venerdì 23 agosto 2013

L'amnistia di Mauro

Accantonata (per ora) la faccenda della grazia, oggi si (ri)discute di amnistia; ogni giorno un argomento diverso e l'analisi di un possibile escamotage per salvare il delinquente. Se mettessero lo stesso impegno e la stessa tenacia per trovare soluzioni al problema della crisi economica e del lavoro giovanile, a quest'ora viaggeremmo ai ritmi della Germania.
A dare inizio alle danze è stato nientepopodimeno che Mario Mauro, ministro della difesa, che tanto si è speso e si spende per perorare la causa della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter, ossia i famigerati F35. In una surreale dichiarazione, rilasciata probabilmente sotto gli effetti di qualche bicchiere di troppo, ha pomposamente dichiarato (tenetevi forte): "Propongo un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare una armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare ad un atto di clemenza di iniziativa delle Camere, cioè un'amnistia".
Non trovate che sia fantastico? Filosofando in maniera deliziosa sui perché, soprattutto a beneficio di chi è avvezzo a lasciarsi incantare da avvolgenti giri di parole senza capirci un accidente, l'ardimentoso ministro è riuscito - un classico del linguaggio politichese - a rendere l'idea che sia assolutamente necessaria una ignominia del genere, a dare l'idea che l'amnistia rappresenti il classico uovo di Colombo. Sembra quasi che si aspetti, in risposta, un coro di: "ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?"
Ma non è finita qui, perché l'etilica dichiarazione prosegue con questa perla: "[con l'amnistia, ndr] la certezza del diritto e della pena ne uscirebbero rafforzate". Avete capito bene, no? Mettiamo in piedi una bella amnistia, un bel tana libera tutti (teleimbonitore compreso, ovviamente, visto che la fanno per lui) e la certezza del diritto e della pena ne usciranno rafforzate. I casi sono due: o il ministro ha veramente rilasciato questa dichiarazione sotto i fumi dell'alcol, oppure pensa che siamo tutti una massa di lettori del Giornale, a cui, notoriamente, si può raccontare che gli asini volano e quelli ci credono.
In entrambi i casi non c'è da preoccuparsi, ma c'è veramente da avere paura.

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