credo abbia senso. Certo, riguardo a ciò che sta accadendo in nord Italia, i due o tre punti oscuri attorno al primo contagiato non autorizzano alla tranquillità. Il trentottenne in questione, infatti, non è mai stato in Cina e l'amico manager rientrato dal paese orientale, quello che si pensava fosse l'"untore", è risultato negativo al test. Da qui l'ipotesi degli untori sani, questa sì abbastanza inquietante.

È verosimile pensare che, adesso che il virus è in circolazione in Italia, la sua diffusione non resterà limitata a Lombardia e Veneto, purtroppo. Personalmente non provo eccessiva preoccupazione, anche perché da sempre il mio stile di vita è già di per sé una forma blanda di quarantena, contraddistinta dal quotidiano tragitto casa-lavoro, in macchina durante l'inverno e in bicicletta nella bella stagione (quindi niente mezzi pubblici), e il resto della giornata generalmente in casa a leggere o scrivere. Poi, certo, qualche briciola di vita sociale ce l'ho pure io, tipo ad esempio qualche colazione al bar prima di andare al lavoro o la pizzata del sabato sera con famiglia e amici. Cose che, all'occorrenza, posso tranquillamente eliminare.

Insomma, stiamo a vedere come evolverà la faccenda, senza panico ma con la giusta dose di attenzione e prudenza.

12 commenti:

  1. Ciao Andrea,
    dunque:

    - il Covid-19 di per sé è un'influenza molto più contagiosa (in quanto non c'è vaccino ed è una forma virale per la quale non abbiamo ancora sviluppato gli anticorpi), quindi può indubbiamente generare complicazioni anche letali, ma ovviamente la situazione è critica per anziani, persone con patologie ecc.; detto questo non è sicuramente un virus stile zombie film;
    - il problema è che l'italiano medio va al lavoro anche con 40 di febbre, imbottendosi di medicinali, ed è un comportamento gravissimo, sia che abbia il coronavirus, l'influenza o qualsiasi cosa; poi l'italiano medio è maleducato, tossisce, sputa e starnutisce senza aver alcun rispetto delle persone che ha vicino; l'italiano deve imparare a stare a casa, quando sta male. Invece nel nostro meraviglioso paese, fin dai tempi della scuola, viene preso per il culo chi sta a casa quando sta male ("oh ma come stai a casa per un po' di febbre"?);
    - in presenza di determinati sintomi è necessario chiamare il 112, non andare al pronto soccorso;
    - l'attuale epidemia nel lodigino nasce - pare - perché il 38enne in ospedale non ha riferito dei contatti avuti con la persona tornata in Cina, per questo è stato mandato a casa come se fosse stato colpito dalla "solita" influenza; è stato grave che questa persona non abbia collegato il suo stato febbrile a quei contatti con la persona tornata dalla Cina. Magari tra una partita di calcio e una corsetta poteva anche aprire un giornale...

    "l'amico manager rientrato dal paese orientale, quello che si pensava fosse l'"untore", è risultato negativo al test", se ho ben capito devono esserci i risultati del test sul sangue, perché potrebbe aver contratto il virus e averlo debellato sviluppando gli anticorpi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comunque sì, giusta la preoccupazione, ma non il panico e l'allarmismo.
      I media - lo so bene - fanno il giochino di alternare il "no panic" a titoli allarmistici.

      Elimina
  2. Il trentottenne che non ha ricollegato la questione con l'amico tornato dalla Cina non so nemmeno cosa pensare... ^^;
    Comunque, no allarmismo inutile ma calma e sangue freddo.

    Moz-

    RispondiElimina
  3. Io il sangue freddo c’è l’ho da vendere.
    Anche perché i casi/pazienti successi nel Veneto son già stati ricoverati o stanno per arrivare nell’ospedale dove lavoro .
    A Padova

    RispondiElimina
  4. Da quello che ho letto l'infezione ha un tasso di mortalità del due %, cioè ogni cento infettati due muoiono e gli altri guariscono. I due deceduti in Italia erano entrambi molto anziani e avevano già altri problemi di salute, forse questi elementi potrebbero contribuire a tranquillizare un po'..

    RispondiElimina
  5. Panico no, solo molta cautela e igiene, dopodiché affidiamoci al buon senso degli altri e alle scelte delle istituzioni.
    sinforosa

    RispondiElimina
  6. Mio figlio minore studia a Milano e usa i mezzi pubblici, oltre a frequentare un'affollata università, ma non ho la minima intenzione di farmi prendere dal panico. Credo sia ragionevole non agire da incoscienti e per il resto vivere serenamente. Questo perchè di carattere sono fatalista, il che aiuta a restare calmi XD

    RispondiElimina
  7. Ecco, ho appena finito di scrivere più o meno la stessa cosa.
    Cerchiamo di preoccuparci il giusto e senza farci prendere da crisi di panico che sfiorino il senso del ridicolo.
    Precauzione e buon senso.

    RispondiElimina
  8. Io non penso di essere entrata nel panico, ma un po’ di confusione, onestamente, m’è venuta: ho svuotato le valigie dei miei figli pronti per andare in gita, tra un mese dovrò scendere in Sicilia, mi muovo spesso con la metro, ho parenti stretti che vivono a Milano... Non so quale sarà l’evoluzione di questo stato di cose, ma non vivo serenamente l’attesa.

    RispondiElimina
  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  10. riscrivo il commento perché con l'ansia che mi ritrovo non ero riuscito a scriverlo correttamente. Io sono un tipo ansioso e sono in cura per ansia acuta da diversi mesi. quindi immaginatevi come ho preso la notizia del coronavirus.
    praticamente prendo delle pasticche per dormire di notte altrimenti non riuscirei a dormire. con il coronavirus sono entrato in una fase ansiosa ancor più pesante del solito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi spiace. Credo comunque che gran parte di questa ansia collettiva sia ampiamente ingiustificata.

      Elimina

Perché noi maschi non possiamo parlare di aborto?

Nella discussione sui social e fuori che va avanti da giorni sull'aborto, discussione che ha preso il via dopo la proposta di FdI di ins...