Non credo di poter aggiungere nulla di rilevante a ciò che ormai da anni si dice sul dramma dei migranti che dall'Africa tentano di attraversare il Mediterraneo per giungere in Europa. Provo, da semplice osservatore privo di qualunque autorevolezza in materia, a mettere in fila quelli che secondo me sono alcuni punti fermi, tentando di affrancarmi da valenze ideologiche e/o politiche alla luce delle quali in genere si tende ad affrontare il problema.
La prima considerazione, su cui credo nessuno, alla luce dei fatti, possa obiettare alcunché, è che la politica dei porti chiusi non paga e non è di alcuna deterrenza al fenomeno delle partenze. In primo luogo perché i porti tecnicamente non sono chiusi, checché ne dica Salvini, in secondo luogo perché per chi tenta la traversata non fa probabilmente alcuna differenza che i porti siano chiusi o aperti. La traversata è solo l'ultimo atto di un viaggio della disperazione iniziato spesso mesi prima, a volte anni, e quando ormai la mèta è a un pugno di chilometri e al suo raggiungimento ne mancano solo una manciata, da affrontare su un barcone, non esiste alcuna deterrenza così forte da portare chi la ambisce a rinunciarvi: o la va o la spacca. E allora si parte, con la piena coscienza che qualora si rinunciasse le alternative sarebbero fare a ritroso il lungo e periglioso viaggio fino al punto da cui si è partiti, oppure soggiornare a tempo indeterminato in uno dei tanti e confortevoli lager libici o sparsi sulla costa nordafricana, strutture da anni oggetto di dettagliati reportage dell'orrore.
Quindi, quando si sente chi dice a reti unificate, ogni santo giorno, che coi porti (non) chiusi si bloccano le partenze e si pone fine alle stragi in mare, si sente una palese falsità. E non perché lo dico io, ma perché basta leggere un giornale o seguire un tiggì per capirlo. E neppure risponde a verità l'altra menzogna che gli sbarchi sulle nostre coste sono crollati. Basta dare un'occhiata al sito del ministero dell'Interno per rendersene conto. Più di trecento persone sono sbarcate solo nel mese di dicembre, ad esempio, persone che arrivano spesso con piccole imbarcazioni e attraccano dove possono, come è a accaduto recentemente a Crotone, Taranto ecc. Casi di cui non si parla per non disturbate lo storytelling governativo sulla fine degli sbarchi.
C'è poi il discorso degli scafisti. E qui a mio avviso occorre mettere un altro punto fermo: non è vero che la politica dei porti (non) chiusi porterà alla diminuzione di questa attività criminale, per il semplice fatto che le partenze non si sono mai fermate né si fermeranno, e finché moltitudini di disperati continueranno a voler partire ci sarà sempre qualcuno che continuerà a prendere queste persone e a metterle sui barconi facendosi pagare per il suo sporco lavoro. Ovviamente stendiamo un velo pietoso sulla asfissiante campagna mediatica che equipara scafisti e ONG, mettendo sullo stesso piano chi lucra sulla vita di questi disgraziati e chi si prodiga per salvarli, secondo me una delle campagne mediatiche più odiose e stronze degli ultimi tempi, messa in atto con l'evidente intento di delegittimare chi, col suo operato, mette in luce l'ipocrisia della narrazione governativa. Ci hanno sempre raccontato che i poveretti partivano perché in mare c'erano le navi delle ONG ad attenderli. Sono tutte balle, come dimostra la tragedia di ieri.
Altro punto fermo, questo generalmente sempre ignorato. Il flusso di immigrazione dall'Africa attraverso il Mediterraneo rappresenta appena il 13/14% del flusso totale di immigrati che arrivano nel nostro paese. Del restante 86/87%, principalmente composto da persone provenienti dall'Europa dell'est che entrano con un normale visto turistico e poi ciao, non parla nessuno. Avete mai sentito Salvini in tv strillare contro questi qui? Io mai. Ci si focalizza a reti unificate contro una componente molto minoritaria dei flussi migratori in entrata e si stende un silenzio totale sulla stragrande maggioranza in entrata di questi flussi. Perché? Non si sa. Anzi, si sa benissimo, ma non credo serva spiegarlo ancora qui.
Bene. A questo punto, preso coscienza che nonostante i porti (non) chiusi e la cacciata della navi umanitarie dal Mediterraneo le persone partono comunque, cosa si fa? Non lo so. Non ho soluzioni. L'unica che a questo punto, dato il fallimento della linea dura governativa, potrebbe essere valida è quella dell'istituzione di corridoi umanitari come si è già provato a fare nel recente passato. Quello che è certo è che non è più accettabile che accadano tragedie come quella di ieri perché non si è potuto (o voluto, a seconda delle versioni) fare niente per evitarle. E soprattutto non è più accettabile che ministri cinici e stronzi vadano ogni ora in televisione a strumentalizzare tragedie di questo genere e a lavarsi la coscienza scaricando responsabilità su chi non ne ha. Come ha già detto qualcuno, non ricordo chi, prima si faccia il possibile per salvare queste persone, poi si chieda eventualmente nome e cognome.
Sei sempre così lucido, condivido in pieno.
RispondiEliminaFlavio