domenica 2 novembre 2014

Il mio 2 novembre

Quando ero bambino, il 2 novembre i miei genitori mi portavano al cimitero di Santarcangelo. Io sbuffavo, soffiavo, non ne avevo voglia, ma mi toccava. All'entrata c'era, immancabile, il banchetto con la suora che prendeva i soldi per le offerte, e anche quello del tizio che vendeva i ceri votivi. I venditori di fiori erano invece molto più avanti: avevano - credo ce l'abbiano ancora - un negozio intero sul viale d'ingresso, quello costeggiato dai cipressi. E poi c'era la fontanella col rubinetto; lì le pie donnine riempivano i contenitori di plastica di acqua fresca dopo aver gettato quella vecchia, ché i fiori sennò si appassivano troppo presto.
Tutti andavano ai cimiteri quel giorno lì: parcheggi pieni, vigili sulla via Emilia per regolare il traffico, ressa all'entrata e all'uscita, c'era più gente a spasso tra le tombe del cimitero che tra le banchette del mercato del venerdì in piazza Ganganelli.
Si faceva il giro dei loculi dove riposavano i parenti, poi di quelli dei conoscenti, e ogni volta mi dovevo sorbire le spiegazioni su chi fossero i poveracci dietro quelle foto grigie coi bordi ingialliti dal tempo. "Questo era lo zio del nonno, ma tu sei troppo piccolo, non l'hai conosciuto; questa era la nonna di tuo cugino di Gambettola, ma è morta prima che tu nascessi, non puoi conoscerla" e via di questo passo. Ricordo che tra me e me pensavo: ma se non li conosco, che cavolo mi hanno portato a fare qui?
Il campionario umano all'interno del cimitero era il più variegato mai visto al mondo: dalla nonnina tutta vestita di nero che sgranava la sua corona come se non ci fosse un domani - e infatti, guardandola, non sembrava averne davanti ancora molti - agli uomini con la sigaretta che parlavano tra loro di calcio o macchine. Terminato l'annuale, macabro giro turistico, ci si avviava verso l'uscita. Finalmente era finita. Segno di croce e via, verso la macchina, tutti contenti per non aver mancato l'annuale appuntamento con l'ossequio ai morti, i quali, chissà, magari erano pure contenti, ma sono più propenso a credere che non gliene sia mai fregato niente del nostro giro turistico.

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