giovedì 25 gennaio 2024

La misura del consenso


Che l'agire politico fosse dettato esclusivamente dal consenso, fino ad ora era un non detto. Cioè, lo sapevano tutti, sia i politici che gli elettori, ma esisteva ancora una specie di pudore nell'ammetterlo esplicitamente, perché comunque si voleva dare l'idea che prima del consenso venisse l'interesse collettivo, il quale spesso e volentieri confliggeva col consenso.

Oggi questo tabù è caduto e i politici ammettono candidamente che il faro che li guida è il consenso. Siccome nella società di oggi l'elettorato è però per gran parte "liquido", e ce ne si rende conto facilmente anche senza avere letto Bauman, ne consegue che i politici, per rincorrere il famoso consenso, si producono in ridicole contraddizioni a una velocità impressionante. 

Prendete Salvini (ma di esempi se ne potrebbero fare a iosa), uno che ha fatto dell'inseguimento del consenso una ragione di vita: su tutto lo scibile umano ha detto nel corso del tempo tutto e il contrario di tutto, a cominciare dal ponte sullo stretto (fino a qualche anno fa era contrarissimo alla sua realizzazione) via via andando indietro.

Naturalmente è impensabile immaginare oggi una politica che basi la sua azione sui principî e sulla lungimiranza anche a costo di perdere seguito, invece che sulla rincorsa del consenso immediato e ondivago. In passato le cose erano diverse, esempi virtuosi in questo senso ce ne sono, oggi va così, e i danni prodotti da questo modo di fare sono sotto gli occhi di tutti.

4 commenti:

  1. Hanno la faccia come il c.... E un c... orribile.

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  2. Hai espresso chiaramente quello che costituisce il motivo del mio malessere e di non voler più interessarmi alla politica. Vi

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  3. "Finito il tempo dall'amichettismo", che vorrebbe dire?

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