Ci stiamo giocando anche l'acqua

Nel 2011 ci fu un referendum col quale 27 milioni di Italiani si espressero perché l'acqua restasse un bene pubblico e non fosse dato in gestione ai privati. La filosofia che stava alla base dell'iniziativa referendaria era che l'acqua è un bene indispensabile alla vita e alle persone e, a differenza di altri ambiti, su questo bene i privati non potevano lucrare.

Le privatizzazioni nel nostro paese hanno una storia ormai quarantennale. Iniziarono, avviate da Mario Draghi, negli anni Novanta del secolo scorso in seguito alla crisi dell'IRI e del modello interventista, quello cioè secondo cui lo Stato controlla l'economia e ha voce in capitolo quasi esclusiva sulle politiche economiche di un paese. Nei decenni successivi questo cambio di politica economica portò alla privatizzazione di vari settori che fino ad allora erano rimasti pubblici: trasporti, telecomunicazioni, energia, sanità ecc. (quest'ultima non lo è formalmente ma lo è ormai di fatto).

I risultati di questa ondata di privatizzazioni sono oggi definiti controversi, ma è quasi unanimemente assodato che non hanno portato i risultati previsti, né da essi sono derivati miglioramenti per quanto riguarda le tariffe e la qualità dei servizi. La tragedia del ponte Morandi, pur non potendo ovviamente essere presa come modello universale, è forse l'emblema di ciò che hanno rappresentato le privatizzazioni nel nostro paese.

Perché questo pistolotto sulle privatizzazioni? Perché il governo Meloni sta un po' alla chetichella apprestandosi a infrangere l'ultimo tabù ancora rimasto in piedi: l'ingresso dei privati nell'acqua pubblica. E lo sta facendo con un DL in preparazione pomposamente chiamato "Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche, di siti contaminati e dissesto idrogeologico." 

Dietro tutta questa fuorviante pomposità non si cela nient'altro che la svendita ai privati dell'acqua. Tutto qua. Ne scrive Il Manifesto qui e ne parla Matteo Saudino in questo video. L'acqua è forse l'ultima "preda" su cui il sistema capitalista in cui siamo immersi, spesso senza neppure accorgercene, non ha ancora messo le mani. Ci stiamo giocando anche lei.

Commenti

  1. Sono d'accordo...
    (e quanto vale la volontà popolare espressa con i referendum e non)

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    1. La volontà popolare, in generale, non vale granché. Basta guardare Macron in Francia, che ha dato mandato di costituire un governo totalmente antitetico a ciò che la gente aveva votato.
      Poi però ci si lamenta per la diserzione delle urne.

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    2. Infatti...
      Andrebbe ricordato quando si parla di democrazia occidentale.

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  2. Il tema dell'acqua come bene pubblico è cruciale e merita una riflessione profonda. Il referendum del 2011 ha rappresentato una chiara manifestazione della volontà popolare di mantenere il controllo su un bene essenziale per la vita, evidenziando come l'acqua non debba essere soggetta al profitto privato. La storia delle privatizzazioni in Italia ha mostrato come il passaggio a modelli di gestione privatistici non abbia portato ai benefici attesi, anzi, spesso ha amplificato le disuguaglianze e ridotto la qualità dei servizi.

    L'idea di un DL che possa aprire la porta alla privatizzazione dell'acqua suscita giustamente preoccupazione. È importante che la società civile e le istituzioni si mobilitino per difendere il principio che l'acqua deve rimanere un diritto di tutti e non un bene da sfruttare. La questione non è solo economica, ma anche etica e sociale. È fondamentale continuare a vigilare e a far sentire la nostra voce, affinché l'acqua resti un bene comune, accessibile e sostenibile per le future generazioni.

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    1. Concordo. Purtroppo questi sono argomenti che non vengono presi in considerazione dai media mainstream e rimangono relegati in nicchie poco o niente visibili.

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