Pannella (foto) ha iniziato un altro sciopero della sete. L'ennesimo della sua lunga militanza politica nelle file dei radicali. Pannella è uno dei pochi politici di cui ho ammirato, e ammiro tuttora, alcuni aspetti: principalmente la coerenza, la costanza, la determinazione e il fatto che a mio avviso in quello per cui ha combattuto - a volte condivisibile, a volte no - ha sempre creduto.
Eppure questa volta c'è qualcosa che non mi torna. E probabilmente questo qualcosa sta tutto nel motivo per cui ha iniziato questo suo ennesimo sciopero della sete, e cioè nove esponenti radicali: il prezzo pagato dal Pd per stringere l'accordo col partito di Pannella per le prossime elezioni di aprile. Nove radicali (inizialmente) dati per sicuri da Veltroni. Evito ovviamente di commentare tutto il tira e molla di dichiarazioni sulla questione: Veltroni che dice che accordo non è automaticamente sinonimo di posto prenotato su un tram, Emma Bonino che dichiara di non essere un soprammobile, ecc...
Questo, come avrete sicuramente notato, è solo un episodio dei tanti che contraddistinguono questa campagna elettorale. La quale non si discosta di un millimetro dalle precedenti e sicuramente dalle future, e che con queste ha un comune denominatore: tutti vogliono salire, e non sul pullman di Veltroni, ma dentro il ben più confortevole e capiente Parlamento.
Niente di nuovo, quindi, solo la (amara) constatazione che, ancora una volta, prima degli ideali, della coerenza e della passione, viene l'amore per il famoso posto al sole, per ottenere il quale si litiga, si sgomita, si fanno accordi e compromessi più o meno sottobanco. E per il quale si è pure disposti a fare uno sciopero della sete.
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