venerdì 23 maggio 2008

Il nuovo esecutivo è a pieno regime (e si vede)

Non si può certo dire che il nuovo esecutivo abbia perso tempo. Terminati i brevi festeggiamenti di rito e sbrigate con relativa celerità le pratiche di insediamento, ecco infatti, nello stretto volgere di pochi giorni, l'elenco delle nuove misure varate, che, come largamente strombazzato in campagna elettorale, riguardano taglio dell'ICI, giro di vite su clandestini e sicurezza, detassazione degli straordinari e militarizzazione delle discariche in Campania. Queste, almeno, sono quelle a cui viene dato più risalto da stampa e tiggì.

Per ora mi astengo dal giudicare la bontà o meno di questi provvedimenti: su alcuni esporrò qualche mia riflessione nei prossimi post. Quello su cui vorrei invece dire subito due parole riguarda un paio di piccole norme, fatte di poche righe e messe qua e là - quasi a non voler dare nell'occhio - all'interno dei corposi provvedimenti.

Una di queste norme, inserita nel pacchetto sicurezza, prevede la possibilità, per chi è imputato per reati commessi prima del 31/12/2001, di chiedere una sorta di sospensione del procedimento in modo da poter valutare la fattibilità o meno di un eventuale ricorso al patteggiamento. Come si sono giustamente chiesti in molti, rimane da chiarire il senso di una norma di questo genere all'interno di un pacchetto di provvedimenti tesi a contrastare il dilagare della criminalità e a rispondere alla crescente domanda di sicurezza della popolazione. Perplessità palesate anche in merito all'urgenza di inserire la suddetta misura all'interno di un decreto legge.

Poi, però, leggendo a fondo l'articolo si scopre che lo stesso Presidente del Consiglio attualmente in carica potrebbe beneficiare di tale provvedimento, in quanto attualmente sotto processo per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per questo rinviato a giudizio nel 2006 dalla procura di Milano. In pratica, quindi, se il cavaliere avesse voluto, avrebbe potuto interrompere il procedimento giudiziario a suo carico... per fare cosa? Niente, perché la norma in questione è stata infine eliminata dal decreto in seguito alle proteste dell'Italia dei Valori, come si legge sul blog dello stesso Di Pietro.

La seconda norma su cui vorrei dirottare la vostra attenzione, riguarda l'ormai arcinota (anche se non per tutti) questione rete4, sulla quale scrissi a suo tempo un lungo e dettagliato articolo. Come sapete, a gennaio di quest'anno la Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia, mettendola in mora, in merito alla nota questione dell'assegnazione delle frequenze televisive. Sentenza che segue quella già pronunciata dalla Corte Costituzionale nel 2002 e che insieme a questa riconosce il diritto di Europa7, dell'imprenditore Francesco Di Stefano, a trasmettere utilizzando le frequenze attualmente utilizzate da rete4, in quanto autorizzata dalle stesse autorità competenti italiane dopo aver vinto un regolare bando di concorso di assegnazione.

Il resto è storia nota. Proroghe, provvedimenti specifici, legge Gasparri, regimi transitori diventati permanenti in barba a qualsiasi sentenza, hanno consentito a rete4 di continuare a trasmettere come se niente fosse. Ma la scadenza imposta dall'ultima sentenza della Corte di Giustizia Europea rimane comunque esecutiva, e il rischio - ovviamente se qualcuno non corre ai ripari - che l'Italia si ritrovi a pagare una multa giornaliera di tutto rispetto, con effetto retroattivo dal 1 gennaio 2006, è dietro l'angolo. Ovviamente il qualcuno che corre ai ripari è già operativo, ed agisce sotto le spoglie di un emendamento messo in campo martedì scorso sul quale maggioranza e opposizione si stanno naturalmente accapigliando.

Il nuovo governo è al lavoro.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

A parte la questione Rete 4, per il resto vedo segnali positivi. Siamo forse usciti da una situazione di immobilismo, e grazie all'IdV forse riusciremo anche ad evitare troppe leggi ad personam.

Su Rete 4 due precisazioni: in alcune zone d'Italia e' gia' visibile solo in digitale terrestre (Valle d'Aosta e Sardegna, secondo Wikipedia). Segno che forse la stanno gradualmente trasferendo dall'analogico al digitale.

Un'altra perplessita' riguarda il fatto che Rete 4 esiste dal 1982, e suppongo che usi quelle stesse frequenze che usava 35 anni fa. Poi alla fine del 2002 la Corte Costituzionale decide che le frequenze di Rete 4 devono passare a Europa 7. Per quale motivo? Mi piacerebbe capire meglio tutta la faccenda. Ad esempio: forse Rete 4 prima usava frequenze diverse, poi nel 2002 ha deciso di usurpare quelle assegnate ad Europa 7?

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe capire meglio tutta la faccenda

http://it.wikipedia.org/wiki/Europa_7

Andrea Sacchini ha detto...

> A parte la questione Rete 4, per il resto vedo segnali positivi

Beh, per adesso diciamo segnali. Positivi o negativi avremo tempo per valutare. Sul tanto strombazzato abbassamento dei mutui, ad esempio, c'è già qualcuno che ha qualcosa da ridire.

Comunque sia, io non sono prevenuto verso niente. Se riterrò che alcuni provvedimenti dell'attuale esecutivo sono condivisibili e utili non avrò nessuna difficoltà a scriverlo.

Per quanto riguarda rete4, la faccenda è al tempo stesso semplice e complessa. Oltre al link postato qui sopra da Gaetano, aggiungo questo e questo, che conduce a un mio articolo scritto qualche tempo fa.

Anonimo ha detto...

Grazie per i link.

Se ho capito bene, è dal 1988 che si discute della legittimità di Rete 4 a trasmettere (nessun privato può possedere più del 20% delle frequenze televisive). Quindi ben prima della questione Europa 7.

Non ricordavo ci fosse stato addirittura un referendum popolare. Mi potete riassumere l'esito del referendum? Su wiki leggo:
- Abrogazione delle norme che consentono la concentrazione di tre reti televisive. Esito: 56% di NO. Che vuol dire in soldoni? 56% a favore o contro Rete 4.

Anonimo ha detto...

Beh, per adesso diciamo segnali. Positivi o negativi avremo tempo per valutare. Sul tanto strombazzato abbassamento dei mutui, ad esempio, c'è già qualcuno che ha qualcosa da ridire.

Ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire. Ma i problemi non si risolvono semplicemente aspettando.

Per quanto mi riguarda, il nuovo ministro dell'Università e della Ricerca ha sbloccato i 3000 posti da ricercatore che erano stati congelati durante il biennio Prodiano. Questo è un fatto indubbiamente positivo.

Andrea Sacchini ha detto...

> Che vuol dire in soldoni? 56% a favore o contro Rete 4.

Penso che all'epoca (1995) il referendum non andasse inteso come "pro" o "contro" rete4, in quanto in quel periodo la suddetta emittente operava legittimamente su frequenze che erano realmente nella sua disponibilità.

Il referendum abrogativo in materia chiedeva solamente agli italiani se desiderassero mantenere o meno in vigore le norme che proibivano la concentrazione di tre o più reti televisive in mano a un singolo soggetto. L'esito negativo (all'abrogazione di tali norme) della consultazione referendaria indicava quindi che per gli italiani era legittimo che un unico soggetto avesse il controllo di tre o più emittenti televisive.

Il problema rete4 è nato dopo, e precisamente nel 1999, quando l'allora governo D'Alema indisse - per tentare di mettere fine al marasma che regnava nel campo radiotelevisivo - un bando pubblico di concorso per assegnare le frequenze, che dovevano essere così ripartite: 3 alla rai e 8 ai soggetti privati. Fu questo bando pubblico che vide la vittoria dell'imprenditore Francesco di Stefano e della sua Europa7 a scapito di rete4, la quale aveva l'obbligo di liberare tali frequenze regolarmente assegnate dalle autorità competenti a Europa7.

Il resto, come dicevo, è storia: una storia fatta di ogni possibile escamotage per impedire, come di fatto è avvenuto, che Europa7 prendesse di fatto possesso di ciò che legalmente era (ed è ancora) suo. Da qui tutte le varie sentenze a lei favorevoli che vanno dal consiglio di stato fino a quella recente emessa dalla corte di giustizia dell'unione europea.

Questa, ovviamente, è solo una breve sintesi della vicenda.

> Ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire. Ma i problemi non si risolvono semplicemente aspettando.

Concordo, ma io mi sento in dovere di avere da ridire ogni volta che ritengo sia necessario. E' vero che i problemi non si risolvono aspettando, ma il mio compito non è trovare soluzioni. Abbiamo gente che noi eleggiamo proprio per questo motivo: trovare soluzioni. Ed è oltretutto lautamente pagata per fare questo. Le soluzioni, quindi, le trovino gli eletti, io mi tengo il mio sacrosanto diritto di critica.

Andrea Sacchini ha detto...

Se la cosa può essere utile a chiarire un po' le idee, segnalo questa intervista di Piero Ricca a Francesco Di Stefano.

Anonimo ha detto...

A proposito del tema sicurezza: avete letto questo articolo?

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=I6NB3

Il ministro spagnolo Lòpez Garrido confessa cosa si cela dietro le accuse di xenofobia all'Italia:

Siamo preoccupati che una misura così dissuasoria (il pacchetto sicurezza approvato dal nostro Consiglio dei Ministri, ndr) possa avere un impatto su altri Paesi e, essendo in uno spazio Schengen possa deviare i flussi (di immigrati clandestini, ndr) verso la Spagna.

Sottolineano anche il fatto che in Francia e in Germania già esiste il reato di clandestinità.

Anonimo ha detto...

> Ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire. Ma i problemi non si risolvono semplicemente aspettando.

Concordo, ma io mi sento in dovere di avere da ridire ogni volta che ritengo sia necessario. E' vero che i problemi non si risolvono aspettando, ma il mio compito non è trovare soluzioni. Abbiamo gente che noi eleggiamo proprio per questo motivo: trovare soluzioni. Ed è oltretutto lautamente pagata per fare questo. Le soluzioni, quindi, le trovino gli eletti, io mi tengo il mio sacrosanto diritto di critica.


Si sono d'accordo. Quello che volevo dire è che trovo positivo che questo governo si dia da fare. Poi sta a noi (ma soprattutto all'opposizione) giudicare la bontà dei provvedimenti adottati. Ma soltanto dopo aver sperimentato le conseguenze di tali provvedimenti.

Anonimo ha detto...

Scusate, riposto il link alla rassegna stampa: fonte.

Anonimo ha detto...

Ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire. Ma i problemi non si
risolvono semplicemente aspettando.
Per quanto mi riguarda, il nuovo ministro dell'Università e della Ricerca ha
sbloccato i 3000 posti da ricercatore che erano stati congelati durante il
biennio Prodiano. Questo è un fatto indubbiamente positivo.


Caro amico (permettimi di chiamarti cosi'), il problema non sono i 300 posti di ricercatore o quelli di associato o di ordinario. Il punto fondamentale e' un altro, e mi permetto di essere schietto perche' da quello che capisco anche tu ti trovi nel mondo accademico.
Il problema principale era e resta quello dei concorsi pilotati. La totalita' dei concorsi per ricercatore (soprattutto) e' fatto su misura per far vincere una determinata persona. La commissione e' fatta in modo da arrivare allo scopo. E la gente si mette in fila ad attendere il proprio turno ed ad incrociare le dita affinche' qualcuno non congeli le assunzioni e roba simile. E anche nella fila c'e' chi tenta di scavalcarti e ti scavalca (soprattutto se ha il padre o un parente che e' docente).

Finquando non finisce questa storia (e dubito che finira' nel breve termine) in quel luogo ci saranno sempre persone da 4 soldi (oltre a quelle brave, per carita') e amici degli amici.

Ah .. quanto mi manca Napoleone!

Anonimo ha detto...

Rispondo a Gaetano: sui concorsi pilotati l'RNRP sta cercando di scrivere una lettera per sensibilizzare il governo.

I 3000 posti da ricercatore sono comunque rilevanti, perché le università italiane sono strutturate a piramide capovolta: tanti ordinari, meno associati, e pochissimi ricercatori a tempo indeterminato. Bandire posti è un inizio, anche se finirà per favorire i soliti raccomandati.

Ci sono comunque ricercatori precari, che benché io non li stimi come ricercatori, svolgono un lavoro fondamentale. La didattica nelle università italiane è infatti principalmente svolta da loro. Dunque, per quanto mediocri come ricercatori, penso meritino di essere pagati (e tutelati) come tutti gli altri lavoratori.

Riformare il regolamento per l'assunzione dei ricercatori sarebbe una gran cosa. Ma si scontra con gli interessi di troppe persone. Inoltre il problema è culturale e più che legale. Non esiste un regolamento perfetto che non possa essere aggirato.

Io (cervello in fuga) per essere assunto non ho dovuto neppure sostenere un colloquio. Mi hanno telefonato dicendo che avevano apprezzato alcune mie pubblicazioni e che se volevo il lavoro era mio. Sarebbe bello se funzionasse così anche in Italia, ma non siamo abbastanza maturi per questo.

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