Il famosissimo player multimediale di Apple batte il record dei cento milioni di pezzi venduti. Perché?
Chiariamo: non sono tra quelli che hanno contribuito al raggiungimento del risultato. Non per sterile snobismo, ma semplicemente perché tendo a non acquistare quello che non mi serve. La musica mi piace ascoltarla (come Dio comanda) al mio impianto stereo di casa, oppure - più raramente - al pc quando scrivo.
Comunque sia, va dato atto ad Apple della straordinarietà del risultato: se si considera infatti che l'iPod ha visto la luce nell'ottobre del 2001, cento milioni di pezzi venduti in poco meno di 6 anni non sono noccioline. Se a questo aggiungiamo che iTunes, il negozio online che vende legalmente brani musicali per l'apparecchio in questione, ha appena superato i 2 miliardi di pezzi venduti, c'è solo da inchinarsi.
Va poi sottolineato che uno dei meriti principali e indiscutibili dell'accoppiata iTunes/iPod è quella di aver contribuito in maniera inequivocabile a sbugiardare clamorosamente la variegata e pittoresca cricca di persone che ruota intorno al mercato tradizionale della musica: discografici, produttori, RRIA, FIMI e compagnia bella, i quali hanno sempre sostenuto che la musica venduta legalmente non avrebbe avuto futuro a causa della presunta scorrettezza (leggi me le scarico tramite p2p) degli utenti.
Il successo del piccolo lettore (di questi 100 milioni 60 sono stati venduti solamente da gennaio a oggi) non è ovviamente da attribuire solo alle sue caratteristiche tecniche o estetiche (piccolo, carino, comodo, multifunzionale, ecc...), ma soprattutto al fatto che Apple ha avuto l'arguta idea (non è che ci volesse poi tanto) di renderlo compatibile non solo coi file scaricati legalmente da iTunes (AAC), ma con gli universali e liberi da vincoli mp3.
Se l'iPod fosse infatti stato concepito per supportare il solo formato dei brani legali di iTunes, a quest'ora i 100 milioni di pezzi venduti sarebbero ancora lontani, molto lontani.
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Il successo di iTunes mi sembra lo stesso del "45 giri".
RispondiEliminaForse è la riscoperta del brano singolo contrapposto all'album, album che non sempre, forse, è giustificato da esigenze artistiche.
Abbiamo visto, infatti, la scelta dell'artista Vasco Rossi, all'inizio di quest'anno.
L'iPod è l'originario supporto ai nuovi "45 giri digitali", e ciò ne giustifica, per conseguenza, il successo di vendita.
E' vero che non pone limitazioni alla riproduzione di "MP3 liberi da vincoli", ma ci sono i 2 miliardi di pezzi venduti da iTunes!
In un mondo "usa e getta" anche le ultime uscite musicali spesso vengono ascoltate per poche settimane, e poi cancellate e sostituite con altre.
In questo contesto, credo che i circuiti P2P fungano per lo più da veicolo di conoscenza (una volta, ci si scambiava, in prestito, gli LP con gli amici: era illegale?).
Quando per qualsiasi ragione si dà valore ad un brano, allora lo si acquista, anche perchè non c'è paragone tra la qualità di ascolto di un formato AAC su apposito riproduttore, con quella di un MP3 anche a 320 Kbps.
Non sono un'utente iPod, ho espresso solo un'opinione dall'esterno, che forse è oggettivamente errata, ma viviamo un'epoca di mutamenti e si cerca di capire.
Ciao
Michela
> Forse è la riscoperta del brano singolo contrapposto all'album, album che non sempre, forse, è giustificato da esigenze artistiche.
RispondiEliminaSì, può sicuramente essere una chiave di lettura del fenomeno, anche se - come sappiamo - i brani singoli sono comunque da sempre reperibili con poca fatica e gratuitamente sui circuiti p2p.
> Abbiamo visto, infatti, la scelta dell'artista Vasco Rossi, all'inizio di quest'anno.
A Vasco va sicuramente riconosciuto il merito di essere stato lungimirante, rendendo il suo brano acquistabile solo online in formato digitale. Allo stesso tempo, però, quella che pare essere stata un'abile e innovativa mossa di marketing si è rivelata essere "monca", se così possiamo dire, in quanto il brano in questione (in vendita su tre.it a 2,50 euro e su iTunes a 99 cent) è infarcito di "lucchetti digitali" (DRM) che di fatto ne impediscono la copia e la duplicazione per uso personale anche per il legittimo acquirente.
> In questo contesto, credo che i circuiti P2P fungano per lo più da veicolo di conoscenza
Anche qui, sostanzialmente, concordo con te. Sono infatti convinto che molti (anche se non tutti, è chiaro) utilizzino i circuiti p2p per "conoscere" il prodotto, per poi, se piace, acquistarlo.
> Quando per qualsiasi ragione si dà valore ad un brano, allora lo si acquista
Esatto, ed è quello che ha dimostrato iTunes. Una considerevole fetta di utenza è disposta a pagare per acquistare la musica che gradisce. E se iTunes (che come sappiamo vende brani "lucchettati") ha avuto e ha il successo che sappiamo, pensa cosa succederebbe se la musica fosse venduta nell'universale - e libero da vincoli - formato mp3 (cosa che comunque verificheremo da qui a breve).
Ciao.
>i brani singoli sono comunque da sempre reperibili con poca fatica e gratuitamente sui circuiti p2p.
RispondiEliminaSi', e' vero.
Ma io non sono del tutto convinta che tutti abbiano la dimestichezza, o il tempo, o la voglia, o anche la linea ADSL per fare questo.
>pensa cosa succederebbe se la musica fosse venduta nell'universale - e libero da vincoli - formato mp3 (cosa che comunque verificheremo da qui a breve).
Gia', infatti e' molto positiva la recente decisione dell'EMI di abbandonare i lucchetti digitali.
Ma anch'io preferisco aspettare e verificare!
Ciao
Michela