A 80 anni si spegne quello che è considerato il più grande violoncellista di tutto il ventesimo secolo
Lo so, dei 60/70 amici che quotidianamente vengono qui a trovarmi, forse uno massimo due conoscerà o avrà sentito nominare Mstislav Rostropovich (foto). Niente di male, vi scrivo due righe io.
Rostropovich (morto oggi per cancro al fegato) era un violoncellista e compositore russo (notizie qui); non uno qualsiasi, ma probabilmente il più grande che sia mai esistito. Confesso, ho sempre avuto un'ammirazione particolare per i geni, in qualunque campo, e mi è dispiaciuto apprendere della sua dipartita.
Sulla sua carriera musicale non sto a scrivere niente, eventualmente c'è Google, ma mi pare interessante segnalare come oltre che per motivi artistici il musicista sia noto per la sua insofferenza verso ogni tipo di costrizione, fisica e morale. Insofferenza manifestata fin da giovane nei confronti del regime sovietico che lo portò ad emigrare negli Stati Uniti prima e in Francia successivamente.
Rostropovich fu uno dei più fervidi sostenitori dell'arte senza frontiere e dei diritti democratici (cosa questa che gli procurò non poche grane col regime russo, che arrivò anche a revocargli la cittadinanza). Probabilmente molti lo ricordano per aver suonato tra le lacrime, l'11 novembre dell'89, su una sedia tra le macerie del muro di Berlino per festeggiare la fine della guerra fredda.
Insomma, Rostropovich non è stato solo un musicista (e che musicista, se siete in giro su qualche circuito p2p provate a rimediare uno spezzone di un suo concerto), ma sicuramente una delle più grandi e poliedriche figure del '900.
Aspettiamo il prossimo.
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