Domani pomeriggio, salvo contrattempi, farò un giretto giù in quel di Rimini (precisamente qui), e ne approfitterò per fare una bella passeggiata in centro. Per l'occasione andrò a firmare per i tre quesiti referendari proposti da Beppe Grillo nel suo secondo V-Day.
Non so se vi siete accorti, ma nessuno (e intendo proprio nessuno, almeno finora) sta parlando o ha parlato della cosa. Silenzio assoluto e totale. Il tutto è ovviamente più che comprensibile, visto che uno dei tre quesiti referendari chiede esplicitamente l'abolizione delle (laute) sovvenzioni statali (cioè nostre) all'editoria; ma visto che, almeno da parte mia, i tre quesiti sono fondamentalmente condivisibili (i distinguo a dopo), mi sembra giusto spiegare perché li condivido.
Prima di tutto una breve ma doverosa premessa. Non ho subìto un lavaggio del cervello da parte di Beppe Grillo: sono perfettamente in grado di pensare e di valutare le cose con la mia (seppur non brillantissima) testa. Non meravigliatevi di questo: lo puntualizzo solamente perché mi è capitato di essere stato apostrofato come "grillino", "seguace della setta di Beppe Grillo" e altre cretinate simili. E questo da quando ho pubblicamente sostenuto, e sottoscritto, anche il V-Day precedente. Quindi, se non fosse sufficientemente chiaro, non penso che Grillo sia un guru, non ho la sua immagine sul mio comodino, il suo adesivo appiccicato alla macchina o idiozie simili.
Il fatto che lo apprezzi come comico è totalmente irrilevante, e non è certo questo a darmi l'input per andare a firmare i quesiti proposti. Anzi, chi legge regolarmente questo blog sa benissimo che più di una volta ho espresso dubbi sul suo modo di fare e di agire. I tre quesiti li sottoscrivo per il semplice fatto che mi trovano sostanzialmente d'accordo, e sarei andato a firmarli anche se li avesse proposti Giuliano Ferrara, uno di quei personaggi la cui sola vista mi provoca l'orticaria. Qui, poi, non c'entra niente l'antipolitica di cui spesso si parla a vanvera: ritengo infatti che un certo numero di persone che sottoscrivono dei quesiti che condividono affinché si trasformino in referendum (o in proposta di legge, come nel V-Day precedente) siano la politica come dovrebbe essere: una scelta libera e non vincolata. Che è esattamente l'opposto - anche se naturalmente sono due cose diverse - dell'andare a mettere una croce su una lista politica anonima e preparata a tavolino da altri.
Bene. Adesso che mi sono tolto questo sassolino, veniamo ai famosi quesiti. Il testo esatto di ognuno lo trovate cliccando sul relativo link nell'home page dell'iniziativa (qui).
Il primo quesito lo condivido in toto, o almeno i punti a) e b) della prima parte (sulle altre ho qualche dubbio, devo ancora approfondire). L'abolizione delle sovvenzioni pubbliche ai giornali di partito ritengo sia un'istanza sacrosanta. Non è più tollerabile che soldi pubblici (anche miei) siano utilizzati per finanziare Il Campanile di Mastella o Il Foglio di Ferrara. I giornali - e qui il discorso si allarga anche a quelli apartitici - devono vendere in base alla qualità, alla capacità di fare giornalismo e di suscitare interesse tramite articoli, inchieste e reportage. Se una testata suscita interesse vende di più, attrae più investimenti pubblicitari e può avere buone possibilità di "camminare con le proprie gambe", senza dover gravare sul già disastrato bilancio statale (e in definitiva sulle nostre tasche).
Sul quesito che chiede l'abolizione dell'ordine dei giornalisti non mi dilungo. Trovo anche questo sostanzialmente condivisibile, anche se penso che la sua abolizione non rappresenti la panacea di tutti i mali che affliggono il giornalismo e l'informazione in generale.
Il terzo, invece, quello che chiede l'abolizione della legge Gasparri, lo quoto in pieno. La legge Gasparri è quell'abominio che ha consentito, e che consente ancora, che rete4 continui ad occupare abusivamente frequenze non sue. E tutto ciò nonostante una serie infinita di sentenze, che vanno dal Consiglio di Stato alla Corte Costituzionale, che riconoscono di fatto questo abuso (quella recente della Corte di Giustizia Europea è solo l'ultima). Una legge che ha consentito di tramutare un regime di trasmissione temporaneo in "temporaneamente definitivo", in barba a qualsiasi sentenza. Una priorità che era stata inserita anche nel programma di governo dell'Unione, nel 2006, e che è stata (come tutto il resto) regolarmente disattesa.
Questi, grosso modo, sono i motivi per i quali domani andrò ad apporre la mia firma su tutti e tre i referendum abrogativi.
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Ho il vago sospetto che queste richieste resteranno lettera morta. Tuttavia è giusto che i cittadini s'impegnino a fare proposte di legge e di referendum, in quanto ciò è previsto dalla democrazia.
RispondiEliminaA chi comanda tutto ciò non piace, chi comanda vorrebbe che il popolo dimenticasse questo suo elementare diritto. Ecco perchè poi il web viene spesso demonizzato, perché sfugge al controllo di lorsignori.
Il Corriere e La Stampa oggi si sono degnati di parlare del V-day. Certo che però l'hanno fatto troppo tardi, perché chi magari avrebbe anche voluto partecipare, avrebbe dovuto saperlo in anticipo per programmare la giornata.
Vabbè...
> Ho il vago sospetto che queste richieste resteranno lettera morta.
RispondiEliminaE' più di un "vago sospetto": è praticamente una certezza, specie con il nuovo esecutivo.
Non importa: ho un debole per le cause perse! :-)
> Il Corriere e La Stampa oggi si sono degnati di parlare del V-day.
Sì, ma solo le versioni online: quelle cartacee ciccia! Vabbé, pazienza. Anche il V-Day precedente è stato sostanzialmente snobbato (eccetto che in rete), e poi si è visto com'è andata a finire.
Lo prendo come un buon auspicio.
Ciao.
necessita di verificare:)
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