venerdì 28 giugno 2019

Lo stolto guarda il dito

Da quasi tre settimane media di ogni tipo sono catalizzati sulla vicenda della Sea-Watch 3, tuttora bloccata davanti al porto di Lampedusa col suo carico di umanità di scarto che nessuno vuole. Nello stesso periodo di tempo il ministro della paura ha abbaiato e tuonato, inferocito, perché la Capitana (lei sì con la C maiuscola, anche se tecnicamente trattasi di comandante, non avendo Carola Rackete status militare ma civile) ha osato disobbedire alla legge del felpato e ha portato la Sea-Watch 3 a Lampedusa.
Mentre l'attenzione generale era catalizzata qui, mentre il felpato sbraitava ai quattro venti chiedendo arresti, ricollocazioni e quant'altro dei quaranta poveretti ancora a bordo, sono arrivati sulle coste italiane, quasi alla chetichella e con barche e barchini di vario tipo, quasi mille migranti, l'equivalente di più di trenta Sea-Watch. E non è che Salvini non lo sappia, dal momento che questi dati sono liberamente consultabili sul sito del ministero dell'Interno. E questi mille sono solo quelli di cui in qualche modo si è avuta notizia. Perché per questi Salvini non sbraita? Perché non chiede che siano ricollocati in Europa? Perché, sostanzialmente, di questi se ne frega? E perché, più in generale, ignora consapevolmente il fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri che arrivano in Italia non lo fanno coi barconi ma utilizzando, e l'hanno sempre fatto, la cosiddetta rotta balcanica dai valichi di Trieste e Gorizia?
Io ho due teorie. La prima è che bloccare una nave fa più scena, è un coup de théâtre che mediaticamente è molto più efficace di eventuali tentativi, peraltro destinati al fallimento vista l'estensione delle coste da controllare, di bloccare barche e barchini o di tentare di intercettare gruppi sparuti di migranti che entrano a piedi da Trieste. Ed è noto che il ruspista sa perfettamente che il suo elettorato, generalmente composto da persone non molto in sintonia con l'utilizzo delle funzioni neuronali, è molto sensibile alle sbruffonaggini mediatiche.
Tenere bloccata una nave per settimane al largo dà facile conforto all'idea (falsa) che i porti siano chiusi per davvero, ermeticamente chiusi, che non arrivi nessuno e che non ci siano spiragli, mentre tutti, tranne i leghisti, sanno che non è così - tutte le navi trattenute al largo sono alla fine state fatte attraccare e le persone a bordo sono state fatte sbarcare, e questo è un dato inconfutabile.
La seconda teoria ha a che fare ancora, seppur in un'altra variante, coi porti chiusi di cui sopra. Se Salvini sbraitasse contro i barchini o contro quelli che entrano a piedi da Trieste, molti leghisti, magari anche qualcuno tra quelli meno svegli, potrebbero mangiare la foglia e accorgersi che la storiella dei porti chiusi è sempre stata una fesseria. Sarebbe la caduta di una delle colonne portanti della propaganda salviniana, e mica può correre certi rischi, il ministro della paura. A margine, a proposito di propaganda salviniana, segnalo quanto sia debole l'argomento che sorregge il sempiterno ritornello "Porti chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani", per il semplice motivo che chiudendoli ai trafficanti si chiudono anche agli esseri umani. Una ragionamento semplice, banale, lapalissiano, ma a cui molti non pensano e che dà la misura di quanto al capitone possa fregare degli esseri umani.
Nel frattempo la Sea-Watch 3 è ancora bloccata davanti a Lampedusa, i poveretti ancora prigionieri e la comandante indagata dalla magistratura, come del resto aveva messo in conto facendo ciò che ha fatto. A tal proposito cito, e incornicio, ciò che ha detto quando ha deciso di virare e portare la nave sulla rotta di Lampedusa: "Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo". So cosa rischio, cioè mi assumo la responsabilità di ciò che faccio, pronta a pagarne le conseguenze. Pensate alla differenza tra lei e Salvini, quando in occasione della vicenda Diciotti per settimane chiese spavaldamente di essere processato ("Non vedo l'ora che mi processino"), salvo poi piangere per giorni e implorare i Cinquestelle che lo salvassero in parlamento nella richiesta di autorizzazione a procedere, come poi è successo. Persone diverse, stili diversi, carature morali antitetiche, pigmei e giganti. E il gigante si sa benissimo chi sia, sempre che non si guardi il dito al posto della luna.

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