La questione, come è noto, si trascina già da un pò di tempo. E cioè da quando, alla fine di febbraio, è stato inaugurato il portale Italia.it, il sito che nelle intenzioni - parole di Rutelli - avrebbe dovuto essere "una grande finestra dal mondo sull'Italia".
In realtà l'unica finestra aperta del sito è quella in cui è stato gettato il fiume di milioni di euro serviti per realizzarlo, un costo tuttora difficilmente giustificabile per un sito internet. Le proteste e gli interrogativi riguardo a tutto quello che ruota intorno alla storia di questo portale sono sfociate anche nella creazione di un blog, nel quale vengono segnalate tutte le magagne - tecniche, progettuali e gestionali - che affliggono il portale.
Alla fine, probabilmente in seguito al "rumore mediatico" sorto intorno all'operazione, il ministero per la Funzione Pubblica ha dato segni di vita e ha pubblicato una nota (qui) nella quale sostanzialmente prende atto delle perplessità nate in seno al progetto, manifestate dagli operatori internet e da molte aziende del turismo che avrebbero dovuto trarre beneficio dall'apertura del portale.
In sostanza, nella nota pubblicata, si prende effettivamente atto - da parte appunto del ministero per la Funzione Pubblica - delle critiche che si sono alzate attorno al portale, pur con alcune precisazioni. Si legge infatti tra le altre cose:
"Il progetto originale di Italia.it risale, come noto, al precedente Governo che aveva impegnato risorse e preparato progetti mai realizzati."
Parentesi. Non so se avete notato che quando un governo (destra o sinistra è uguale) deve giustificare qualche magagna tende a incolpare quello precedente, mentre eventuali meriti tende ad autoattribuirseli anche quando magari non c'entra niente. Chiusa parentesi.Troviamo anche alcune puntualizzazioni riguardo ai costi:
"Le cifre di cui si è parlato in questi giorni (45 milioni di euro) non sono, dunque, destinate esclusivamente alla realizzazione della piattaforma di Italia.it, ma saranno utilizzate per l’attuazione di un più ampio e strutturato programma di rilancio del settore turistico italiano attraverso l’uso delle nuove tecnologie e vanno, quindi, inquadrate nell’ottica di un impegno pluriennale, in buona parte ereditato [ci risiamo], che esplicherà i suoi vantaggi nei prossimi anni."
Insomma, tutto nella norma, pare. Talmente nella norma che il ministro Nicolais (ma chi è?) ha istituito una commissione d'indagine per tentare di far luce sull'intera vicenda.
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