mercoledì 5 giugno 2019

Il flop di Quota 100 e la propaganda

I "professoroni" l'avevano avvisato fin dagli inizi: Quota 100 non creerà occupazione e sarà solo un costo per lo Stato. Ma lui niente, dritto come un rullo compressore, e guai a chi osasse dubitare dell'efficacia della legge simbolo della lega. A sei mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, infatti, l'INPS snocciola i primi dati, gravemente negativi: pochissime domande rispetto a quelle previste (comprensibile, viste le decurtazioni e il blocco del cumulo dei lavori) e inesistenti sostituzioni. Detto in soldoni, chi ha usufruito di questa pensione anticipata non è stato rimpiazzato da nessuno.

Magari bastava solo ascoltate i tanto odiati professoroni, per una volta. Ma sarebbe bastato anche solo chiedere a un lavoratore qualsiasi. Pure io avrei potuto dirglielo, visto che posso testimoniare per esperienza diretta che chi si ritira dal lavoro non viene rimpiazzato da nessuno. Ma prima viene la propaganda. Abbiamo un governo, che non è certo il primo, e questo va detto, che legifera non in base a priorità effettive ma con l'unica stella polare dell'assecondamento degli umori del momento e della ricerca del consenso facile e immediato. Si legifera esclusivamente in vista di questo.

Alla fine della fiera, Quota 100 costerà alle casse dello Stato 4,5 miliardi di euro solo per l'anno corrente, che andranno ad aumentare il già elefantiaco debito pubblico (naturalmente sulle spalle future dei nostri figli), i benefici in termini di aumento dell'occupazione giovanile saranno pressoché nulli e la tanto vituperata legge Fornero, della cui abrogazione Salvini aveva fatto in campagna elettorale una questione di vita e di morte, è ancora tranquillamente al suo posto.

Chissà se qualcuno si è chiesto come mai, da un po' di tempo, il felpato non tiri più fuori l'argomento.

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