domenica 30 giugno 2019

I significati delle parole

Credo che un sintomo evidente della corsa verso il basso della nostra società sia dato, tra le altre cose, dalla manipolazione volontaria, quasi sempre in chiave strumentale, del significato delle parole e delle locuzioni, quasi che il nobile ramo della linguistica chiamato semantica sia ormai un vecchio e fastidioso arnese. Non sorprende questa deriva, e anzi si inserisce perfettamente nel solco ormai da tempo tracciato di una comunicazione tendenziosa, veloce, frettolosa, ad effetto, basata su slogan e dettati ipnotici ai quali non viene mai fornito un ragionamento valido a supporto, deriva agevolata anche dal fatto che ormai la comunicazione avviene prevalentemente in rete, dove impera l'obbligo della velocità e dell'immediatezza di risposta nelle discussioni.
Così, ad esempio, stamattina Il resto del carlino titola: "La capitana sperona i finanzieri", un titolo eufemisticamente fuorviante, per non dire completamente falso. Sarebbe bastato, ad esempio, aggiungere anche solo l'avverbio incidentalmente per avvicinare maggiormente il titolo alla realtà. C'è infatti differenza tra scrivere "La capitana sperona i finanzieri" e "La capitana sperona incidentalmente i finanzieri", o no? L'omissione dell'avverbio, dal punto di vista semantico inculca in chi legge l'idea dell'intenzionalità del gesto, intenzionalità accoratamente esclusa da Carola Rackete, la quale si è anzi ampiamente scusata con i finanzieri per l'incidente.
Ma anche così, il titolo non rende giustizia all'esatto svolgersi del fatto. Qui, ora, si entra un po' più nei tecnicismi linguistici, ma è comunque interessante notare che il verbo speronare significa (riporto dal Treccani) "investire un’altra nave, o un bastimento, o comunque una grossa imbarcazione, con lo sperone (più genericam., con la prua)". Dal momento che la comandante della Sea-Watch ha effettuato la manovra di ingresso nel porto procedendo lentamente a causa delle dimensioni della nave e, soprattutto, in retromarcia, si capisce benissimo come lo speronamento c'entri come Salvini con l'intelligenza.
Ora, è chiaro che al lettore medio di un quotidiano non è fatto obbligo di conoscere queste minuzie semantiche, ma a maggior ragione chi verga titoli e stende articoli dovrebbe farlo con la maggiore precisione possibile, al fine di descrivere i fatti come sono realmente accaduti e non deformandoli strumentalmente per ossequiare la linea editoriale del giornale. Il primo si chiama giornalismo, il secondo... non so neppure io come.
Questo che ho citato sopra è solo un esempio dei miliardi che si potrebbero fare. Dopo il fermo di Carola Rackete, ad esempio, il ruspista ha dichiarato: "Giustizia è fatta". E perché? Da quando in qua il fermo di un indagato è una forma di giustizia? Lo sarà, semmai, al termine dell'eventuale processo, quando un tribunale stabilirà la colpevolezza o meno dell'imputato e l'entità della eventuale pena comminata. Solo in quel momento, al limite, si potrà dire che giustizia è stata fatta, fermo restando l'aleatorietà e la valenza soggettiva del concetto di giustizia, dal momento che ogni sentenza troverà sempre chi la ritiene giusta e chi ingiusta.
Badate, sembrano questioni di poco conto, quasi irrilevanti, ma non lo sono. Lo potrebbero essere, forse, se queste forme di manipolazione di parole, fatti e concetti, trovassero al varco un pubblico attento in grado di scovarle, capirle, un pubblico che non prende per buono un titolo solo perché conforme al suo sentire emozionale e/o ideologico. Ma per fare questo occorrono voglia, impegno, un minimo di cultura, propensione alla messa in discussione di ciò che si legge e, perché no?, delle proprie idee quando serve, tutte cose per gran parte deficitarie nell'italiano medio. E non è un caso, poi, che ci ritroviamo con governi come questo.

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