mercoledì 4 aprile 2007

Emi, Apple e DRM

Brevi considerazioni sulla nota questione dell'abbandono del DRM da parte di EMI e Apple

Chi segue un pò quello che accade in giro per il web, si sarà sicuramente accorto che una delle notizie che tengono banco in questi giorni riguarda la decisione da parte di Apple di vendere brani musicali, appartenenti al suo repertorio digitale, in formato DRM-free, ossia liberi da ogni tipo di "lucchetto digitale".

In pratica questo significa che un brano acquistato legalmente da iTunes in questo formato può essere ascoltato su qualsiasi player multimediale. I brani protetti da DRM non sono però spariti, ma rimangono comunque in catalogo, e l'utente può scegliere in quale formato fare l'acquisto.

La notizia, capirete, ha suscitato un certo clamore in rete, e ha provocato le reazioni entusiaste di chi (come me) vede nelle restrizioni imposte dal DRM una vessazione e una forte e preoccupante limitazione della propria libertà di fare con qualcosa legalmente acquistato quello che si vuole.

Tuttavia non mi sento di condividere questa dilagante euforia e contentezza (pur apprezzando ovviamente lo spirito dell'iniziativa). E questo per il semplice motivo che i brani DRM-free costeranno il 30% in più degli altri. Non mi sembra che abbia molto senso questa differenza di prezzo (giustificata da Apple da una migliore qualità audio derivata dalla nuova codifica in AAC con bitrate di 256 Kbps al posto dell'attuale a 128): lo vedo un pò come darsi la zappa sui piedi.
Ma come? Ora che c'era la possibilità di dimostrare quello che i "tifosi" del DRM-free hanno sempre sostenuto (e cioè che il calo delle vendite di musica online era dovuto alla presenza dei lucchetti digitali) aumentano il prezzo dei file in questo formato del 30%?

In questo modo Apple ed EMI hanno dimostrato di non aver capito almeno due cose:
  • che agli utenti non gliene può fregare di meno del bitrate
  • che tutte le belle teorie (che accennavo sopra) riguardo la necessità di eliminare il DRM per tentare di aumentare le vendite vanno tranquillamente a farsi benedire
Vabbè, prendiamo comunque per buona l'iniziativa, sperando che sia un primo passo importante (anche se zoppicante) verso la definitiva standardizzazione dei formati liberi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

che agli utenti non gliene può fregare di meno del bitrate.

se ti piace ascoltare la musica per bene,non comprerai mai un brano o un disco in formato mp3 o un qualsiasi formato compresso.

la qualità è veramente scadente.

Poi è vero che anche i cd sono registrati da schifo e non valgono il prezzo che costano.

In sostanza le case discografiche spendono il meno possibile per registrare un cd e lo vendono a prezzi scandalosi.

Ci sono dei cd ad alta qualità in giro che costano 50/100 euro ma suonano come un vinile e anche meglio.

Ascoltare musica in pessima qualità,oltretutto,rovina anche i timpani.

Ciao Maurizio San Leo

Andrea Sacchini ha detto...

> se ti piace ascoltare la musica per bene,non comprerai mai un brano o un disco in formato mp3

Sì, è vero, ma questo discorso vale per gli audiofili: le dimensioni del fenomeno file sharing, infatti, dimostrano che alla stragrande maggioranza degli utenti - quelli per intenderci che utilizzano eMule per scaricarsi l'ultima dance compilation - della qualità audio gliene importa assai poco.

> Poi è vero che anche i cd sono registrati da schifo e non valgono il prezzo che costano.

Pienamente d'accordo.

> Ci sono dei cd ad alta qualità in giro che costano 50/100 euro ma suonano come un vinile e anche meglio.

lo so, ma qui, come ti dicevo, stiamo parlanda della "massa" degli utenti che a queste finezze non badano. Gli audiofili, quelli veri, viaggiano ancora a vinile e amplificatori valvolari: il cd è già una bestemmia per loro.

Ciao Maurizio.

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